NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Valerio Piccioni per “la Gazzetta dello Sport”
Il Napoli esulta. Stavolta non in campo, ma negli spogliatoi dello stadio Maradona quando arriva la notizia del ribaltone. Il Collegio di garanzia dello sport sfratta dalla classifica di serie A il 3-0 a tavolino per la Juve del 4 ottobre, restituisce il punto di penalizzazione accessorio decretato dalle sentenze di primo e secondo grado, e dice: questa partita va giocata. Quando è un bel punto interrogativo. Di certo non tanto presto: impossibile far saltare le sfide di Coppa Italia del 13 gennaio, stessa cosa per la Supercoppa del 20 gennaio, con una data blindata dai contratti con le emittenti televisive all' estero. Per ora prevale la formula «a data da destinarsi».
Al momento attuale, caselle libere non ce ne sono, le uniche disponibili sono a maggio. Ma in ogni caso il colpo di scena basta e avanza per la giornata. Franco Frattini e i suoi colleghi decidono che le ragioni del pronunciamento delle autorità sanitarie locali valgono più del protocollo, nella parte della quarantena soft, la famosa norma-polizza che consentì la ripartenza del vecchio campionato a giugno e che ancora oggi permette al calcio professionistico di aggrapparsi alle deroghe senza fermarsi in caso di positività come succede per il resto dei cittadini.
Il dibattimento vola via in un' ora. Le tesi chiave dei precedenti giudizi - l' assenza di forza maggiore per il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea, l' esistenza di una «scelta volontaria, se non addirittura preordinata della società ricorrente» a stare alle parole della Corte sportiva d' appello presieduta da Piero Sandulli - vengono cancellate. I legali del Napoli, Mattia Grassani ed Enrico Lubrano, costruiscono il ricorso, preceduto da un' abbondante memoria, su due filoni.
Punto primo: non c' è una fase uno o una fase due nella vicenda, una Asl buona che aveva dato il permesso e una cattiva che lo negò fuori tempo massimo. Punto secondo: l' assenza di movente. Il Napoli non avrebbe avuto motivi per non giocare. Una posizione sostenuta anche dalle parole di Aurelio De Laurentiis: «C' era tutto l' interesse - dice il presidente del Napoli davanti ai giudici - a incontrare Pirlo in quel momento perché era all' inizio della sua carriera da allenatore e dunque poteva anche non portare sul campo una Juventus pericolosa».
Grassani dice che il non andare a Torino «non fu una scelta, ma un obbligo. Il Napoli voleva giocare e ci sono i documenti a dimostrarlo. Sabato 3 ottobre l' autobus stava per partire per raggiungere l' aeroporto, solo in quel momento il capo di gabinetto della regione Campania ha comunicato che la squadra era tenuta a non allontanarsi». Il tentativo (riuscito) è dunque quello di spostare lo spartiacque della vicenda: il no alla partenza, questo hanno detto i legali convincendo evidentemente i giudici, è da collocare temporalmente già al sabato pomeriggio.
E solo da quel divieto discende la decisione di disdire il volo e i tamponi dell' indomani mattina a Torino. «E poi, se non ci fosse stata la volontà di giocare - ha spiegato Lubrano - perché contattare ripetutamente le autorità sanitarie anche nella giornata di domenica? Se avessero risposto positivamente, ci sarebbe stato il tempo per raggiungere Torino».
Peraltro un assist al ricorso veniva anche dall' avvocato Alessandra Flamminii Minuto, procuratore nazionale dello sport, che parlava di «passo più lungo della gamba» da parte della Corte sportiva d' appello.
Boato degli spogliatoi del Maradona a parte, la decisione del Collegio di garanzia scatena l' esultanza di presidente, sindaco e governatore. «Viviamo in un Paese dove chi rispetta le leggi non può essere condannato. E il Napoli segue sempre le regole», scrive De Laurentiis in un tweet. Per Luigi De Magistris «giustizia è fatta, ora si gioca a calcio e si va a vincere sul campo». Anche Vincenzo De Luca osserva che «si ripristinano i valori della lealtà sportiva, clamorosamente violati dalle precedenti sentenze». Sull' altro fronte, la Juventus accoglie all' inizio in silenzio la sentenza. Il club bianconero non si era costituito in giudizio sin dall' appello.
Quindi niente sconfinamento al Tar. In serata, però, c' è una prima reazione: «Noi siamo sempre stati estranei e indifferenti alla vicenda - dice Fabio Paratici, responsabile dell' area sportiva della Juventus, a Sky Sport - «Quando ci diranno di giocare, andremo a giocare e porteremo il pallone. Detto questo, c' eravamo anche il 4 ottobre» .
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