
FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE…
SAPEVATE CHE PAOLA CORTELLESI ERA LA VOCE SOLISTA CHE INTERPRETAVA "CACAO MERAVIGLIAO"? CLAUDIO MATTONE RIVELA CHE FU LUI A SCEGLIERE L'ATTRICE, ORA SUA COGNATA, PER IL BRANO-TORMENTONE DELLA TRASMISSIONE DI ARBORE “INDIETRO TUTTA” – QUANDO FECE CANTARE “E VA E VA” A SORDI: “DOPO QUALCHE MESE ERAVAMO TUTTI A SANREMO. NONOSTANTE AVESSE LA FAMA DI ESSERE AVARISSIMO, NON CHIESE CACHET. SI VOLLE SOLO ASSICURARE, ALLA MANIERA DEI MUSICANTI DELL’EPOCA: ‘MA CI STA L’ALBERGO’” - E POI ARBORE E LE PARTITE A POKER CON MORANDI E MODUGNO - VIDEO
Estratto dell’articolo di Antonio Tricomi per www.repubblica.it
Claudio Mattone, lei ha praticamente scritto la “colonna sonora” di una stagione irripetibile della tv italiana, la goliardia portata in musica di “Quelli della notte”, con Arbore. Come andò?
“Devo dire che lì c’era un’alchimia particolare. Non potrei lavorare con chi non sento amico, questo vale sempre. Ma in quel caso ci fu piena sintonia specialmente per quanto riguarda il grande cazzeggio. Si può dire cazzeggio, no?”
Non facilmente sostituibile, in effetti.
“Ecco, Renzo è sempre stato un campione nella materia. E con molti, in particolare Migliacci, Gianfranco Lombardi, Enrico Vaime e Gigi Proietti eravamo amici di famiglia e mi mancano moltissimo. Renzo poi lo conoscevo da quando era a Napoli. Girava sempre col clarinetto nell’astuccio: in cerca di un’occasione per suonare”.
Musicista, compositore, autore, editore, scopritore di talenti, produttore e presto, ritornando a una passione giovanile, forse scrittore. Al nome di Mattone, napoletano, personaggio schivo e riservato, sono legati molti tra i grandi successi della musica italiana e del teatro musicale dell’ultimo mezzo secolo. Peppino Di Capri, Nada, Morandi, Califano, Eduardo De Crescenzo, Sordi, Arbore, Carosone, Proietti, Neri Per Caso, Paola Cortellesi tra i tanti.
Torniamo a quelle puntate diventate materia di culto. Con Arbore avete scritto insieme le canzoni che lo hanno reso famoso come interprete, “Ma la notte no”, “Il materasso”, “Il clarinetto”. Ma come nacque la collaborazione?
“Un giorno capitò che ebbi bisogno di un grande coro in dialetto napoletano per un album di De Crescenzo e chiesi aiuto a tutti gli amici e conoscenti che avevo a Roma. Chiamai anche Renzo, che partecipò con entusiasmo e il suo spirito goliardico. Salutandoci, mi chiese di scrivere una canzone per il film che stava girando in quel periodo, “FFSS”. La chiamammo”Sud” e la cantò Pietra Montecorvino”.
marcia sedoc le cacao meravigliao
Poi venne “Indietro tutta” e il Cacao Meravigliao: voce-solista era una tredicenne Paola Cortellesi, che poi è diventata sua cognata.
“In quel periodo giravo, per puro divertimento, piccoli filmati comici, strampalati e surreali, i cui protagonisti erano gli amici di allora, i giovani Rocco Papaleo, Rodolfo Laganà, Carlo Isola, un bravissimo amico toscano, e Paola Cortellesi adolescente. Paola faceva un monologo surreale sull’importanza del deltaplano nella vita... Irresistibile! A quel punto chi poteva interpretare la canzoncina di uno sponsor inesistente in un brasiliano tutto inventato? Non c’era dubbio, Paoletta!”.
Mattone, lei ha cominciato come cantautore alla fine degli anni Sessanta con ”E’ sera” (incisa anche da Peppino di Capri), ma poi ha rinunciato a fare l’interprete.
“Sì, non mi piaceva stare sotto i riflettori e, piuttosto che esibirmi, preferisco scrivere, pensare, progettare e fantasticare. Amo tutta la musica: classica, pop, jazz, canzoni napoletane... e ho bisogno di sentirmi libero di passare da un genere all’altro. Dal drammatico al comico e viceversa.”.
renzo arbore con le cacao meravigliao
Ha iniziato la sua carriera con una grande discografica dell’epoca, la Rca….
“Avevo cominciato a scrivere canzoni e una sera, mentre le cantavo in un locale di Ischia, mi avvicinò una ragazza dall’accento francese: ciao, sono Christine Leroux, mi occupo di musica. Mi fai una cassetta da far sentire in giro? Gliela feci più perché era carina che per altro... Dopo un po’, quando non ci pensavo più, mi telefonò: Ciao Claudio, le canzoni sono piaciute alla Rca”.
Fu allora che cominciò a collaborare con Franco Migliacci per i testi?
“Ci conoscemmo alla Rca. Gli feci sentire un paio di canzoni e lui mi interruppe bruscamente: non credo che ci rivedremo ancora, arrivederci! Ci rimasi malissimo e lo mandai a quel paese. Dopo pochi giorni ci ritrovammo insieme a scrivere “Ma che freddo fa” per Nada e da lì diventammo amici fraterni e avversari di partite a scopa e a poker. A cui spesso partecipavano Morandi e Modugno”.
[...]“Ancora”, scritta per Eduardo De Crescenzo, nel tempo è diventata un classico.
“Le canzoni camminano da sole e non si sa mai dove arrivano. A volte si fermano dopo pochi metri, altre volte fanno chilometri e chilometri, come per esempio “’A città ‘e Pulecenella”, partita in sordina e diventata un successo negli anni. De Crescenzo è un violino Stradivari, grande voce e grandissima musicalità, un fenomeno”.
Come lo conobbe?
“Quando venne da me era nascosto dai capelli e dalla barba e non diceva una parola. Poi si sedette al piano e cominciò a cantare. Non ebbi nessun dubbio e mi misi al lavoro. Dopo un anno avevo scritto tutte le canzoni del primo album, compresa “Ancora”.”
Ha scritto anche per Alberto Sordi.
“Con Migliacci scrivemmo una canzone spiritosa, “E va e va”, adatta chiaramente a un comico. Chi la poteva cantare? Sordi era impensabile, Manfredi sarebbe venuto ma il suo agente pose condizioni per me impossibili, Proietti era in tournée, Montesano pure, Fabrizi era malato. Stavo per mollare, quando decisi di tentare la missione impossibile”.
Infatti alla fine la cantò l’ “impensabile” Sordi….
“Non lo conoscevo e non sapevo come rintracciarlo. Alla fine contattai il fratello, che mi dette il numero di telefono. Fui accolto da un inatteso e cordialissimo “Caro Mattone, come va?” Il giorno dopo ero da lui con la canzone: “Te c’hanno mai mannato a quer paese…”. Dopo qualche mese eravamo tutti a Sanremo. Nonostante avesse la fama di essere avarissimo, non chiese cachet, non chiese anticipi sulle royalties né discusse il contratto standard che potetti offrirgli. Si volle solo assicurare, alla maniera dei musicanti dell’epoca “Ma ci sta l’albergo?”. […]
Nel 1977 un ventiduenne Pino Daniele venne nel suo studio a registrare il suo primo album “Terra mia”. Che impressione ne ebbe?
“Si capiva subito che era uno vero, ispirato, sincero, una voce nuova di Napoli, sia per i contenuti che per il modo di cantare... Simpatizzammo subito. Era molto allegro. Avrei dovuto fargli da testimone al suo primo matrimonio, ma dimenticai la data e non gli feci neanche gli auguri...Quando me ne resi conto, avrei voluto sprofondare! Come era stato possibile? Eppure non fumavo niente di strano...ma forse se l’era scordato pure lui”. […]
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