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MA LO SAPETE CHE LA SCARPA CON LA PUNTA RIALZATA FA BENE AL PIEDE? UNO STUDIO HA RIVELATO CHE IL RIALZO INFLUISCE POSITIVAMENTE SUL MOVIMENTO: VIENE RIDOTTO IL LAVORO MUSCOLARE INTORNO ALLE GIUNTURE CHE CONNETTONO LE OSSA DELLE DITA E DEL PIEDE E, QUANTO PIÙ ALTO È IL GRADO DI CURVATURA, TANTA MENO FATICA SI FA – MA OCCHIO A NON ESAGERARE: NEL LUNGO TERMINE POTREBBE PROVOCARE UN INDEBOLIMENTO DEI…

Marina Bussolati per "it.businessinsider.com"

 

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Ormai le scarpe da atletica in commercio hanno quasi tutte la punta rialzata (in inglese toe spring). In questo modo le dita si trovano costantemente in posizione elevata rispetto al suolo, e leggermente estese.

 

E’ una caratteristica che è stata introdotta una decina di anni fa, ma era già presente da un centinaio di anni nelle scarpe da lavoro. La punta rialzata è stata introdotta perché molte scarpe hanno ormai delle suole spesse, per migliorare l’appoggio anche su terreni disagevoli. Questo impediva alle dita di piegarsi. 

 

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Quando si cammina o si corre l’impulso del polpaccio trasferisce la sua forza all’avampiede nel momento in cui il tallone poggia a terra. La punta rialzata fa in modo che questa forza venga ridotta. Permette infatti di effettuare il corretto movimento arrotolato che avremmo se fossimo a piedi nudi, consentendo una transizione più armonica durante il passo.

 

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Finora però, gli effetti non erano ancora stati studiati. Una ricerca internazionale pubblicata su Scientific Reports ha indagato sulle scarpe all’insù e ha scoperto che, rispetto a quelle a suola piatta, permettono una riduzione dell’intensità muscolare. Lo studio indaga sulle conseguenze biomeccaniche relative ai muscoli di tutta la gamba e paragona punte con rialzi di diverso spessore. In media la curvatura che è possibile trovare sul mercato è di 15 gradi.

 

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 I ricercatori hanno fatto indossare calzature realizzate apposta a un gruppo di persone, sperimentando da 10 a 40 gradi, e poi, come paragone, un calzare tipo infradito. Dati 3D sul movimento sono stati catturati grazie a una serie di sensori posti sulle ginocchia, le caviglie e il piede. Grazie a ciò hanno scoperto che il rialzo influisce positivamente sul movimento. Viene ridotto il lavoro muscolare intorno alle giunture che connettono le ossa delle dita e del piede, e quanto più alto è il grado di curvatura, tanta meno fatica si fa.

 

La posizione delle dita non è l’unico fattore in gioco. La punta rialzata infatti agisce anche sulla rigidità del plantare, attraverso il meccanismo del verricello. Questo cambia la struttura dei tessuti, consente una migliore connessione tra metatarso e tallone, fa arcuare il plantare.

 

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Per capirlo basta fare una prova: se con la mano tiriamo la base dell’alluce è facile notare che la pianta si irrigidisce e si inarca. Nel momento in cui il piede si appoggia al suolo, diventa parte di una reazione a catena che serve ad assorbire l’urto. La mobilità delle parti e la loro flessibilità permette di adattarsi al terreno e rende più efficiente la spinta propulsiva. Non a caso gli animali digitigradi, che appoggiano principalmente le falangi, come il cane, il gatto, gli uccelli, hanno andature molto veloci.

 

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La spinta a far funzionare meglio il meccanismo del verricello viene creata proprio dalla posizione delle dita che si trovano elevate, invece che essere sul piano di appoggio. E l’irrigidimento dell’arco rende meno grave la fatica provata dai muscoli della gamba. 

 

L’avampiede fa sì che tutto il corpo si muova in connessione come le giunture metatarsofalangiche e questo riduce la forza necessaria e permette di risparmiare energia. Se un individuo non ha una estensione metatarsica, invece di arcuare il piede deve spingere il movimento fino alla punta delle dita, il che provoca uno stress al polpaccio. Negli anni questo porta alla crescita di strutture ossee e alluce valgo.

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I risultati spiegano la popolarità di questo tipo di modelli. Ma ci possono essere anche dei problemi. Potrebbero infatti nel lungo termine provocare un indebolimento dei muscoli del piede, e portare a fasciti plantari.

Già prima di questa indagine alcuni sostenevano che le punte rialzate potevano essere dannose. Il nostro piede in natura preferisce essere piatto per potersi adattare alle instabilità. Quando si trova ingabbiato in una scarpa per lungo tempo, può sviluppare comportamenti innaturali.

 

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Se dunque le suole sono molto rigide e alte, la pressione, e i danni, possono essere elevati. Alcuni allenatori dunque consigliano di preferire scarpe molto flessibili e leggere. Gli studiosi consigliano anche di non indossarle tutti i giorni.

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