1 - QUALI SPORT FANNO BENE (O MALE) ALLE GINOCCHIA
Elena Meli per “Salute – Corriere della Sera”
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Prevenire l’artrosi del ginocchio, uno dei problemi più frequenti quando non si è più giovanissimi, potrebbe essere semplice come camminare. […] una recente indagine del Baylor College of Medicine statunitense, condotta analizzando i dati del progetto Osteoarthritis Initiative per cui da 14 anni quasi 5 mila persone con più di 45 anni vengono seguite per monitorare artrosi e stile di vita, ha dimostrato che dopo i 50 anni la «camminata sportiva» previene il dolore alle ginocchia, riducendone il rischio di circa il 40 per cento.
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Come camminata sportiva si intende la passeggiata fatta come attività fisica, perciò a ritmo sostenuto, il «passo svelto» che corrisponde a circa 100 passi al minuto, mentre, per intendersi, una buona corsa corrisponde a circa 180 passi in un minuto. Ebbene, gli ultracinquantenni che camminano regolarmente come se fosse uno sport hanno una minor probabilità di sviluppare un dolore alle ginocchia dovuto all’artrosi; secondo gli autori anche chi ha già i primi segni di degenerazione della cartilagine può rallentare il decorso dell’artrosi grazie alle passeggiate «sportive», che sono perciò una medicina economica, alla portata di tutti e quasi senza effetti collaterali.
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[…] Come spiega Massimo Berruto, responsabile dell’Unità di Chirurgia articolare del ginocchio del Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini-Cto di Milano, «camminare fa bene, ma perché possa essere un’attività “sportiva” positiva per le ginocchia occorre tenere presente che non tutte le persone sono uguali: le prestazioni di chi ha il ginocchio varo sono totalmente differenti da quelle di chi ha il ginocchio valgo, ovvero “a X”, che per esempio tollera poco le grosse sollecitazioni che derivano da una passeggiata in montagna o anche dal salire molte scale».
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[…] «Chi non ha più un menisco o ha avuto la rottura di un legamento crociato da giovane, per esempio, ha una maggior rischio di artrosi e dovrebbe scegliere un’attività fisica “dolce” per le ginocchia.
La camminata può andare bene, a patto che sia in piano e non su terreni sconnessi: passeggiare sul bagnasciuga, per esempio, non è così sicuro per le ginocchia se non sono in buono stato […] » .
Corsa e bicicletta La corsa è una delle attività più praticate dopo gli «anta», ma in tanti si chiedono se non abbia un impatto eccessivo sull’articolazione del ginocchio: una ricerca presentata all’ultimo congresso dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons statunitense, condotta su circa 4 mila partecipanti alla maratona di Chicago, sembra dar ragione agli ottimisti perché parrebbe non esistere un’associazione fra running e rischio di artrosi al ginocchio.
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I fattori di rischio risultati decisivi sono altri, come il peso in eccesso, l’età avanzata, precedenti traumi o interventi chirurgici al ginocchio […] Se però c’è già un po’ di artrosi del ginocchio, meglio andare in bicicletta che correre: la bici è uno sport che va bene nella maggior parte dei casi, regolando in maniera opportuna sella e pedalata . «Sono senza controindicazioni poi tutte le attività in acqua, perché si lavora in completo scarico (senza cioè il “peso” della forza di gravità né gli impatti sul terreno, ndr ) consentendo comunque un ottimo sviluppo della muscolatura» .
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[…] il nuoto, il ciclismo, la danza e il tennis non solo non mette in pericolo le ginocchia, se si è ben allenati, ma riduce il rischio di artrosi. Vale perfino per uno degli sport ritenuti più pericolosi per le ginocchia, lo sci, sebbene Berruto precisi che «in questo caso vanno allenati molto anche coordinamento e propriocettività (la capacità di “sentire” la posizione e il movimento del corpo nello spazio, ndr ), facendo esercizi su pedane instabili per migliorare l’equilibrio e potenziare i collegamenti neuromuscolari.
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[…] Se fare l’attività fisica giusta per sé e allenandosi di conseguenza, può essere utile a mantenere le ginocchia sane più a lungo, un esercizio ben strutturato serve anche a chi ha già dolore e anzi, stando a un’ampia analisi di tutti gli studi sul tema pubblicata a luglio scorso su The Lancet Rheumatology sarebbero proprio chi ha un’artrosi al ginocchio più seria, quindi con dolore più intenso e minore capacità funzionale dell’articolazione, a trarre maggiori benefici dal movimento terapeutico, sia nella riduzione del dolore, sia nell’aumento della capacità di movimento.
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2 - A CHI BISOGNA RIVOLGERSI SE SI AVVERTE DOLORE
Estratto dell'articolo da “Salute – Corriere della Sera”
Come comportarsi, quando le ginocchia fanno male?
«Occorre parlarne al medico per capire se si tratti di un dolore da sovraccarico, da artrosi, da trauma: spesso le cause sono meccaniche o legate alla storia del paziente, per esempio passati incidenti o interventi», risponde Massimo Berruto, già presidente della Società Italiana Artroscopia Ginocchio Arto Superiore Sport Cartilagine Tecnologie Ortopediche (SIAGASCOT). «Non serve invece fare subito una risonanza magnetica, come molti chiedono: spesso per inquadrare il problema basta una radiografia ben fatta».
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Con la radiografia si può infatti valutare lo stato delle cartilagini, che sono usurate in caso di artrosi; una visita accurata è necessaria per indagare tipo, localizzazione e gravità del dolore ma anche per capire se il ginocchio si muove bene o meno, se c’è un versamento o un difetto posturale, se la muscolatura è adeguata, se il dolore dipende da problemi di altre parti della gamba o da traumi anche banali come una piccola distorsione. La raccolta dei sintomi è ciò che più serve a capire […]
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Dopo i 40, 50 anni l’artrosi resta tuttavia la prima causa di dolore alle ginocchia e, come raccomanda Berruto, «il primo consiglio è non correre dal chirurgo: capita spesso che i pazienti si operino al menisco, per esempio, senza risolvere il dolore e anzi aggravandolo. Oggi poi a tanti over 50 viene proposta la protesi, ma deve essere l’ultima spiaggia: dopo averla impiantata non è così automatico poter correre, andare in bici o nuotare, perché l’obiettivo dell’intervento è tornare a una vita quotidiana senza dolore nei casi più gravi, quando non ci sono altri rimedi. Il primo approccio è sempre conservativo, con attività fisica adattata e infiltrazioni che nei vari step successivi possono prevedere acido ialuronico, poi plasma ricco di piastrine e infine staminali estratte dal grasso addominale.
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