DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL…
Alessandra Mammì per Dagospia
Dal vecchio megafono dei cortei anni Settanta alle teiere delle suffragette, dai logori eskimos ai cartelli creativi, dai videogames politici alle bottiglie molotov, dalle maschere delle Guerrilla Girls ai sanpietrini gonfiabili delle manifestazioni situazioniste da III millennio...ospitando “Disobedient Objects” il Victoria&Albert rinuncia per una volta al suo stile upper class e si fa prestare da reduci dei movimenti e collezionisti eccentrici tutti gli oggetti simbolo che hanno accompagnato ribellioni e lotte femministe, ideologiche, religiose, anticapistaliste, anarco sovversive etc...
Consapevole dell'eccezionalità di questa piccola ma significativa mostra, i curatori ammettono che è giunto il momento che il V&A si chieda che cosa deve davvero registrare un museo di questo tipo e se non deve forse allargare i suoi orizzonti all'immenso museo del design che è il mondo intero.
Così tra la celebrazione dell'Arte Folk alla Tate Britain e i dazebao al V&A, sembra che Londra cavalchi una nuova era delle grandi istituzioni museali. La mostra ai tempi della crisi mette in scena marginalità creative, materiali poveri, tecniche semplici, artigianato. Una vera rivoluzione per quelli che fino a ieri erano i templi, (anzi i mausolei come li chiamano i curatori dei “Disobedient Objects”) della cultura alta e sofisticata dove gli oggetti entravano per finire in una preziosa cripta di cristallo.
Qui invece le barriere dovrebbero essere tutto abbattute e il percorso della mostra occupato da voci suoni, film,video, foto. Molto spesso si è preferito dare l'immagine fotografica degli oggetti nel loro contesto storico piuttosto che il loro feticcio in vetrina. In altri casi invece si è stati costretti a ricostruire oggetti nati effimeri e distrutti dal tempo. Ma tutto vorrebbe/dovrebbe restituire la vitalità di cose scaturite dalla genialità umana e fatte con materiali poveri e manualità imprevista.
Dunque salviamo la data : dal 26 luglio al 1 febbraio gli oggetti di protesta che hanno cambiato la nostra vita sociale sono ufficialmente degni di museo. Tanto degni da meritare anche un ricco merchandising V&A nel bookshop più bello del mondo. Questo di certo è poco “disobbediente”, ma è il capitale bellezza. E noi probabilmente obbediremo uscendo con un pacchetto.
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