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Giulio Cardone e Matteo Pinci per âLa Repubblica'
«Il mio metodo dialettico è un costante ergersi e crollare di immagini ». Le parole di Dylan Thomas sembrano pensate apposta per dipingere il ritratto di uno straordinario mercante di calciatori. Che, negli anni, è riuscito a costruire sulla propria dialettica un vero e proprio "metodo": Mino Raiola sa far fruttare le parole quanto i piedi dei propri campioni. Ne usa poche, ma mai a caso. Getta un sasso, scatena tsunami mediatici, pronto però a innalzare la diga appena prima di farsi travolgere.
Agli scettici basterà affidarsi alle cronache più recenti: «Mario vuole lasciare il Milan a gennaio», dice negli Emirati. Chissà quante colazioni di traverso a milanisti di ogni grado, compresi quelli di casa a Milanello. Caso diplomatico, cessione in vista, neanche il tempo di capire cosa ci sia dietro e ecco la frenata, studiata quanto l'attacco: «Mai detto nulla di simile, chi lo scrive è un bugiardo». Intanto l'onda è partita: il Chelsea di Mourinho? «à una delle opzioni, ma non ci sono state offerte e non posso dire nulla». E poi: «No, Balotelli è incedibile».
Fare e disfare continuo per tenere vivo l'interesse di chi vuole comprare e non irritare chi dovrà cedere. Una Penelope al contrario, che al buio cuce affari per disfarli - spesso solo apparentemente - alla luce del sole. «Un furbacchione», lo definì Galliani che lo conosce bene, e per questo ora tace, aspettando la prossima mossa.
Al Real Madrid, dove il "metodo" hanno potuto apprezzarlo solo da lontano, hanno deciso di rinunciare a priori a giocatori della scuderia: e a Perez non ha fatto cambiare idea neanche la tentazione Ibra la scorsa estate. Saltato il passaggio in Spagna, però, Raiola non ha perso tempo strappando per lo svedese un rinnovo da sceicco al principe Al Thani. à Ibracadabra il cavallo di razza della scuderia, l'uomo che più degli altri incarna il sistema: professionista del mal di pancia, parte integrante del "metodo".
Ibra smania, l'agente entra in scena: rinnovo o trasferimento, sempre a migliorare gli emolumenti del campione e - inevitabilmente - i propri. Al Barça Raiola strappò un contratto di 5 anni con la propria agenzia per 1,2 milioni di euro annui. Salvo stracciarlo, incassando penali record, dopo 12 mesi: «Perché chi sbaglia paga», la pernacchia a Guardiola. Pur di non avere più rapporti con lui, Moratti liquidò Balotelli e Maxwell.
«Ma io non creo casini - giura lui - solo che se c'è casino i giocatori li porto via». Perché dai "casini" nessuno come lui sa cavare l'oro Nato in Campania, trapiantato a Harlem e diventato globetrotter: sei lingue parlate correntemente, un portfolio di campioni spostati a velocità supersonica, un colpo da vetrina ogni sei mesi. E capacità diplomatiche fuori norma: era nemico di Moggi, lo ha domato cucendo con lui il più grande affare della carriera all'alba dell'euro: Nedved dalla Lazio alla Juve, con il famoso "ratto di Praga", perpetrato dall'allora dg bianconero e concretizzato grazie al lavoro di persuasione sul giocatore dell'agente di Angri. Spuntando il contratto più ricco forse - della sua carriera: chi pensò a un colpo di fortuna, non ha dovuto attendere molto prima di dover cambiare idea.
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