Giuseppe Scarpa per “la Repubblica” - Estratti
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Prima è un chiacchiericcio, poi un pettegolezzo, infine una certezza. C’è un video hot che immortala il sindaco pd di SantaMarinella, Pietro Tidei, 77 anni, in atteggiamenti intimi con una donna in una stanza del Municipio, quando gli uffici sono ormai chiusi. Il filmino ha una genesi particolare e un epilogo devastante. La fine di questa storia travolge due persone e due famiglie che nulla hanno a che fare con un’inchiesta per corruzione.
Un’indagine che, ad oggi, riguarda altri soggetti, ma che è entrata nelle vite di uomini e donne lontani anni luce dal lavoro dei pm di Civitavecchia che stavano cercando prove di mazzette e tangenti. Ma come è stato possibile tutto ciò?
Il file “incriminato” è contenuto in un’inchiesta per corruzione che nasce proprio dalla denuncia di Tidei contro due consiglieri comunali, e il titolare di un noto ristorante della zona, l’Isola del Pescatore, accusati di fare assieme affari poco trasparenti.
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Le videocamere installate dagli investigatori erano state piazzate con l’obiettivo di confermare le peggioriipotesi — in parte provate, secondo i pm — di favori reciproci tra i due politici e il ristoratore. Tuttavia accade qualche cosa di particolare, la clip viene acquisita qualche settimana dopo la chiusura dell’inchiesta da uno degli indagati, il consigliere Roberto Angeletti, 61 anni. Il video si trasforma in un oggetto contundente da scagliare contro Tidei, come ritiene il sindaco, ma che ferisce anche altre persone. «Non si parla più di una corruzione che ho denunciato, ma di un mio fatto privato», accusa il primo cittadino.
Secondo alcune fonti consultate da Repubblica , il file era stato indicato come non rilevante, ai fini dell’inchiesta per corruzione, da parte della stessa polizia giudiziaria (poiché riguardava soggetti che nulla avevano a che vedere con la contestazione) nell’atto conclusivo e definitivo di trasferirlo alla procura. Successivamente, negli atti della stessa inchiesta consegnata ai difensori degli indagati, l’intercettazione non veniva indicata poiché non era funzionale alla tesi accusatoria.
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Tuttavia, come la legge permette, l’avvocato di Tidei ha potuto ascoltare tutte le intercettazioni, anche quelle ufficialmente non rilevanti, ma che spesso, per i legali, sono materiale prezioso per poter difendere a processo i loro clienti. I video sono stati perciò ritenuti rilevanti dall’avvocato del consigliere che ne ha chiesto l’acquisizione al pm. Il magistrato ha autorizzato l’estrapolazione e poi è successo il disastro. Angeletti avrebbe fatto circolare il file, accusa adesso la procura di Civitavecchia, che lo ha perquisito a caccia di prove con l’accusa di revenge porn.
Il punto è che il file non poteva circolare. Il reale valore del video, ai fini del processo, non è stato ancora stabilito. Solo di fronte a un altro magistrato, il gip, nell’udienza stralcio se ne sarebbe potuto valutare l’effettivo impiego. In questa sede gli avvocati devono giustificare davanti al giudice delle indagini preliminari l’utilità dell’intercettazione. In caso di semaforo verde, il gip ne autorizza la trascrizione e l’intercettazione viene inserita nel fascicolo del processo. In caso di semaforo rosso, può essere disposta anche la distruzione.
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TIDEI
PIETRO TIDEI E ROBERTO ANGELETTI
Estratto da la Verità
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In un altro video il sindaco cerca un factotum che lavori per lui in campagna, che gli curi le pecore, gli pulisca i pozzi, gli tagli la legna. E dalla chiacchierata emerge come la passione per l’altro sesso abbia messo nei guai il sindaco anche in un’altra circostanza.
Un concittadino gli propone una persona di sua conoscenza: «È un bravo ragazzo, lavoratore, ignorantello, ogni tanto beve (mima con il pollice, ndr)». Tidei la prende in ridere: «Eh, solo quello! Una sera me se ‘mbriaca me va là… mi violenta, a parte magari violenta mia (inc.) eh eh eh».
L’interlocutore obietta: «Ma tanto mica dorme lì». Tidei vorrebbe accelerare: «Allora, io me voglio organizza’ in questo modo.
PIETRO TIDEI
Cerco di daje una sistemazione lì, e lo sistemo. Lo sistemo fisso, mica lo sistemo peeee… dopo di che lui c’ha uno stipendio fisso». L’interlocutore spiega che il candidato «con le bestie e con i trattori sa fa’ tutto». Il sindaco è sempre più convinto: «Io je trovo una sistemazione, però, m’ha da di’ quanto vuole per ‘sta roba qui, in modo tale che… poi se lui volesse, io so’ in grado di daje pure ‘na casa. Je do ‘na casa, du’ camere… du’ camerette, ‘na cucina…».
L’amico ribatte: «Ma tanto lui è solo». Il primo cittadino insiste: «Eh, solo. Mica starà solo per tutta la vita». L’altro uomo gli consiglia di non correre: «Cominciate, però, piano piano […] prima di infilarlo dentro casa, dagli un’inquadrata […] poi piano piano».
Al sindaco viene in mente la brutta esperienza avuta con il fattore precedente, un certo B., originario dell’Albania: «È stato un mascalzone. Più che lui è stata la moglie. Una mandria di mascalzoni. Se rigirava mi moje… poi mi moje ci piagneva… comunque vabbè, mo’ va via e pazienza».
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Qui Tidei inizia un monologo che molto poco de sinistra: «Io c’avevo B. che… “B. vie’ un po’ su” e quello veniva su e faceva. A me B. (inc) m’ha messo in mezzo a una strada. È proprio uno stronzo. Uno stronzo, non capisce niente. È andato dire a mia figlia “perché io conosco i segreti di tuo padre” […] l’ho mandato un paio di volta a una casetta, lì dove ogni tanto ci vo’ a tromba’, lì a Santa Severa, ma che cazzo... ma statte zitto. […]. Quindi B., s’era imparato a fa’ tutto, quando è venuto non sapeva fa’ niente oh. […]. L’hanno cacciato pure dalla Polizia perché rubava. Quindi voglio di’ non è che era uno… poi capirai, in Albania rubano tutti».