Mirella Serri per “la Stampa” - Estratti
angelo polimeno bottai cover
«È un corpo che dà l'impressione di essere enorme. Un che di pletorico, di straripante, di scoppiante. Gli occhi, di normale taglio, rotondi, erano colmi di uno sguardo immenso, incontenibile. La sua voce, non grossa, vibrava d'echi infiniti».
Così gigantesco, immenso e sovrastante, Benito Mussolini apparve al giovane Giuseppe Bottai, come un superdotato non solo nello spirito e nell'animo ma anche nelle fattezze fisiche. Certo, l'enfasi della descrizione era notevole ma nacque dal fatto che Bottai era un gerarca-poeta cresciuto alla scuola di Filippo Tommaso Marinetti.
Dopo aver fatto parte dei gruppi di assalto degli arditi durante la prima guerra mondiale, nel 1919 aderì a Roma futurista. Per tutta la vita non dimenticherà la sua esperienza anche di letterato d'assalto e dedicherà sempre molta attenzione a scrittori, giornalisti, pittori e critici d'arte, a quella che Mussolini chiamava la "covata Bottai".
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Però il politico, nato a Roma nel 1895, era attento ai desiderata di Mussolini, era sensibilissimo e soffriva per ogni suo piccolo sgarbo (come il fatto di negare un gesto gentile ai suoi due figli), e gli era devoto.
MUSSOLINI BOTTAI
Dopo ogni alzata di testa rientrerà nei ranghi ideologico-politici fino al momento cruciale.
A febbraio del 1943 verrà privato, senza nemmeno essere personalmente avvertito, della poltrona di ministro dell'Educazione nazionale.
E il 25 luglio, dopo pochi mesi, fu tra i principali artefici della caduta del governo di Mussolini. E dunque del suo arresto.
Adesso, a ripercorrere la storia del deputato e governatore di Roma è il nipote Angelo Polimeno Bottai il quale non conobbe mai il nonno ma ne aggiunse il cognome a quello del padre. Il giornalista del Tg1 ne racconta le scelte contrastanti nella sfaccettata e ricca biografia Mussolini io ti fermo. Storia leggendaria di Giuseppe Bottai, scelse la patria, combatté i nazisti (Guerini e associati).
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Bottai infatti passò dal suggerire al Duce il superamento del modello totalitario dopo la Guerra di Spagna alla terribile e drammatica applicazione alla scuola delle leggi razziali da lui firmate in quanto ministro dell'Educazione nazionale.
Fondò anche la rivista Critica fascista, sulle cui colonne si scontrò con il nemico di sempre, il ras Farinacci, e con lo scoppio della Seconda guerra mondiale diede vita al magazine Primato a cui collaborarono gli intellettuali destinati a diventare i nomi di spicco della cultura del dopoguerra, da Corrado Alvaro a Michelangelo Antonioni, da Vasco Pratolini a Giaime Pintor, da Cesare Zavattini a Giulio Carlo Argan, da Emilio Vedova a Renato Guttuso, fino a Enzo Biagi.
Del quindicinale di Bottai, lo storico Michele Sarfatti ha sottolineato l'obiettivo di "arianizzazione" della pubblica opinione intellettuale, dal momento che si avvaleva di editoriali antisemiti, non firmati e frutto di un lavoro redazionale.
ANGELO POLIMENO BOTTAI
Particolarmente avvincenti sono le pagine che Polimeno Bottai dedica agli sforzi del nonno per difendere i beni artistici italiani e sottrarli dalle grinfie dei nazisti. E poi all'arresto, alla fuga e alle peripezie nella Legione straniera. Dopo che fu condannato all'ergastolo in contumacia, l'ex ministro, nel giugno 1944, raggiunse Sidi-Bel-Abbès.
Eccolo diventato André Bataille nel fango e nelle trincee della Francia e poi eccolo pronto a combattere nella Selva Nera. Nel 1947 poté godere dell'amnistia e ad agosto del 1948 rientrò in Italia dove fondò la rivista A. B. C., critica nei confronti del Movimento sociale.
mirella serri
Anche dopo la sua scomparsa, il nome di Bottai ha continuato a dividere: nel 1995 la proposta del sindaco di Roma Francesco Rutelli di dedicargli una strada in occasione del centenario della nascita suscitò l'indignata reazione della comunità ebraica. Come spiega Sabino Cassese, giurista studioso del fascismo, «non fu critico al punto da preparare all'antifascismo le giovani generazioni, ma un mediatore; in molte occasioni prese una posizione di compromesso». Che però abbandonò quando, dopo il 25 luglio, «si arruolò volontario andando al fronte in Francia e in Germania per "espiare le sue colpe" - spiega Polimeno Bottai - e per combattere i nazisti. Nessun altro come lui. Se l'Italia fosse gli Stati Uniti, se Cinecittà fosse Hollywood, forse la sua storia sarebbe già un film kolossal».
GIUSEPPE BOTTAI 33 Bottai e Mussolini - marcia su Roma GIUSEPPE BOTTAI 33