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Luciano Moggi in primo piano, con Andrea Agnelli alle sue spalle
1 - CHAMPIONS AL BARCA: AGNELLI, BERLINO PUNTO PARTENZA
(ANSA) - "La prestazione della squadra a Berlino è un ottimo punto di partenza per il futuro, avremmo potuto vincere. E' stata una stagione straordinaria che ci deve rendere tutti orgogliosi". Lo afferma in conferenza stampa il presidente della Juventus, Andrea Agnelli.
2 - CHAMPIONS AL BARCA: AGNELLI, EUROPA RESTA DIFFICILE
(ANSA) - "Non pensiate che, perché Milano è vicina, noi saremo lì il prossimo anno. Lavoreremo per provarci, ma l'Europa resta difficilissima: non a caso tutti gli anni le finaliste cambiano". Lo ha affermato il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, facendo il bilancio in conferenza stampa della stagione che si è appena conclusa.
3 - CALCIO: AGNELLI, JUVE IN GRADO AFFRONTARE POTENZE UE
(ANSA) - "Il bilancio con 315 milioni di fatturato della scorso esercizio ci mette in condizione di poter affrontare le grandi potenze europee sul campo". Lo afferma il presidente della Juventus, Andrea Agnelli.
4 - AGNELLI, RISULTATI EUROPA MERITO SOCIETÀ, NON ITALIA
(ANSA) - "La finale di Champions della Juve e le semifinali di Europa League di Fiorentina e Napoli non sono il successo del calcio italiano, ma di tre società che hanno lavorato molto bene. Non sono stati risultati ottenuti grazie al sistema calcio in Italia". Lo afferma il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, in conferenza stampa.
5 - E SE FOSSE UN'OCCASIONE PERSA?
Filippo Grassia per “il Giornale”
«È la somma che fa il totale!», disse a braccio il compianto Totò in un film con Aldo Fabrizi. La battuta si addice in modo cinico alla storica avventura della Juventus in Champions, in cui i bianconeri hanno vinto solo due delle otto finali. Se l'Ajax di Cruijff arrivava da un altro pianeta, l'Amburgo di Magath, il Real Madrid di Mijatovic, il Borussia Dortmund di Riedle e il Milan di Shevchenko erano alla portata della Signora che per i motivi più svariati non riuscì a imporsi: spocchia, errori arbitrali, scelte scellerate.
Per la forza del Barcellona, la finale dell'altra sera si portava appresso molti luoghi in comune con quella vinta dagli olandesi di Kovacs nel 1973. Ma non è stato così. Allora la Juventus fece da sparring partner, stavolta no, s'è battuta alla pari dopo un avvio mediocre e in un paio di occasioni ha avuto la possibilità di fare molto male agli avversari prima di subire, parole di Allegri, un gol da polli.
A metà ripresa l'invincibile armata catalana ha avuto paura di finire nel tritacarne d'una squadra che gioca un calcio anomalo rispetto alla media europea. Un'occasione persa, non solo un appuntamento arpionato con merito, onorato con dignità, apprezzato dai tifosi. E quindi dobbiamo interrogarci sui motivi che hanno impedito alla Juventus di indossare panni più nobili.
La risposta è legata al rendimento non eccelso di Evra e Lichtsteiner, Pirlo, Pogba e Tevez. Se costoro avessero giocato al meglio, ci ritroveremmo a fare ben altro discorso. In fase difensiva Evra e Lichtsteiner hanno ballato la rumba; a centrocampo Pirlo e Pogba non hanno illuminato la scena come avrebbero potuto per talento ed esperienza; in avanti Tevez non è stato l'Apache che conosciamo. Facile dire a posteriori che Allegri avrebbe potuto compiere scelte migliori, ma quali? Al limite inserire Llorente a fianco di Morata, niente di più.
Da questa realtà, comunque positiva, la società deve trarre le risposte per migliorare l'organico. E il tecnico capire se vale la pena di schierare quel tridente in attacco che rappresenta il marchio di fabbrica di tutte le grandi. A dispetto di un budget inferiore, la Juventus è in grado di colmare il gap con chi la precede. In fondo Real, Bayern e Chelsea sono arrivati dietro.
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