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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
1. L'AEREO NON PARTE, BALO FURIOSO SE LA PRENDE CON TUTTI
Da Repubblica.it
L'agitatissima presenza di Balotelli in Nazionale ha avuto un burrascoso epilogo notturno, all'aeroporto di Capodichino, perfettamente in linea con i nove giorni precedenti. L'attaccante della Nazionale e del Milan, dopo la partita con l'Armenia al San Paolo, ha abbandonato furibondo lo scalo napoletano, irritato con gli addetti e nervosissimo con chi gli chiedeva autografi e foto.
La lite è stata causata dalla mancata partenza del charter che avrebbe dovuto portare a Milano i giocatori del Milan e che invece non è decollato per la mancata autorizzazione: l'orario limite era stato fissato alle 23,30, ma ai 4 milanisti (Balotelli, Montolivo, Abate e Poli), arrivati a Capodichino dallo stadio un quarto d'ora prima, non è stato concesso di partire, malgrado la corsa nel traffico dell'auto che li accompagnava. Mentre però i suoi tre compagni di club accettavano senza discutere il cambiamento di programma e tornavano in albergo per poi partire stamattina con un aereo di linea per Milano, Balotelli, che era già uscito nervosissimo dagli spogliatoi, se l'è presa con i malcapitati presenti.
Il centravanti ha quindi preteso di accelerare comunque i tempi del rientro:
un autista lo ha condotto a Roma, dove ha trascorso la notte in un hotel dell'aeroporto di Fiumicino, e ha preso in mattinata il primo volo disponibile per Milano. Anche i cinque giocatori della Juventus, peraltro, si erano dovuti piegare al contrattempo: già nei giorni scorsi era stata negata l'autorizzazione al charter notturno del club e così Buffon, Bonucci, Chiellini, Marchisio e Pirlo hanno passato una notte in più a Napoli. Ma soltanto Balotelli si è ribellato, alimentando con un nuovo episodio un tormentone ormai davvero infinito.
2. SUPERMARIO SHOW ENTRA ED Ã SPETTACOLO
Fulvio Bufi per "Il Corriere della Sera"
Fosse possibile, Prandelli ne fa rebbe proprio una legge, e così anche il Club Italia avrebbe la sua legge ad personam, che però, viste le ultime vicende, probabilmente non scandalizzerebbe come quelle adottate in altri ambiti. La persona è chiaramente Balotelli, e la legge, che nasce per uno ma vale per tutti, impedirebbe ai giocatori della nazionale di smanettare su Twitter e Facebook.
Non sarà facile applicarla, ma Prandelli non scherza affatto quando, ai microfoni Rai, dice: «Vogliamo abolire l'uso dei social network da parte dei giocatori». E spiega che il presidente federale Abete è d'accordo e che lui ne ha già parlato con Albertini, il dirigente di riferimento della nazionale. «Vedremo se applicare subito la restrizione, ma sicuramente lo faremo in Brasile durante i Mondiali».
Bisognerà trovare un modo, però, come fu trovato ai tempi della Confederations. Il divieto assoluto è da escludere, più facile fissare qualche restrizione che i giocatori dovranno rispettare, e al massimo stabilire una serie di temi «sensibili» da evitare, tipo quelli attinenti la riservatezza della squadra, i rapporti interni e cose del genere.
Poi uno che va fuori di testa, uno a caso, e sullo smartphone digita 140 caratteri che scatenano tempeste, ci può sempre scappare. Prandelli lo sa bene, e infatti dice che «Mario non cambierà mai, dobbiamo mettercelo in testa. A volte sbaglia, ma poi con la discussione e il dialogo arriva a capire». E parlargli, se mai dovesse presentarsene la necessità , sarà l'unica cosa che Prandelli, Albertini e - perché no? - anche i compagni più esperti potranno fare. Altro non è ipotizzabile, visto che in nazionale non sono previste le multe come nei club e l'unico provvedimento punitivo che avrebbero il tecnico e la federazione se qualcuno dovesse violare il divieto di cinguettii, sarebbe l'esclusione.
Impensabile.
Non solo per Balotelli ma per qualunque altro giocatore. In cuor suo lo penserà pure Prandelli: non è che uno va a giocarsi un Mondiale e poi si incasina la vita per un tweet. E poi, in quanto a casini, Balotelli ha già dato, magari gli basta. Perché in fondo gli ci vuole poco a farsi amare per quello che è: un giocatore e non un pensatore. Per conferma basta riguardarsi gli ultimi 39 minuti della partita con l'Armenia che tiene il suo nome nel tabellino dei marcatori. «Voi parlate male di me, ma io faccio gol» ha fatto sapere finita la partita. à fatto così, ma funziona perché il pubblico del San Paolo, che aveva Insigne da applaudire ed esaltare, si è scaldato soltanto quando è entrato Balo. E pure lui: si vedeva che aveva una grande voglia di far bene quello che bene sa fare.
Anzi, stavolta bisognerebbe dargli un premio particolare per aver ridato entusiasmo a un pubblico partito talmente prevenuto da fischiare durante l'Inno di Mameli. Bruttissima cosa, ma non erano fischi alla nazionale. Erano fischi per attirare l'attenzione su una tragedia come quella della terra dei fuochi, quei paesi tra Napoli e Caserta dove i rifiuti tossici seppelliti dalla camorra sotto le campagna stanno avvelenando la vita di intere generazioni.
Pessimo segnale se, per chiedere aiuto allo Stato, ci si debba aggrappare a una partita di calcio.
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