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Raramente un collezionista di opere d'arte si ritrova al centro di un gossip mondiale o bersaglio di una polemica sul web. Ma è esattamente quanto è accaduto al collezionista olandese Bert Kreuk, quando una mattina ha trovato il suo nome sulle prime pagine dei più importanti siti online.
Artnet.com di Alexander Forbes lo descriveva come un “art flipper”, ovvero uno che “pompa il valore di un’opera sul mercato”, Artforum un "controverso" e sul suo popolare Twitter, il collezionista belga Alain Servais lo chiamava niente meno che un "tossico".
In ballo, la causa di 1,2 milioni dollari di Kreuk contro l’artista danese-vietnamita Danh Vo, il quale non è riuscito a consegnare un'opera che Kreuk gli aveva commissionato per una mostra al “Gemeentemuseum” dell'Aia olandese nel 2013.
Kreuk in un’intervista per “Sotheby 's” racconta: “Prima di gennaio 2013, avevamo ampiamente discusso il suo contributo per $ 350.000. Danh Vo aveva confermato che il tempo concordato era più che sufficiente. Eppure a cinque giorni dall'installazione, Vo decise di non presentarsi.”
La situazione, però, ha sollevato questioni al di là della causa stessa. Che cosa significa essere un cosiddetto "art flipper"? A che punto un collezionista può liberarsi di un quadro senza essere accusato di "flipping", ovvero di averne alzato il valore: un anno dopo? Cinque anni? È davvero così importante?
La verità sul collezionismo è che i gusti cambiano. Nuovi artisti emergono. In assenza di un capitale infinito, a volte si fanno delle scelte, si vendono delle opere e si cercano quelle che si adattano meglio a un insieme organicamente crescente.
Le collezioni d'arte sono come esseri viventi. Crescono, si evolvono, si trasformano. Come Kreuk stesso disse: "Sono un acquirente molto attivo, il che significa che devo costantemente perfezionare e aggiornare la raccolta. Vendere è parte del processo di raffinazione".
La questione sembra girare su un punto fondamentale: essere un collezionista con un genuino amore per l’arte oppure qualcuno che sta usando le opere come una merce per arricchirsi. “Naturalmente l'arte è diventata una classe d’investimento finanziaria: la realtà si riflette anche nei prezzi e non ci vedo niente di male. Innanzitutto compro arte perché mi piace e adoro convivere con essa. Ma chiaramente guardo al prezzo: c’è una bilancia in continua oscillazione tra principio estetico e analisi di mercato”, racconta Kreuk.
L'acquisto e la vendita di circa 5000 opere d'arte negli ultimi 20 anni gli ha permesso di costruirsi una grande collezione di circa 800 opere di altissima qualità, dal periodo impressionista fino ad oggi. “Quando sei un collezionista attivo come me, non si può evitare il fatto di acquistare opere che potrebbero poi non sembrare più rilevanti per la collezione. È una questione di scelte, di istruzione, di valutazione e selezione. L'arte contemporanea si evolve ogni giorno, ugualmente un collezionista fa continuamente le sue scelte.”
Alla fine, tutto gira intorno alla visione del collezionista, osserva Kreuk: "Una collezione come la mia è il risultato di una consapevole e attenta pianificazione. Ho venduto le opere, al fine di crearmi spazio per il lavoro di Vo. Dal momento in cui lui non riuscì a consegnare, si è aperto un vuoto nella mia collezione ".
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