DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Francesco Olivo per "la Stampa"
Quando Messi fa capire di voler scappare dal Barcellona non spiega i motivi, accenna e allude. Ma non è un azzardo immaginare che il capitano si senta tradito da scene come quelle di ieri. I Mossos d' Esquadra, gli agenti della polizia catalana, hanno arrestato ieri Josep Maria Bartomeu, presidente del Barça, costretto alle dimissioni anche per lo scontro con il più grande giocatore di sempre.
I poliziotti sono entrati di mattina presto negli uffici del Camp Nou, cercavano le prove della corruzione della giunta direttiva, i contratti, forse truccati, per una società che aveva il compito di gettare fango sui presunti nemici interni, fossero anche dei monumenti, come Gerard Piqué, Pep Guardiola o persino lo stesso Lionel Messi. Immondizia nel ventilatore per rovinare la reputazione a chi criticava le decisioni dei dirigenti.
Bartomeu ha sempre negato e ha cacciato la società esterna. Qualcosa, però, dev' essere stato trovato perché oltre a Bartomeu sono stati arrestati altri tre alti dirigenti di sua fiducia, l' ex capo del personale, Jaume Masferrer, l' attuale direttore generale, Oscar Grau e il capo dell' ufficio legale, Roman Gomez Ponti.
Dopo gli interrogatori in commissariato saranno probabilmente rimandati a casa, ma l' inchiesta ha tutta l' aria di non essere finita qui. Gli inquirenti, infatti, sostengono di avere le prove del fatto che la I3 Ventures, la società che monitorava i social del club, fosse stata pagata in piccole tranche per evitare i controlli sui conti e che il prezzo totale fosse lievitato rispetto a quello dichiarato. Dettagli investigativi, da chiarire in un processo che temono in tanti.
Lo hanno chiamato Barçagate questo scandalo, venuto alla luce nel 2020, che fa sprofondare il club a sei giorni dalle elezioni che dovranno, a questo punto con enorme urgenza, far cambiare il verso a una storia gloriosa che in poco tempo si è macchiata in tutti i sensi. In questa vicenda i piani si mischiano: la crisi sportiva, quella economica e ora anche quella etica. Resta poco di quel Barça che ha segnato un' epoca indimenticabile nella storia del calcio. La prima si può superare, c' è un ricambio generazionale complesso, che lascerà il club senza titoli per un po' ma con delle prospettive future; la seconda passerà, sono mesi complicati per tutti e certi ingaggi verranno asciugati per forza di cose.
Ma la terza, l' abisso etico di una società che pretende di essere «Més que un club», più di un club, come impresso nella tribuna del Camp Nou e nell' immaginario mondiale del calcio, è difficile da recuperare. La prima occasione per farlo, però, è vicina: domenica i soci dovranno scegliere il successore di Bartomeu. Il favorito è Joan Laporta, che tenterà di tornare presidente dopo aver guidato un' era segnata da qualche guaio giudiziario, ma soprattutto da trionfi sportivi nel segno di Guardiola e Messi.
La grande domanda che tutti pongono al candidato è: riuscirai a tenere Messi? Pur in campagna elettorale, Laporta non se la sente di promettere, si limita a un «ci proverò» che lascia qualche margine visti i rapporti buoni con l' argentino e il suo clan. Ma prima ancora di Messi, c' è da recuperare il buon nome del club.
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