GLI STUNT MEN DEL BARCELLONA – RECORD DI CARTELLINI ROSSI A FAVORE IN CHAMPIONS, ANCHE IL TECNICO DEL CELTIC (DOPO MOU, WENGER E ALLEGRI) PROTESTA: “SIMULATORI”

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Jacopo D'Orsi per "La Stampa"

L'ultimo a lamentarsi è stato il rosso Neil Lennon: «Il fallo di Brown non era da espulsione, non capisco la decisione dell'arbitro e nemmeno Neymar: non fa un favore a se stesso comportandosi in quel modo». L'allenatore del Celtic aveva appena giocato e perso in inferiorità numerica contro il Barcellona, un film già visto da tanti suoi colleghi in Champions League.

La sottile linea rossa che separa il «més que un club» dal resto della compagnia da martedì sera ha anche una traduzione numerica: 23 espulsioni a favore in 185 partite dal '92 oggi. Una ogni otto match, più di ogni altra squadra nella storia del torneo. Un vantaggio non da poco, visto che l'ultima squadra in 10 a battere il Barcellona fu la Juve nel 2003 al Camp Nou, quarti di finale, fuori Davids e impresa di Zalayeta ai supplementari.

Chi si è fermato col rosso ha spesso gridato al complotto. In principio, chi se non lui?, fu Mourinho. La sceneggiata di Neymar, che al Celtic Park pareva in fin di vita dopo il contatto con il capitano degli scozzesi, ricorda quella di Busquets, «accarezzato» da Thiago Motta nella semifinale 2010 con l'Inter. Rosso dopo 28' (De Bleeckere), ovvio, ma i nerazzurri arrivano lo stesso alla notte del trionfo di Madrid. Altre volte con lo Special One protagonista fu il finimondo: nel 2005, ottavi di andata con il Chelsea, rosso a Drogba (Frisk) e attacco a Rijkaard: «È entrato nello spogliatoio dell'arbitro». L'anno successivo, stesso turno, fuori Del Horno (37', Hauge), per un fallo sul giovanissimo Messi, già allora definito «ottimo attore». Ma il meglio Josè l'ha dato nel 2011 - stavolta con il Real - dopo la razzia blaugrana al Bernabeu, semifinale, sempre andata.

La notte dei famosi «porqué?», spianata dalla discussa espulsione di Pepe (61', Stark). Mou parlò di «potere» del Barcellona, associandolo fantasiosamente alla scritta che allora gli avversari portavano sulle maglie, Unicef: «Il calcio alle volte mi fa un po' schifo - disse - mi chiedo da dove venga tutta questa loro forza. Con un gol al ritorno possiamo riaprirla, ma ci ammazzerebbero un'altra volta». Il Barça lo denunciò all'Uefa.


Oggi lo sponsor è un altro ma i rossi a favore continuano ad arrivare, dunque Mourinho non aveva ragione. Detto che anche monsieur Wenger trasalì due anni fa per la cacciata di Van Persie al Camp Nou negli ottavi («Una vergogna»), e tanti altri allenatori, da Hiddink ad Allegri, hanno passato i dopogara con il Barça a sbollire la rabbia, il fascino dei blaugrana anche nei confronti degli arbitri si può spiegare essenzialmente con la loro qualità, sia di gioco sia di tecnica individuale. Il possesso palla infinito, nonostante l'era del tiki-taka sia al tramonto, costringe gli avversari a passare il tempo cercando di recuperarla, con il rischio di esporsi a interventi pericolosi o brutte figure, che spesso oltretutto portano a una reazione. Chi affronta il Barcellona quasi sempre si difende e può essere molto pericoloso contro fenomeni come Xavi, Iniesta e Messi. Per i quali ci sta anche un minimo di protezione: in fondo allo stadio si va per vedere gente così.

 

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