Estratto dell’articolo di Paolo Bertolucci per la “Gazzetta dello Sport”
JANNIK SINNER A SAN SIRO
Ancora estasiati dalle prestazioni stellari di Sinner in Coppa Davis, avremmo voluto che la stagione continuasse e si giocassero subito gli Australian Open, così da sfruttare la magia di una condizione psicofisica al top per completare l’ultimo passo che separa il nostro numero uno dall’eccellenza assoluta, quella che ti garantisce l’immortalità: la vittoria in uno Slam.
Le aspettative Tralasciando le ragioni del cuore e tornando alla razionalità, la pausa invernale farà sicuramente bene a Jannik, che riposerà dopo le fatiche di una stagione straordinaria e poi ripartirà alla volta dell’altro emisfero con la benzina adeguata per colmare l’unica piccola lacuna che ancora lo accompagna: la continuità nei quattro tornei più importanti, che attraverso le due settimane e le partite al meglio del tre su cinque richiede una gestione delle energie ottimale, la cui acquisizione passa ovviamente attraverso una maturazione muscolare e al consolidamento della resistenza e del recupero.
paolo bertolucci
Il Sinner degli ultimi due mesi è un giocatore ormai vicinissimo alla massima resa in tutti gli aspetti del gioco e anche nei dettagli fuori dal campo, dunque non ci sono dubbi che attraverso l’etica del lavoro che contraddistingue lui e il team saprà farsi trovare pronto già a Melbourne. Se gli Slam si giocassero sul veloce indoor, già adesso Jannik rappresenterebbe il rivale più serio per Djokovic, ma un tennista che ha già raggiunto almeno i quarti in tutti i Major non ha certo problemi di approccio alle diverse superfici.
JANNIK SINNER MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
Ciò detto, al momento la terra costituisce forse l’anello debole, perché il gioco aggressivo e in spinta continua, con la palla che viaggia velocissima, si esalta sul cemento, mentre la capacità di adattare il compasso delle gambe ai rimbalzi più infidi e l’abilità nella risposta lo hanno reso ben presto un “erbivoro” di gran livello. Sulla terra, invece, la palla più lenta e gli scambi prolungati finiscono per sterilizzare un po’ la sua pressione da fondo, senza contare che Jannik ha un gioco dritto per dritto con poca lavorazione della palla, quindi con minore adattabilità alla polvere di mattone.
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