bublik campi di wimbledon loietto inglese

CONSOLAMOSE CON LOIETTO! I CAMPI DI WIMBLEDON REALIZZATI DAL 2001 ESCLUSIVAMENTE A PERENNIAL RYEGRASS, IL LOIETTO INGLESE, CHE RENDE IL RIMBALZO DELLA PALLINA PIÙ ALTO, REGOLARE E PREVEDIBILE, SI RIVELANO TRADITORI PER LE TESTE DI SERIE. BUBLIK, GIUSTIZIERE DI SINNER A HALLE, VIENE SBATTUTO FUORI DALLO SPAGNOLO JAUME MUNAR. FUORI ANCHE ZVEREV, MEDVEDEV, RUNE E MUSETTI – SINNER, CHE DOPO LA SCONFITTA AL ROLAND GARROS CONTRO ALCARAZ HA ROSICATO MOLTO, SI AGGRAPPA ALL’EPICA DEL MONTANARO: “IO LAVORO, NON CONOSCO SCORCIATOIE”

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Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti

 

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«Siamo persone che, quando vanno a lavorare, lavoriamo. Io di scorciatoie non ne conosco». Piantato nell’erba come una candida stella alpina delle sue parti, Jannik Sinner è la testa di serie numero uno di Wimbledon in controtendenza rispetto alla moria del primo turno: 12 dei 32 «favoriti» sono già a casa.

 

Il loietto inglese, pettinato in Church Road dal 2001, un seme mono-tipo che ha uniformato i rimbalzi, è traditore. Per molti (Alcaraz ha rischiato con Fognini), non per tutti. Questo è il torneo in cui un giorno del calendario (oggi) è riservato alle interviste con il capo dello staff dei giardinieri, Neil Stubley. Scivola Bublik, che fino a ieri veniva considerato un drago sul verde grazie alla vittoria su Jannik e al titolo di Halle: ad eliminarlo dai Championships è uno spagnolo con i calzini sporchi di terra battuta, Jaume Munar.

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E il n.3 Zverev inciampa con Rinderknech, uscendo con una smorfia di disgusto e dimostrando che i problemi non sono risolti. A volte Wimbledon seduce e abbandona. Prendi Musetti, brillante semifinalista l’anno scorso: Lorenzo è irriconoscibile con il georgiano Basilashvili, però ha l’alibi. «L’esame dopo l’infortunio di Parigi aveva diagnosticato una lesione di grado 1, con edema, all’adduttore sinistro — spiega il n.6, che ora rischia il sorpasso da Djokovic —. In quelle due settimane ho lavorato senza poter fare spostamenti: fino a che la lesione non si è cicatrizzata, non potevo caricarci sopra. Abbiamo cercato di velocizzare il tutto, siamo arrivati a Londra un po’ tirati con i tempi, ma purtroppo qui un virus intestinale mi ha debilitato. In campo mi sono sentito uno zombie».

 

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