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CLIC! ALL’ACCADEMIA D’UNGHERIA DI ROMA, UNA MOSTRA RIPERCORRE LA PRODUZIONE FOTOGRAFICA DI LASZLO MOHOLY-NAGY, PADRE NOBILE DELL’USO DELLA PELLICOLA NELLA COMUNICAZIONE DI MASSA – ANTONIO RIELLO: “DI FRONTE A QUESTE FOTO SI PROVA LA SENSAZIONE, ORMAI RARISSIMA, CHE LE ARTI POSSANO INFLUIRE SUI PROGETTI DELLA POLITICA. QUESTO ACCADE QUANDO VENGONO SVILUPPATI DEI LINGUAGGI VISIVI AD HOC. CI VUOLE TALENTO E FATICA. I SOLITI PLEONASTICI ‘COMIZI D'ARTISTA’ SEMBRANO DECISAMENTE MENO EFFICACI…”
Antonio Riello per Dagospia
Nei primi decenni del Novecento l'uso dell'immagine fotografica nella comunicazione di massa ha due padri nobili. Uno è Aleksandr Rodcenko (russo) e l'altro László Moholy-Nagy (ungherese).
Gabriella Csizek ha curato una mostra proprio sulla produzione fotografica di Moholy-Nagy all'Accademia d'Ungheria di Roma, che si trova nella centralissima Via Giulia (questo è un cortese avviso per tutti i flaneur che popolano Campo de Fiori e Piazza Farnese).
Il nostro personaggio nasce nel 1895 a Bacsborsod nell'Impero Austro-Ungarico. Il suo cognome anagrafico era Weisz. Studia a Budapest e partecipa alla Prima Guerra Mondiale.
E' un giovane convinto che le Arti hanno lo scopo di realizzare un Mondo più giusto: la missione è rendere migliore la vita a tutte le persone, non solo a pochi abbienti collezionisti. Una vocazione socialista che dà senso agli sforzi e alle delusioni dell'artista. Non cambierà mai le sue idee.
Dopo i tumulti che accompagnano nel 1919 la breve vita della Rivoluzione Ungherese, si sposta a Berlino dove si impratichisce all'uso della macchina fotografica. Tra i suoi compagni di esperimenti c'è anche Man Ray.
I suoi interessi spaziano tra fotografia, grafica, disegno, architettura, cinema e industrial design. Moholy-Nagy ritiene che le diverse discipline creative debbano essere un complesso integrato in perenne dialogo. Invitato da Walter Gropius, insegna al Bauhaus di Dessau.
Poi di nuovo alcuni anni molto intensi a Berlino. Con la presa del potere dei nazisti nel 1933 si rifugia ad Amsterdam. Ma un'altra guerra è alle porte e poco dopo, prudentemente, raggiunge Londra dove collabora ad alcune riviste e lavora in collaborazione con un altro ungherese illustre, Gyorgy Kepes.
Nel 1937 si trasferisce a Chicago dove morirà nel 1946. La sua orazione funebre fu officiata dallo stesso Walter Gropius. La sua influenza è stata decisiva e duratura: una figura imprescindibile per chi si occupa di grafica.
Le opere in mostra a Roma (circa un centinaio e tutte in Bianco/Nero) si squadernano seguendo le varie fasi della sua vita. Momenti di vita famigliare. Alcuni notevoli autoritratti.
Una ricca documentazione sulla stagione a Dessau. C'è un intrigante ritratto di Oskar Schlemmer (i suoi costumi e le sue coreografie appartengono alla Storia). E una curiosa foto che riprende da sotto un terrazzo della cosiddetta "Casa dei Maestri" del Bauhaus.
Si intravede una struttura muraria già in parziale degrado: anche il più sacro dei miti dell'Architettura razionalista mostra le sue piccole magagne (l'edificio, progettato personalmente da Gropius, era stato costruito solo pochi anni prima). Evidentemente c'era qualche impresa edilizia che barava anche ai tempi della Repubblica di Weimar.
Le più interessanti sono comunque le foto che coniugano le atmosfere espressioniste con la razionalità del Costruttivismo. Un Umanesimo capace di convivere (magari anche litigando) con lo strapotere della Tecnologia. Altre opere presentano varie forme di sapiente manipolazione grafica: il collage e il ritocco (i gloriosi antenati analogici di Photoshop).
In mostra uno dei suoi film, "Un Gioco di Luci: Nero, Bianco e Grigio" del 1930.
Nell'ultima stanza una corposa installazione in metallo presenta una raccolta ragionata dei lavori più iconici ed incisivi del maestro.
Un privilegio poterli ammirare con un unico sguardo. Di fronte a queste foto si prova la sensazione - ormai rarissima - che le Arti possano influire sui progetti della Politica. Questo accade quando vengono sviluppati dei linguaggi visivi ad hoc. Ci vuole talento e fatica. I soliti pleonastici "comizi d'artista" sembrano decisamente meno efficaci.
MOHOLY-NAGY
ACCADEMIA DI UNGHERIA in Roma
Palazzo Falconieri, Via Giulia 1, Roma
fino al 28 Febbraio 2026
mn 14
laszlo moholy nagy
mn 04
laszlo moholy nagy
mn still life from film 1930
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mn 18 bauhaus
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accademia d'ungheria in roma
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ritratto di oskar schlemmer
palazzo falconieri roma
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