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Gianluca Oddenino per "La Stampa"
C'è qualcosa di così antico e allo stesso tempo di così nuovo in questa Juve che torna a sorridere per aver ritrovato la vittoria e soprattutto per la difesa immacolata. La notte perfetta di Malmö riporta in auge quella che era una tradizione tutta bianconera, ma che negli ultimi tempi si era trasformata in una specie di utopia.
Troppe le reti concesse agli avversari per essere vera Juve, con una serie nera inaugurata lo scorso marzo contro la Lazio e interrotta solo l'altra sera in Champions dopo 19 partite ufficiali (tra campionato e coppe) con 26 gol incassati.
Anche nelle quattro amichevoli estive i bianconeri non hanno saputo mantenere la porta inviolata e solo ora è arrivata la prima volta senza macchia e senza paura. «Questo è un segnale importante - sottolinea Massimiliano Allegri dopo il 3-0 in terra svedese - oltre che una bella cosa. Alla fine del primo tempo ho chiesto ai ragazzi di finire la partita senza reti, perché anche quello ti abitua a non subirne e ti toglie un po' di ansia. Poi Szczesny ha fatto una buona partita, la sua partita».
La restaurazione juventina non sarà immediata e verrà fatta pezzo dopo pezzo, ma per Allegri era fondamentale tornare ad avere una squadra compatta, attenta ed ermetica. Un indizio non fa una prova, e la sfida di domenica sera allo Stadium contro il Milan sarà la prima vera verifica, però il debutto in Europa ha permesso di ritrovare quelle certezze e quelle abitudini che sembravano essersi smarrite malamente.
«Lavorando possiamo migliorare tante cose - spiega il tecnico bianconero, che non ha lesinato urla, richiami e ordini per evitare cali di tensione anche quando la partita era ormai chiusa -, ma ci vuole tempo, risultati dalla nostra parte e conoscenza».
Allegri, dopo il mercato e la pausa delle nazionali, non ha praticamente avuto la possibilità di allenare una squadra nuova, che per altro deve cambiare modo di giocare rispetto alle gestioni di Sarri e Pirlo. La stabilità, però, passa dal 4-4-2 flessibile visto a Malmö dove la vecchia guardia (Bonucci, Alex Sandro, Cuadrado, Dybala e Morata) è stata decisiva sotto ogni aspetto e i volti nuovi hanno dato segnali positivi.
«Locatelli è arrivato neanche un mese fa - ricorda Allegri - e Rabiot non conosce neanche le sue potenzialità. Ora dobbiamo darci un obiettivo noi e vedere dove saremo nella seconda sosta di campionato, quella di novembre».
Il piano di recupero passa anche per il ritorno di Chiesa, la gestione del capitano Chiellini e la costruzione dello spirito di squadra, ma non aver preso gol dopo sei mesi è quello che Allegri cercava e voleva. Le partite, come i campionati, si vincono così.
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