LA CINA E’ VICINA. AL MILAN! - BLITZ DI MARINA BERLUSCONI PER CEDERE IL CLUB A UNA CORDATA DI IMPRESE VICINE AL GOVERNO DI PECHINO - I MANAGER FININVEST INSISTONO PER RIDURRE LE SPESE SPORTIVE - SE RE SILVIO NON VUOLE ABDICARE, BARBARA B. SUL PIEDE DI GUERRA

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Enrico Currò e Luca Pagni per “la Repubblica”

 

Il tramonto di Mister Bee l’aveva già dipinto Berlusconi in persona domenica scorsa, nella notte del vittorioso derby con l’Inter. Ma in questo uggioso week-end d’inverno è arrivata la sorpresa: il clamoroso blitz degli uomini Fininvest, che custodiscono assieme alla figlia Marina (presidente della holding) la cassaforte di famiglia.

 

Hanno messo sul tavolo l’alternativa per la cessione del Milan: una cordata di imprese cinesi, controllate dal governo di Pechino.

 

La prospettiva è così concreta che sottotraccia, nel chiuso di uno studio legale internazionale del centro di una Milano sonnacchiosa, si è già tenuto un incontro non interlocutorio tra le parti: da un lato Fininvest, proprietaria del 99% delle azioni del club rossonero, dall’altro gli ancora misteriosi cinesi.

 

MARINA E BERLUSCONIMARINA E BERLUSCONI

La svolta sarebbe storica. A differenza della trattativa col broker thailandese, che avrebbe lasciato la maggioranza all’attuale proprietario, la nuova operazione potrebbe infatti portare alla fine dell’era calcistica berlusconiana, ormai vicina alla celebrazione del trentennale di giovedì prossimo. Non si tratta di una novità assoluta.

 

Il dossier era già stato proposto prima dell’estate scorsa all’ex Cavaliere. Il quale, però, non lo aveva preso in considerazione: in quel momento preferiva percorrere la strada della trattativa con la cordata di Bee Taechaubol, col quale aveva firmato in agosto in Sardegna l’accordo preliminare per la cessione del 48% a 480 milioni. Il prezzo offerto dalla cordata cinese era considerato troppo basso.

SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA

 

In verità, a quanto è stato possibile ricostruire, questo resta il nodo della vicenda. Partendo da una valutazione attorno a un miliardo di euro, non sarà facile per Berlusconi accettare una proposta che si aggirerebbe sui 600 milioni. Il secondo e non meno complicato ostacolo si chiama governance, come si usa dire nel linguaggio delle società per azioni: ovvero, chi è destinato a comandare.

 

berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta   3berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 3

Berlusconi preferirebbe imbarcare soci di minoranza almeno in una prima fase, mantenendo il ruolo di deus ex machina del Milan. Ma la controparte – in nome di in investimento non indifferente – vuole prendere subito la maggioranza, concedendogli di rimanere presidente onorario e di affidarsi per la parte sportiva al suo braccio destro calcistico Galliani, almeno fino alla scadenza del contratto dell’attuale amministratore delegato.

 

Sempre nel dopo derby, Berlusconi aveva parlato di ulteriori proposte, di cui fonti vicine a Fininvest confermano l’esistenza. La holding continua inoltre a sostenere che la pista Bee non è ancora del tutto chiusa. Questo quadro, in apparenza aperto a più strade, può trovare spiegazione negli equilibri familiari.

 

MILAN BERLUSCONIMILAN BERLUSCONI

Non è un mistero che Marina, con il fratello Piersilvio, voglia sgravare Fininvest del fardello Milan, per liberare risorse da destinare a Mediaset in difficoltà e a nuove avventure imprenditoriali, come la fusione tra Mondadori e Rcs Libri.

 

L’obiettivo è di convincere il padre ad accettare l’offerta, per quanto al ribasso, della cordata cinese: si realizzerebbe comunque una plusvalenza, rispetto ai valori di carico in bilancio. L’ultima parola ora spetterà al patriarca, che per primo individuò la Cina come potenziale mercato di 1,4 miliardi di clienti. Re Silvio non vuole abdicare.

 

MARINA BERLUSCONi MARINA BERLUSCONi

Dopo avere accreditato Mister Bee come il collettore di un gruppo di misteriosi uomini d’affari asiatici disposti a versare a Fininvest una cifra stratosferica, senza sapere quanti di quei soldi sarebbero poi stati effettivamente reinvestiti per la squadra e senza scalfire l’assetto dirigenziale attuale con i due Ad Barbara Berlusconi e Galliani in perenne battaglia, ha visto le prime crepe dell’affare: l’inchiesta della magistratura milanese su Tax & Finance (l’advisor di Lugano scelto per la transazione) e il crollo delle Borse asiatiche, su una delle quali (presumibilmente Hong Kong) il club avrebbe dovuto essere quotato entro un paio d’anni.

 

BERLUSCONI MILAN COPPEBERLUSCONI MILAN COPPE

Nell’ultima riunione di famiglia ad Arcore aveva prospettato la linea obbligata per la prossima stagione, minimalista: budget limitato a 50 milioni, autarchia, squadra impostata sui giovani e sugli italiani. Dopo il derby, malgrado il 3-0 all’Inter, era parso insolitamente poco incline ai festeggiamenti: aveva ammesso con disincanto gli ostacoli sulla pista Mister Bee.

 

Ora arriva la nuova trattativa, per il tramite della stessa banca mediatrice del passaggio della maggioranza dell’Inter da Moratti all’indonesiano Thohir. Il trentennale di giovedì prossimo non potrà sfuggire alla malinconia