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1. IL TIFOSO PRIVATO PUÒ SCHIERARSI CON LEI, IL PRESIDENTE NO
Roberto De Ponti per il “Corriere della Sera”
Chiunque è libero di dire che Carolina Kostner era solo una donna innamorata che ha difeso il proprio uomo. Chiunque può sostenere, con uno sforzo di fantasia, che la portabandiera azzurra a Torino 2006 non sapeva che il suo ex fidanzato, il reo confesso Alex Schwazer, facesse uso di sostanze dopanti.
Chiunque può protestare contro un sistema che vuole trasformare Carolina nella grande peccatrice, mentre l’uomo che teneva in frigo l’Epo si prepara per marciare su Rio 2016. Chiunque abbia buon senso può invocare una riduzione rispetto alla richiesta di squalifica di 4 anni e 3 mesi. Chiunque. Tranne una persona: il presidente dell’ente che in un processo per complicità con un dopato deve difendere l’indipendenza dei giudici.
2. CASO KOSTNER - STAVOLTA SCIVOLA MALAGÒ
Paolo Brusorio per “la Stampa”
Talvolta l’euforia gioca brutti scherzi. E in questi giorni di euforia deve averne respirata tanta il presidente del Coni Giovanni Malagò. Il nome di Roma ha fatto il giro del mondo e non per gli scandali ma per la candidatura ai Giochi 2024. Bisogna però stare attenti all’alta quota, fa girare la testa. «Cosa avrei detto io agli ispettori che cercavano il mio fidanzato? Avrei detto “no, non c’è, se fossi stato convinto che non sarebbe stato un problema. Che poi è quello che ha pensato lei».
Lei è Carolina Kostner, il fidanzato di allora è Alex Schwazer e la questione riguarda la ormai famosa testimonianza (falsa) con cui la stella del ghiaccio ha coperto il marciatore. Parole che le sono costate una richiesta di squalifica (vero, spropositata), da parte della procura del Coni di quattro anni. Il numero uno dello sport italiano, ospite di «Un giorno da Pecora» su Radio2, si dice in grandissimo imbarazzo nel parlare della vicenda, e fin qui ci sta, ma poi piazza una gaffe alla Tavecchio inammissibile per il ruolo che ricopre.
ALEX SCHWAZER SPONSOR KINDER FERRERO
Non fosse che Carolina Kostner non poteva non sapere: non che Schwazer si dopasse (e infatti non è questo che la Procura le contesta) ma che se si presenta un emissario della Wada l’atleta è tenuto a sottoporsi al controllo; che se lo stesso atleta dà un indirizzo di reperibilità (in quel caso, l’abitazione di Carolina a Oberstdorf) negarne la presenza contravviene un codice che la pattinatrice aveva sottoscritto.
Identica cosa («avrei fatto come Carolina se ci fosse stato di mezzo il mio fidanzato») aveva detto Tania Cagnotto in un’alleanza da rima baciata, Malagò però non è un atleta: ha il diritto di stare vicino a un simbolo dello sport italiano ma se ne giustifica il favoreggiamento passa dalla parte del torto. Insomma, stavolta a scivolare sul ghiaccio è stato il presidente del Coni: non un bello spettacolo.
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