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Alessandra Mammì per Dago-art
Nicolas Cilins (artista e filmaker) aveva quattro anni quando è caduto il muro di Berlino. E ne aveva 28 quando ha incontrato Viliumas Malinauskas: un lituano ex campione di wrestling e proprietario di una grande fattoria. Viliumas invece era vecchio abbastanza da ricordare (ma non rimpiangere ) l'Unione Sovietica e furbo abbastanza da capire che poteva farne un business più interessante dell'allevamento di struzzi a cui si stava dedicando. Così nasce Stalin World ,parco a tema dedicato all'era sovietica.
Agli occhi di Nicolas Cilins una cosa molto più divertente ed esotica di Euro Disney, che probabilmente aveva frequentato da piccolo, essendo nato nel 1985 a Parigi. Certo al posto del Castello della Bella Addormentata e del trenino dei Pirati, il parco di Viliumas sventola bandiere rosse, colloca fra le betulle quelle statue del realismo socialista che venivano dismesse nel resto dell'ex repubbliche, mette in scena spettacolini ineggianti ironicamente alla retorica del socialismo realizzato.
Tra il vagone abbandonato sull'erba a memoria di quello famoso che nascose Lenin, il museo con memorabilia, il merchandising di marxiste magliette e turisti in preda a selfie che passeggiano fra betulle e marmorei monumenti di operai con pugno alzato, Viliumas mette in scena anche i suoi “renactments” dove si ritaglia come attore il ruolo del leader maximus e come testi i suoi storici discorsi.
Una folla in calzoncini e birkenstock ridendo inneggia al leader baffuto. Nicolas registra tutto nella sua telecamera costruendo un film consapevole da giovane filmaker qual è ,appena uscito dai buoni studi ginevrini dell'Head.
Ed ecco Stalin World deserta e coperta di neve d'inverno, solare e affollata di turisti d'estate. Un mondo a sé dove la guardiana del museo ha ancora stalinianamente paura delle domande del regista ( “qui dentro solo il direttore può parlare”), dove sul palco improvvisato il vaudeville si prende gioco di un 'era intera e dove uno struzzo uscito del serraglio barcolla fra la neve e fra i busti del grande dittatore con la stessa incredula espressione che affiora sul nostro volto di spettatori. Ai limiti della fanta-storia Stalin World più che memorial del passato è specchio del presente.
E la sequenza in cui la neve ricopre i ruderi sovietici con il coro dell'armata russa fuori campo stringe il cuore. Si stava meglio quando si stava peggio?
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