AMICHEVOLI PIPPE, STATE A CASA! - IN USA JUVE E INTER PRESE A SCHIAFFI, FLOP MILAN CONTRO IL CHELSEA E A LONDRA IL NAPOLI AFFONDA CONTRO IL PORTO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1. FURIA CONTE SULLA JUVE
Emanuele Gamba per "La Repubblica"

Conte non ha avuto pietà della Juventus ma prima la Juventus non aveva avuto pietà di se stessa, s'era lasciata maltrattare (3-1) dai Los Angeles Galaxy, dal trentatreenne Robbie Keane e dal trentunenne Landon Donovan, da una squadra nella quale uno dei giocatori migliori è Marcelo Sarvas, stagionato centrocampista brasiliano, una carriera tra la Svezia e il Costa Rica e un obiettivo finalmente raggiunto poco prima di mezzanotte: farsi scattare una foto assieme a Pirlo, grazie alla mediazione del vecchio amico Rubinho.

Ecco, una squadra così, strapazzata un paio di giorni prima dal Real Madrid e ingigantita dalla prosopopea della Juventus, che subito Conte ha ridimensionato pungendo con il suo ago appuntito quel palloncino troppo gonfio. «Buffon ha fatto una dichiarazione molto importante, nei giorni scorsi, parlando della fame che dovremo avere. Mi sembra che però siamo stati affamati soltanto a parole, sul campo proprio no. Le cose bisogna dimostrarle con i fatti, non con le chiacchiere ».

Il pubblico del celeberrimo Dodgers Stadium, che mai sera aveva ospitato una partita di soccer (e che prima s'era sollazzato con il Real, 2-1 frizzante all'Everton), ha potuto afferrare in diretta i pensieri che hanno immediatamente invaso la testa di Conte, incorniciato sul maxischermo subito dopo la rete del 2-1: fortunatamente, l'allenatore in quel momento ha parlato solamente con l'espressione, eloquentissima.

Le parole, dopo: «Finora non abbiamo ancora vinto una partita, non mi pare una bella cosa. Due anni fa era stata un'altra musica. Non vorrei che fossimo caduti del tranello di
quelli che ci fanno i complimenti: se pensiamo di essere i più bravi non si va da nessuna parte, se soltanto deceleriamo un po' andiamo subito incontro a brutte figure. Spero che questa scoppola ci faccia bene. Voglio essere ottimista: meglio uno schiaffone oggi, con il tempo per rimediare, che tra due settimane in Supercoppa. Speriamo che ci abbia dato
la sveglia».

Acclarata la classica giustificazione estiva sulla durezza della preparazione («Ma è riduttivo limitarci a parlare di gambe pesanti ») e l'assenza di Tevez per un dolore alla schiena, non hanno invece spiegazioni gli errori tecnici, le sbadataggini tattiche, la mancanza di coralità (si sono salvati soltanto Quagliarella, Giovinco e Matri, autore del provvisorio 1-1) e in assoluto il disinteresse per gli eventi, precipitati al punto che domani a Miami la Juve giocherà lo spareggio per evitare l'ultimo posto.

Tra la stranezze della serata, il fatto che il secondo gol dei Galaxy sia stato favorito da un errore di Vidal, che ha ceduto al pressing di Keane, e il terzo da un improvviso obnubilamento di Pirlo, che ha servito un assist perfetto all'attempato ex interista. «A me non interessa se ha sbagliato il più vecchio o il più giovane: è stata tutta la squadra a non esserci, non ics, ipsilon o zeta.

Qui non bisogna dimenticarsi che abbiamo dominato due campionati non solo con l'organizzazione tattica, ma soprattutto con il furore, l'attenzione, la voglia: guai a smarrire la via maestra che ci ha portato alla vittoria perché, per vincere, noi dobbiamo andare oltre i nostri limiti, scavare la terra davanti all'avversario».

Conte ha ribadito questi concetti, rincarando al dose, alla squadra riunita nell'isolamento di Palo Alto, dove è ritornata nella notte. «Invece a Los Angeles c'era aria di festa, forse abbiamo creduto di fare una scampagnata ». O, forse, nel mastodontico hotel dove hanno alloggiato per una notte, i bianconeri hanno trovato troppe distrazioni. Certe cose, l'allenatore non intende ripeterle due volte: «Non vorrei dover usare ancora il bastone». Per un po', scordarsi l'aria di festa.

2. QUATTRO SCHIAFFI DAL VALENCIA, L'INTER DEL FUTURO NON SI VEDE
Andrea Sorrentino per "La Repubblica"

Quanto tempo ancora durerà questa insostenibile attesa di novità, di cambiamento? Quando arriverà il momento di ricominciare davvero? L'Inter non lo sa, Mazzarri nemmeno: l'estenuante trattativa tra Thohir e Moratti non arriva ancora a una conclusione, anche se il più è fatto e si stanno limando gli accordi prima delle firme, ma i giorni passano e le firme non ci sono, e ogni giorno che passa è un giorno perso per ricostruire, per voltare finalmente pagina, ma la cosa sembra che non importi a nessuno.

Così si rimane in questo limbo, tra color che son sospesi, e i nerazzurri si ritrovano a essere quello che sono, ossia quello che erano nell'ultimo campionato: una squadra di secondo piano che non è stata rafforzata semplicemente perché il club non può operare sul mercato in modo incisivo, causa mancanza di risorse.

Allora arriva un'altra sconfitta nella tournée americana, che è già una Little Big Horn: dopo il Chelsea (0-2 a Indianapolis), è il Valencia a travolgere l'Inter al Met Life Stadium di New York (costruito nella zona dell'ex Giants Stadium, abbattuto nel 2009). Finisce 4-0 per gli spagnoli, che non avevano mai vinto in precampionato: invece stravincono e il loro portiere Diego Alves non viene mai impegnato in una parata.

Mazzarri avrà anche svolto un ottimo lavoro in fase di preparazione atletica, ma il problema è il livello generale della squadra. Il nuovo allenatore è costretto a far giocare i soliti noti, gente ampiamente valutata, soppesata, biasimata e bocciata già la scorsa stagione, se non prima: di giocatori come Pereira, Kuzmanovic, Nagatomo o Guarin sono ben noti i limiti tecnici e di personalità, per non parlare del tramonto di Chivu e dell'impossibilità di trovare un difensore davvero affidabile tra Juan Jesus, Andreolli e Ranocchia (Samuel ha già rimediato il primo stiramento stagionale, come da copione), dunque non c'è Mazzarri che tenga. Senza contare che Kovacic si è già inabissato in uno di quei misteriosi infortuni che capitano all'Inter: accreditato di una semplice contrattura 20 giorni fa, non è ancora rientrato perché si è appreso che aveva in realtà uno stiramento.

Quindi l'Inter che si oppone al Valencia è una poverissima cosa, gambe pesanti fin dall'avvio e nessuna brillantezza. Non vede palla per 7' finché Chivu non si distrae davanti alla sua area e viene punito dalla stangata di Banega che da 20 metri uccella Handanovic. La reazione non c'è, anzi c'è ma è quella di Banega, che al 12' impegna ancora Handanovic. L'Inter non ruba mai palla perché non ha interditori, a parte Cambiasso che ha raggio d'azione limitato, né è pericolosa in attacco perché la mal assortita coppia Palacio-Belfodil non riceve assistenza da un Guarin sempre passeggiante, e mai con la falcata intensa: vecchia storia.

Così arriva il 2-0 al 34', destro di Viera da fuori area sfiorato di testa da Andreolli e gol. Ripresa col 4-2-3-1 (Alvarez-Guarin-Palacio dietro Belfodil) ma di là il nuovo entrato Jonas fa festa: palo al 7' e gol del 3-0 al 12', su azione personale nel bel mezzo di una difesa inesistente. Icardi entrerà per Palacio, liberando Belfodil sulla fascia: da lì l'algerino mostra le uniche cose discrete della serata, cioè qualche interessante progressione palla al piede che però non porta gol, né occasioni. Piccole soddisfazioni di una piccola Inter. Che infatti becca il quarto al 90', ancora da Viera. Che figuraccia.

3. MILAN KO ANCHE CONTRO MOURINHO
Da "gazzetta.it"

Due gol subiti, il secondo in extremis, zero segnati, i grandi nomi finalmente in campo: fra Chelsea e Milan finisce come era probabilmente previsto, con Mourinho in finale a sfidare il suo recentissimo passato madrileno e il Milan qualificato per giocarsi il terzo posto in Guinness Cup contro il Galaxy. Allegri non ha commesso di nuovo l'errore fatto un anno fa sempre a New York contro il Real Madrid: ha messo in campo dall'inizio la formazione migliore possibile, almeno in questo momento, e soprattutto ha centellinato i cambi.

Non è bastato, perché gli inglesi sono più solidi, hanno qualità e vanno più veloci. Ma almeno il Milan ha evitato il monologo del Chelsea: pochi giorni fa, a Monaco, in poco più di mezz'ora ha subito 5 gol dal Manchester City. Questa volta, al Met Life Stadium, è stata un'altra storia.

tifosi vip - Quarantamila persone in tribuna e parterre de roi fra gli sky box e il bordo campo, nobilitati da Shevchenko, Abramovich e Paolo Maldini. Il Chelsea ha sfiorato il gol dopo quattro minuti con Ivanovic, di tacco, ma non è stato un rullo compressore, e il Milan, pur avvicinandosi alla porta una volta sola con Muntari, ha potuto respirare. La tranquillità si è rotta al 29' con De Bruijn, in un'azione partita con una palla persa da Antonini. Il Chelsea ha controllato, il Milan ha tenuto il campo, e si è andati avanti così fino al 45'. Nel secondo tempo, Allegri ha tolto Balotelli e Montolivo, che erano all'esordio, e si è visto. Dovranno lavorare ancora per arrivare al top, mentre De Jong ha ormai recuperato una grande continuità, e Poli, appena entrato in campo nel secondo tempo, ha dimostrato di essere duttile oltre che dinamico, schierandosi in una posizione più arretrata della solita.


CHELSEA AVANTI COSI' - Anche Mourinho ha fatto molti cambi, e la partita è andata avanti in equilibrio, anche se il Chelsea ha avuto più palle gol. Gli inglesi si sono accontentati di controllare e hanno raggiunto il raddoppio soltanto a tempo scaduto, con Schurrle. Fino a quel momento Abbiati aveva mantenuto aperto il match, compensando il qualche modo la scarsa ispirazione degli attaccanti. Alla fine il Milan va a Miami con la consapevolezza di una solidità maggiore di quella mostrata un anno fa da queste parti: gli uomini di Allegri si giocheranno il terzo posto contro il Galaxy mercoledì, alle 18.30 di Miami (0.30 in Italia).

FRECCIATE AI VIOLA -
"Siamo l'unica squadra italiana a giocare di mercoledì", dice Galliani, ben contento di poter commentare un risultato molto diverso dal famoso Milan-Madrid dell'agosto 2012. "Darei la palma del migliore a De Jong, ma abbiamo fatto una buona partita. Mi è piaciuto l'esordio di Silvestre, mi è piaciuto Poli e mi sono piaciuti i ragazzini".

Gli sono piaciute meno invece le parole della Fiorentina, ma l'amministratore delegato del Milan cerca di mantenersi diplomatico. "Abbiamo fatto un'offerta in tempi di mercato, non pensavo fosse un delitto di lesa maestà", commenta ironico. "Comunque non possiamo obbligare chi non vuole a cedere i suoi giocatori. A questo punto mi pare difficile che si possa concludere l'affare Ljajic. Aspetteremo con pazienza", conclude. Una pazienza che ormai il Milan ha messo in campo come strategia definitiva anche per l'operazione Honda.

BOA & ALLEGRI - "Certo che quando perdi 2-0 non puoi essere contento - le parole di Boateng - ma abbiamo fatto una buona partita, facendo pressione per almeno sessanta minuti. È mancato il gol, l'ultimo passaggio, ma anche in attacco abbiamo creato delle cose. E abbiamo ancora 15 giorni per prepararsi bene al preliminare di Champions League, questa è la cosa più importante". Così Allegri: "Sono più che soddisfatto della partita. Dal punto di vista tattico i ragazzi si sono comportati come avevo chiesto. Il risultato ovviamente non è positivo, ma siamo in progresso".


4. NAPOLI, PROBLEMI IN DIFESA: TUTTO SU SKRTEL

Da gazzetta.it
L'Emirates Cup ha confermato tutti i limiti della difesa napoletana. Ed allora, a Riccardo Bigon è stato dato mandato di pressare il Liverpool perché gli ceda Martin Skrtel, 28 anni, difensore della nazionale slovacca. L'ostacolo principale è rappresentato dall'ingaggio del giocatore, intorno ai 4 milioni di euro.

Ma la necessità di dare un assetto certo alla difesa spingerà Aurelio De Laurentiis a fare questo nuovo investimento. Tra l'altro, il tempo stringe e il direttore sportivo non potrà aspettare le cessioni di Fernandez e Gamberini: il rinforzo serve subito.

STOP MARTINEZ - Nelle ultime ore qualcosa s'è complicato nella trattativa tra il Napoli ed il Porto per Jackson Martinez, l'attaccante che Bigon sta provando ad ingaggiare. L'accordo col giocatore c'è, manca quello con il club che chiede i 40 milioni della clausola rescissoria, mentre il Napoli è fermo a quota 32. Da ieri, tuttavia, su Martinez ci sarebbe pure il Tottenham che, con i soldi che incasserà dalla cessione di Bale al Real Madrid, potrà pagare la cifra chiesta dai portoghesi. De Laurentiis a questo punto ritiene saltata l'operazione.

 

antonio conte vince lo scudetto con la juve antonio conte foto mezzelani gmt MAZZARRIMAZZARRI A CHELSEA NAPOLI Rafa Benitez foto.calciomercato.com.allegri.berlusconi MORATTI THOHIRERICK THOHIR AURELIO DE LAURENTIISJsky53 aurelio delaurentiisgrgrvrd22 aurelio delaurentiis compagniacine22 aurelio delaurentiis mo jaqueline