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ROSICATA OLIMPICA! - CARL LEWIS CRITICA USAIN BOLT: “FANTASTICO, PER CARITÀ, PERÒ IO LASCEREI CHE A DIRE CHE SONO LEGGENDA SIANO GLI ALTRI. IO NON MI SONO MAI DEFINITO L’ATLETA DEL SECOLO, LO HA DECISO LA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI ATLETICA...” - A QUALCUNO JE RODE DI NON ESSERE PIU' LA STAR...

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Gaia Piccardi per “Corriere.it

CARL LEWIS 2CARL LEWIS 2

 

The greatest, nonostante Bolt. Frederick Carlton Lewis detto Carl, 55 anni, figlio degli schiavi dell’Alabama e del vento, 9 ori olimpici (4 a Los Angeles ‘84) molto prima del Lampo.

 

Lewis cosa significa per lo sport la prima Olimpiade in Sudamerica?

«Una grande sfida, innanzitutto. Che mi pare vinta. La gente è accogliente, le gare belle, gli stadi funzionali. Certo non tutto è perfetto, ma fa parte del gioco. L’Olimpiade è del pubblico, che vuole vedere imprese ed eccellenza. Forse oggi non ce ne rendiamo conto, però io credo che quelli di Rio verranno ricordati come grandi Giochi».

 

Nonostante la violenza della città e i vuoti nello stadio dell’atletica?

Olimpionico Carl Lewis in tacchi a spillo Olimpionico Carl Lewis in tacchi a spillo

«Viviamo in un mondo pericoloso: puoi essere rapinato ogni giorno in qualsiasi posto, non solo a Rio. A Chicago lo scorso weekend ci sono state 60 sparatorie! I posti vuoti: forse con la crisi economica i biglietti non sono abbordabili per tutti, ma parliamo di chi c’è: l’energia negli stadi è fantastica, vedo spettatori entusiasti alla ginnastica, al beach, alla pallavolo, al basket... Sono ottimista: Rio 2016 resterà nella storia, mi creda».

 

L’atletica dei record è per forza un prodotto di qualità?

«I primati vanno presi per quello che sono. Ho visto il giovane Van Niekerk nei 400: portentoso, pura velocità. Mi piace perché corre decontratto, rilassato. E poi com’è magro! Non vedrai mai un giaguaro grasso: deve inseguire la gazzella e sfuggire agli altri predatori. Van Niekerk è un giaguaro magro».

CARL LEWISCARL LEWIS

 

Con i suoi migliori 100 (9’’86) e il suo miglior lungo (8,87 m) a Rio potrebbe essere argento e oro...

«La gente si aspetta che all’Olimpiade gli atleti producano solo prestazioni straordinarie ma non è sempre così. Siamo esseri umani, non macchine. Molto influiscono le innovazioni tecnologiche: la scarpa Nike di cui sono testimonial è una piuma, permette agli atleti letteralmente di volare. C’è margine su cui lavorare. Anche le tecniche di allenamento sono cambiate. Alla fine però quello che conta è andare veloci. Gli uomini delle caverne non badavano allo stile: correvano per mettersi in salvo e basta».

 

Lei Bolt non lo ha mai amato troppo ma tocca esprimersi sul terzo oro in tre Olimpiadi. E stanotte ci sono i 200.

BOLT E DE GRASSE 200 METRI RIO 3BOLT E DE GRASSE 200 METRI RIO 3

«Fantastico, per carità, però io lascerei che a dire che sono leggenda siano gli altri. Solo la storia definisce la vera grandezza. Quando nel ‘96 mi sono ritirato non mi sono chiesto cosa le gente pensasse di me: non mi metterei mai la medaglia di migliore da solo.

S’immagina LeBron James proclamare al mondo di essere leggenda dopo aver vinto il titolo Nba? Impossibile. Quello è un lusso che noi americani lasciamo volentieri agli altri. Fu la Iaaf a decidere che Carl Lewis era l’atleta del secolo, non io».

 

bolt visto dal traguardobolt visto dal traguardo

Antidoping contro doping, Russia fuori: il solito gioco a guardia e ladri.

«Il punto non è sconfiggere il doping. È questione di cultura. È una sfida individuale per gli atleti. Il vero problema dell’atletica è che non esiste più una classe media: i meeting spariscono, i giovani non sanno come emergere, ci sono le stelle planetarie ma dietro c’è poco».

 

Come possiamo essere sicuri che chi vince a Rio è pulito?

«Come posso essere sicuro di conoscere lei? E che ciascuno nel suo ruolo stia facendo il possibile? Il mondo non è perfetto, nemmeno l’atletica. Quando sono arrivato in questo ambiente facevo parte di un gruppo di giovani americani con Jackie Joyner e Michael Johnson. Insieme abbiamo cambiato l’atletica, traghettandola verso il professionismo di alto livello».

bolt sorride in gara a riobolt sorride in gara a rio

 

Ne ha pagato il prezzo o sono stati solo onori?

«Ho pagato eccome. Molta gente diceva: a me quel Carl Lewis non piace. Perché dicevo quello che pensavo e facevo cose, dentro e fuori la pista, che nessuno si era mai permesso. Cose giuste per lo sport. Chi si incarica di rendere migliore l’atletica senza badare al proprio tornaconto oggi?».

 

A Rio hanno fischiato Justin Gatlin.

Jat2004 gatlinJat2004 gatlin

«Fischi inappropriati. Me la prendo con i leader dello sport: sono loro che l’hanno dipinto come il cattivo della situazione. Ma le regole, poter tornare dopo la squalifica, non le ha fatte Gatlin. Le ha solo seguite. È questa la sua grande colpa? Non vi piacciono le regole? Cambiatele».

 

Lei è testimonial di Los Angeles 2024: cosa avete più di Roma?

«Roma è una città favolosa, la amo e ci tornerò a ottobre come ambasciatore dell’Onu. Ma Los Angeles è perfetta per i Giochi 2024: perché è casa mia, perché ha la cultura sportiva, perché l’80% della popolazione li vuole, a differenza dell’Italia. Io nell’84 c’ero: so cosa possiamo fare e ciò che un’Olimpiade rappresenterebbe per le nuove generazioni».

 

Se Donald Trump diventasse presidente Usa, addio Olimpiade.

bolt e gatlin bolt e gatlin

«Non succederà. Glielo garantisco: quella persona, mi rifiuto persino di nominarla, non diventerà mai presidente. Avremo per la prima volta nella storia una presidentessa donna, Hillary Clinton. E mia nipote, che nasce a fine mese, potrà dire: se ce l’ha fatta Hillary posso provarci anch’io».

 

Carl Lewis for president.

«Non potrei mai: io detesto lavorare! Alla University of Huston alleno i ragazzini ma poi voglio la mia vita, il mio tempo. Ho dato tutto negli anni 80, senza risparmiarmi. E penso di essermi guadagnato il privilegio di essere, ora e per sempre, Carl Lewis».