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Antonio G. Rebuzzi* per "Il Messaggero"
*Professore di Cardiologia Università Cattolica Roma
Si è sempre attribuita molta importanza, sia nel trattamento che nella prevenzione della fibrillazione atriale (aritmia) ai numerosi fattori di rischio che possono essere coinvolti in questa patologia cardiaca.
Così è stata sempre data una notevole importanza al trattamento dell'obesità, dell'ipertensione, del diabete o delle apnee ostruttive, quali fattori favorenti l'insorgenza dell'aritmia, come anche al ruolo positivo dell'esercizio fisico.
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Non solo. A questi fattori di rischio, infatti, se ne è aggiunto un altro come dimostrano le ultime ricerche. Parliamo dell'alcol, dell'abuso di alcol. Che aumenta la probabilità di sviluppare numerose aritmie cardiache.
IL CONSUMO
Tra queste, la fibrillazione atriale. Uno studio dell'Università di Amburgo in collaborazione con numerosi centri italiani (Ircss Neuromed di Pozzilli, Università dell'Insubria a Varese ed altri) coordinato da Dora Csengeri e pubblicato sull'European Heart Journal, ha dimostrato su oltre 100.000 soggetti sani seguiti per 14 anni, che un consumo di 12 grammi di alcol al giorno (pari a 120 ml di vino, circa due bicchieri) incrementa del 16% il rischio di sviluppare una fibrillazione atriale.
Con una chiara correlazione tra rischio e quantità di alcol quotidiana. Sull'ultimo numero dell'European Heart Journal, So-Ryoung Lee ed i suoi collaboratori del Dipartimento di Medicina Interna del Seoul National University College of Medicine, hanno pubblicato un lavoro sui rischi dell'alcol nei soggetti che sono già portatori di fibrillazione atriale, dimostrando che l'alcol ha un effetto negativo non solo in quanto favorisce l'insorgere della fibrillazione, ma in quanto continua a provocare danni anche nei soggetti già fibrillanti.
LE CATEGORIE
Usando i dati del registro nazionale coreano sulla salute, sono stati esaminati i dati di circa 100.000 cittadini che avevano una recente diagnosi di fibrillazione atriale. I pazienti sono stati divisi in tre categorie: 1) non bevitori 2) bevitori che però hanno smesso dopo la diagnosi di fibrillazione 3) soggetti che hanno continuato l'assunzione di alcol anche successivamente alla diagnosi.
Durante i cinque anni di follow up, nonostante la terapia praticata, più dell'uno per cento dei pazienti è andata incontro ad ictus. Quelli che avevano continuato a bere come prima erano quelli che, in percentuale decisamente significativa (il 14%) avevano più ictus rispetto non solo ai non bevitori, ma anche a quelli che, dopo la diagnosi di fibrillazione atriale, avevano smesso di bere.
Quali sono le ragioni per cui l'astinenza dall'alcol porta ad una riduzione del rischio? Se ne ipotizzano varie, tra cui che l'alcol possa provocare danni elettrico e strutturali diretti alle cellule degli atri, e questo creerebbe i presupposti per la fibrillazione.
Tali effetti sono tanto maggiori quanto maggiore è la dose di alcol quotidiano assunta. Altra ipotesi è che l'assunzione di alcol si accompagna, in genere, ad uno stile di vita meno sano. Quindi non solo l'alcol, ma anche ipercolesterolemia, pressione più alta e maggiori danni vascolari potrebbero essere alla base dell'ictus.
La cessazione dell'alcol porta infine ad una migliore aderenza ai farmaci che vengono eventualmente presi non solo per la profilassi anti trombotica, ma anche antiipertensiva con conseguente riduzione del rischio.
Sono oltre 700 mila i casi in Italia di fibrillazione atriale e si registrano circa 60 mila nuovi casi annualmente. La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più diffuso. Colpisce circa 1,3-2% della popolazione e la sua prevalenza aumenta con l'età, arrivando ad oltre l'8-9% negli ultra-ottantenni (più colpiti gli uomini che le donne).
LA COMPLICANZA
L'ictus cerebrale è la più importante e frequente complicanza della fibrillazione, tanto che il 20% circa degli ictus è dato da questa patologia. Pertanto è evidente che tutti i fattori di rischio, che portano alla fibrillazione, e quindi potenzialmente all'ictus, (e l'alcol è tra questi) vanno drasticamente ridotti e, se possibile, eliminati.
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