adriano panatta nicola pietrangeli

“CO’ TE BISOGNA AVÉ PAZIENZA, NON SO QUANTE VOLTE GLIEL’HO DETTO” – PANATTA RICORDA NICOLA PIETRANGELI E CERTE SORTITE SU SINNER “CHE VENIVANO DA QUELL’UMANISSIMO BISOGNO DI NON SENTIRSI SUPERATO DALLA STORIA”: “GLI DICEVO: ‘MA COME TI VA DI METTERTI A CONFRONTO CON JANNIK? DATTI PACE…”. E LUI: “NON MI HANNO CAPITO” - RIPETEVA CHE LA SUA CACCIATA DA CAPITANO DI COPPA FU UN “TRADIMENTO” E FINIVA PER TIRARMI IN BALLO. E IO: ‘ARIDAJE NICÒ, ERA LA SQUADRA CHE NON TI VOLEVA PIÙ’.ACCIDENTI ALL’ETÀ, CHE DISTRUGGE LE PARTI MIGLIORI DI COME SIAMO STATI” – LA BATTUTA DI PIETRANGELI AL PAPA’ DI PANATTA QUANDO AL TENNIS CLUB PARIOLI ANNUNCIO' LA NASCITA DI ADRIANO: “SEI DIVENTATO PADRE! E CHISSENEFREGA NON CE LO METTI?”

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Adriano Panatta per il Corriere della Sera - Estratti

 

NICOLA PIETRANGELI STADIO FORO ITALICO

Rischierei di fare un torto a Nicola, se mi limitassi a dire che ho perso un amico. Eppure, nel corso delle tante storie comuni che potrei raccontare, delle volte infinite in cui ci siamo trovati dalla stessa parte della barricata, o al contrario, ai poli opposti di una polemica, l’amicizia non è mai venuta meno, un legame a suo modo curioso, ma unico e indistruttibile.

 

La verità è che uomini come lui appartengono a categorie particolari, forse speciali, e non sono mai identificabili con una sola parola, anzi, ne esigono molte, perché rappresentano più cose insieme ed entrano nella vita degli altri da protagonisti. Ti possono piacere o meno, puoi condividerli o respingerli, ma ignorarli mai, non è possibile.

 

PANATTA NICOLA PIETRANGELI

Credo che un Pietrangeli ci sia sempre stato nella mia vita, qualche volta facendo appena capolino, o solo per l’implacabile gusto di dare corpo a una battuta, altre in modo plateale, o più etereo, con i suoi gesti, le sue frasi da reginetta della festa. E alla fine, negli ultimi giorni in cui lo sapevo malato, e ci siamo sentiti, con un pensiero, o una frase detta in tivù, nella speranza che gli arrivasse, e la sentisse.

 

C’era quando nacqui, e mio padre, orgoglioso della sua prima paternità, volle annunciarlo a tutti i tennisti del Parioli. «Lo sapete? Sono diventato padre!». «E chissenefrega non ce lo metti?», la replica di Nick.

 

C’era a Formia, quando studiavamo da tennisti con papà Belardinelli.

 

NICOLA PIETRANGELI STADIO FORO ITALICO

«Allora, ragazzi, oggi fate due palle con Nicola...». Io aspettavo il momento, e poi via, andavo a rete. E lui: «...A ragazzì, ma che fai? M’attacchi?».

C’era agli Assoluti, quando lo sconfissi, e subito dopo quando andammo insieme all’estero per qualche torneo di cui c’importava pochissimo, perché facevamo i fighi tra attori e modelle, e lui lì era davvero il Maestro, mentre io solo l’allievo che prometteva bene. C’era quando vinsi Roma e Parigi, e quando andammo in Cile per la finale della Davis, che lo vide battersi in decine di trasmissioni televisive. E dopo, più avanti, di nuovo a Parigi, quando ci faceva piacere andare a cena con Lea Pericoli.

 

Era uno, Nicola, che diceva sempre ciò che pensava, solo che gli uscivano frasi più simili a epitaffi, e in tanti s’incazzavano. Ma era romano, che ce volete fa?

NICOLA PIETRANGELI

 

Nato in Africa, ma romano vero. Condividevamo una dote rara: non conoscevamo l’invidia, per nessuno. Non faceva parte del nostro modo di essere… Accidenti all’età, che distrugge le parti migliori di come siamo stati.

 

Negli ultimi anni alcune sue dichiarazioni sono suonate meno comprensibili, a volte stonate, altre inutili. Su tutte certe sue sortite su Sinner, che venivano da quell’umanissimo bisogno di non sentirsi superato dalla Storia.

 

«Co’ te bisogna avé pazienza», non so quante volte gliel’ho detto. «Ma come ti va di metterti a confronto con Sinner, ti ha superato, e allora? Non sei contento? Datti pace…». «Non mi hanno capito», si lamentava, «quel ragazzo è fortissimo, una meraviglia, io volevo solo dire che la strada resta lunga, perché così è nello sport, e non voglio che Sinner lo dimentichi mai». Eh, d’accordo, ma se lo dicevi così non era meglio? Niente, «co’ Nicola bisogna avé pazienza».

 

panatta pietrangeli

Come quando ripeteva che la sua cacciata da capitano di Coppa fu un «tradimento», e finiva per tirarmi in ballo. «Aridaje Nicò, era la squadra che non ti voleva più. Io cercai di farli ragionare, ma la decisione era presa, e davvero non mi potevo mettere contro i miei compagni, non l’avrei fatto mai». Eh, sì, vabbè…

 

In quegli anni lontani, in cui il tennis ci mise di fronte, gli appassionati italiani e più ancora la stampa intravidero una rivalità che le differenze di età e quelle relative all’ambito del nostro essere sportivi di professione (lo fu anche lui, malgrado la sua resistenza nel restare dilettante fino all’avvento del Tennis Open) di fatto rendevano impossibile.

nicola pietrangeli

 

Ci sfiorammo, e mi fu utilissimo farlo.

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