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PICCOLI “CANNIBALI” CRESCONO – A 18 ANNI KATIE LEDECKY HA CENTRATO IL GRANDE SLAM AI MONDIALI DI NUOTO: HA VINTO TUTTO QUEL CHE HA NUOTATO, DAI 200 AI 1500 STILE LIBERO CON RECORD DEL MONDO E TRIONFO NELLA 4X200. L’ULTIMO SUCCESSO, CON PRIMATO, LO HA FIRMATO NEGLI 800 METRI

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Giulia Zonca per “la Stampa”

 

Il problema di Katie Ledecky è che la fa sembrare troppo facile. A 18 anni si presenta a un Mondiale con un desiderio che pare impossibile: il grande slam dello stile libero e lo realizza senza neppure un brivido, un oro dopo l’altro. Perfetta e irreale.

 

Nuota straordinariamente, abbina tecnica e potenza, centra l’impresa e non riesce proprio a farla uscire dall’acqua. Ogni suo muscolo è modellato per dare il meglio eppure lei non ha il fisico della star. Pazienza, le è riuscito un filotto dietro al quale hanno sbandato in tanti e merita epica vera. Ha tempo per diventare personaggio, con i suoi numeri dominerà la piscina per anni.

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IN SIMBIOSI CON L’ACQUA

Ha vinto tutto quel che ha nuotato, dai 200 ai 1500 stile libero con record del mondo per le due distanze più lunghe e trionfo nella 4x200. L’ultimo successo, con primato da paura a quota 8’07”39, lo firma negli 800 metri stritolati fin dalla prima bracciata, una progressione continua non un martello. Katie scivola non picchia, è in totale simbiosi con l’elemento acqua, ricorda Phelps, sarebbe il nuovo Phelps solo che ha la sfortuna di incrociare quello vecchio pure nel giorno della consacrazione.

 

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Lei emerge dalle cinque fatiche, impeccabile e realizzata e se la cava con qualche flash e tanti complimenti e statistica. Lui, ancora in castigo, nuota ai campionati americani, giura che non berrà alcool fino ai Rio e vince i 200 farfalla con il miglior tempo di stagione, 1’52”94, cronometro che ovviamente qui sarebbe stato d’oro. Lei scala la storia, ma lui l’ha già fatta e parte da lì ogni volta che si tuffa.

 

CRESCIUTA IN FRETTA

Katie prova a farsi largo. Ancora la chiamano l’adolescente del Maryland, nomignolo che hanno rimediato alle selezioni per la squadra olimpica nel 2012. Due mesi dopo ha vinto l’oro a Londra, ora è maggiorenne e già seriale: «Bisogna sempre piazzare alta l’asticella, non avevo idea di come arrivare ai Giochi e ho imparato in fretta e non sapevo neppure come mettere insieme tutte queste gare ma sono riuscita a gestirle».

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Determinata, programmata, l’unico dettaglio che non riesce a controllare sono gli spasmi da respirazione forzata. Visto i ritmi che tiene è tutta una boccaccia ma nonostante l’esistenza a mollo l’americana è contenta di vivere di adrenalina e grandi risultati. Parla solo di numeri e prossimi traguardi perché non ne vuole sapere di mescolare all’oro la sua vita privata. Cattolica praticante, impegnata in azioni umanitarie per i Paesi in via di sviluppo, nuota, prega e vince in attesa di entrare all’Università e di scardinare altri record.

 

PROMESSA MANTENUTA

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Non è l’unica che ha provato l’en plein. Sun Yang voleva fare lo stesso, è caduto sui 200 sl, l’ultimo di una serie di super uomini (o donne) che hanno osato proclamare campagne ambiziose. Si scottano da generazioni e in realtà pure l’unico precedente del nuoto, Tim Shaw, è scappato dopo l’apoteosi. Dai 200 sl ai 1500 nel 1975 quando al programma maschile mancavano gli 800. Sommerso dalle attenzioni, ha cambiato sport ed è passato alla pallanuoto. Ovvio chiedere a Ledecky se teme le stesse controindicazioni: «A lui hanno stravolto l’esistenza in una sera, io vivo al tempo di twitter. Il mondo mi entra in casa ogni secondo». Pare che esista un mondo fuori dall’acqua anche per lei.

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