DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Da gazzetta.it
Il Milan fa il suo dovere anche a Cagliari, ringrazia la buona sorte e prosegue una corsa che in questo momento sembra inarrestabile. Nel “sabato dello scudetto” i rossoneri si impongono 1-0 in Sardegna grazie a un gol di Bennacer, difendono il primato solitario in classifica, tengono a bada il Napoli (che resta a -3) e, soprattutto guadagnano altri due punti sull’Inter – ora a -6 –, fermata dalla Fiorentina. Il Diavolo, dopo aver sprecato due occasionissime nel primo tempo, ha fatto sua la partita nella ripresa con un bellissimo tiro al volo di Bennacer.
Un gol molto pesante nella corsa per lo scudetto. Il Cagliari ha provato a imbrigliare il Milan, e nel primo tempo ci è anche riuscito per un po’, ma il vero grande pericolo – l’unico – l’ha creato al 90’, quando Pavoletti ha colpito la traversa di testa. Tensione dopo il fischio finale. Milan che si appresta a trascorrere una sosta in grande serenità, e attenzione alla ripresa del campionato: ci saranno Milan-Bologna, Juve-Inter e Atalanta-Napoli.
L’ALIBI BROZOVIC NON REGGE PIÙ
Luca Taidelli per gazzetta.it
Se nelle ultime 7 giornate di campionato hai battuto solo la Salernitana e messo insieme la miseria di 7 punti, l’alibi dell’assenza di Brozovic e delle occasioni sprecate non regge più. L’Inter si sta disgregando e al momento più che pensare allo scudetto deve ringraziare la frenata dell’Atalanta in chiave quarto posto. Non è semplice analizzare il crollo della squadra che aveva dominato il girone d’andata. Di sicuro pesa il fatto che gli avversari abbiano ormai preso le misure al gioco di Inzaghi. Ma c’è dell’altro.
UGUALE A SE STESSA
Nemmeno alla terza uscita senza il ‘volante’ Brozovic, Inzaghi ha cambiato lo spartito. Dopo Barella e Vecino, in regia stavolta ha adattato Calhanoglu. Ma il problema ormai prescinde dall’assenza di Epic, perché gli avversari hanno trovato un modo di asfissiare anche il croato, rendendo maledettamente complicata l’uscita palla. Anche l’arma Perisic viene ultimamente disinnescata da marcature quasi a uomo. Non avere alternative tattiche per sparigliare il mazzo sta diventando un limite pesante per un tecnico che era andato ben oltre le aspettative ma che resta senza esperienza di lotta scudetto.
I PRIMI TEMPI
Questo porta al problema dell’approccio alle gare. Con l’eccezione dell’illusorio 5-0 alla Salernitana, nelle ultime sei uscite di campionato l’Inter non è mai andata in vantaggio. E troppo spesso ha iniziato male le partite. Portare i giocatori in campo con il sangue agli occhi è uno dei compiti dell’allenatore. Le rimonte dell’andata non riescono più, ora al massimo fruttano pareggi che sono mezze sconfitte, anche perché le rivali hanno preso a macinare punti. Con il venir meno dei risultati e a questo punto anche del gioco, la squadra poi sembra meno compatta.
CAZZIMMA E CONVINZIONE
Malgrado la reazione d’orgoglio nei secondi tempi, manca la famosa cazzimma. E anche contro la Viola in troppi sembravano andare per conto proprio. La squadra per la verità - lo dicono le mille statistiche di un match che però non possono raccontare sino in fondo certe situazioni di campo - non corre tanto meno di prima. Però corre male, si aiuta e si cerca con meno convinzione.
Sono in aumento le braccia allargate per il passaggio sbagliato di un compagno (stasera su livelli record) invece che gli scatti in più per rimediare a una situazione sfavorevole. Senza dimenticare che quello che (ora con più fatica) viene creato non sempre è finalizzato al meglio. Le rivali stanno sprintando con i killer Giroud, Osimhen e Vlahovic, mentre Lautaro e Dzeko hanno caratteristiche e meriti diversi, ma non sono degli animali da area di rigore. Mancano i gol sporchi e stupidi. Quelli che spesso fanno la differenza.
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