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Enrico Currò per “la Repubblica”
ANTONIO CONTE CON GLI OCCHIALI
Derubricato pochi giorni fa a gonfiatura mediatica di una battuta del team manager Oriali, l’annuncio troppo precoce del presidente federale Tavecchio sul rinnovo del contratto di Conte fino al 2018 non appare più fuori luogo. È l’effetto del convincente pari degli azzurri in casa della Croazia, che assimila sempre più la figura dell’attuale ct a quella del suo predecessore più tormentato: Sacchi interpretò il ruolo con lo stesso furore, dividendo tifosi e critica col progetto di rivoluzionare la Nazionale.
ANTONIO CONTE E CARLO TAVECCHIO
E al di là dell’inchiesta di Cremona, che pesa ancora sulle scelte future del commissario tecnico, la Figc vorrebbe prolungare l’orizzonte oltre l’Europeo: le remore dipendono da urgenze di altra natura – in particolare dal caso Lotito - che impediscono all’attuale dirigenza decisioni a lunga scadenza. Ma la non semplice missione resta in agenda: tentare il perfezionista Conte con la prospettiva di una programmazione mirata fino al Mondiale russo. Tavecchio pensa che nessuno, tra i potenziali sostituti, sarebbe in grado di contrastare con la stessa efficacia l’inarrestabile impoverimento del serbatoio cui attinge la Nazionale.
Uno studio recente di Opta, tra i temi del maxi-convegno di 3 giorni sullo stato del movimento organizzato dalla Figc nel prossimo week- end a Cesena, attesta il problema: negli ultimi 5 anni in serie A la percentuale dei convocabili è precipitata dal 54,2 al 44,5% e quella dei loro gol dal 52,1 al 42,3%. La vittoria sfiorata a Spalato ha rafforzato l’analogia tra Sacchi e Conte. Dai tempi di Fabbri solo 3 ct - il terzo è il sottovalutato Zoff - sono rimasti imbattuti nelle loro prime 9 gare, vincendone 5 e pareggiandone 4.
Ma a 21 anni di distanza vale soprattutto sul piano caratteriale e del metodo la similitudine tra il rivoluzionario Arrigo e il suo erede dichiarato, che aspira a sua volta a cambiare la mentalità dei calciatori, professa totale dedizione alla fatica, vuole gli stage e antepone le giocate memorizzate (da qui la richiesta degli stage) alle prodezze del campione.
Anche se in Croazia si è confermata l’insostituibilità dei due fuoriclasse superstiti, Pirlo e Buffon, è stato grazie al collettivo e agli schemi che la Nazionale ha superato nel palleggio (57% di possesso) un avversario che da un anno (col Brasile al Mondiale) non perdeva questo confronto. Hanno inoltre funzionato il modulo alternativo alla difesa a 3 (il 4-1-4-1, mascherato da 4-3-3) e i sincronismi in attacco tra il centravanti- boa Pellè e gli esterni El Shaarawy e Candreva.
Dopodomani il sistema verrà replicato in amichevole col Portogallo, per affrontare la questione del gol e valutare se l’Italia ha assimilato il camaleontismo tattico, a prescindere dalla formazione (sono tornati a casa De Silvestri, stamattina operato per la rottura del legamento crociato anteriore, e Buffon, taglio al ginocchio, oltre a De Rossi per la contusione pre-Croazia). Conte ne sembra convinto.
«Siamo sulla strada giusta: abbiamo resistito all’annullamento del gol regolare di El Shaarawy, allo svantaggio e alle durezze dei croati». Nel doppio turno casalingo di settembre con Malta e Bulgaria, in attesa della sentenza Uefa sul caso svastica, potrà tentare l’assalto al primo posto nel girone. E la Figc potrà tentare l’assalto a lui. Che dice di essersi adeguato al ruolo di selezionatore, ma intanto fa volentieri l’allenatore.
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