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1.BOGARELLI: “MURDOCH VUOLE TUTTO, È SUO IL PRESSING SU RENZI”
Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”
Il vero capo del pallone italiano si chiama Marco Bogarelli, presidente di Infront. Il taciturno Boga – pesce marino d’acqua salata – è inquieto: “Io non sono il padrone del pallone italiano. Il contrario: ho tanti padroni”. E tanti affari: Infront è il mediatore per i diritti televisivi del campionato di calcio, gestisce il marchio di decine di squadre blasonate e periferiche (Lazio, Milan, Genoa, Inter, Brescia, Bari) e la Nazionale di Antonio Conte. Per l’Antitrust, che ha aperto un’inchiesta, Infront ha officiato l’inciucio da 2,9 miliardi di euro in un triennio fra Mediaset e gruppo Sky.
Perché Bogarelli controlla tutto e tutti: “Io faccio gli interessi dei miei clienti, la Lega di Serie A. Non pratico la lobby politica, la lascio a Sky che, l’anno scorso durante le trattative, fu ricevuta a Palazzo Chigi da Matteo Renzi. Ascolti: Bogarelli sta sui coglioni a Sky”.
Allora i sospetti reggono: Infront è così potente che spaventa Rupert Murdoch.
Oggi la Lega ha introiti per un miliardo e duecento milioni di euro, noi l’abbiamo presa che ne ricavava soltanto 720 milioni con le televisioni. I signori di Sky dicevano che volevano pagare il 20 per cento in meno, perché sapevano e pensavano di stare soli. È chiaro che stiamo sui coglioni a Sky. Senza di noi, Murdoch avrebbe fatto carne di porco. E non stiamo parlando di un’azienda italiana, ma di un imprenditore australiano che qui fattura 3 miliardi di euro e poi li porta a casa.
philippe blatter e marco bogarelli
Questo conferma la tesi che Bogarelli, legato al milanista Adriano Galliani, protegge il fragile Biscione.
Sky ha cercato e sta cercando di annettere Mediaset Premium per diventare monopolista. Il nostro mestiere è impedire che questo accada. E non lo facciamo per aiutare Berlusconi, ma per migliorare la vendita del campionato. Questo dovrebbe salvaguardare l’Antitrust. Di Mediaset non me ne può fregare di meno: è uno dei concorrenti. E spero che la prossima volta i partecipanti siano tre, quattro o cinque.
Ma Infront ha ignorato l’asta. Sky ha presentato le migliori offerte per il satellite e il digitale: aveva in mano il banco, e voi l’avete costretta al patto.
Balle, sono balle. Sky rischiava di trasformarsi nell’acquirente unico, e non poteva. È una lettura che ha accettato l’Autorità per le Comunicazioni e pure l’Antitrust, che conosceva i dettagli, perché si sveglia un anno dopo? Abbiamo chiesto un parere pro veritate, esibito e accolto dall’Antitrust.
Perché s’è affidato a Claudio Lotito per dirimere la contesa fra i Murdoch e i Berlusconi? Che c’entra Lotito? È un presidente, nient’altro.
Lotito ha spinto per la nostra proposta perché era conveniente per la Lega. Insieme, Sky e Mediaset garantivano più denaro: 945 milioni a stagione contro i 779 di Murdoch. Se deve vendere casa sua, non utilizza questa logica?
Infront va oltre: con lo sviluppo dell’immagine è il proprietario occulto di numerose squadre.
No, guardi, stia sereno. Con una rimonta eccezionale il Bari stava per venire in Serie A. Le regalo una notizia: è la settima o ottava piazza italiana per utenza. E così abbiamo comprato i diritti: fine del nostro rapporto con Gianluca Paparesta.
Ma il pallone in Italia dipende da Bogarelli.
Le persone dipendono dal mercato, noi enfatizziamo il mercato, le società tendono verso un maggiore valore di mercato. Non faccio politica, lavoro. Non vivo di rendita. Veda il caso di Sky: lavorassero di più anziché fare lobby politica.
Il 23 giugno, giorno di assemblea in Lega per i diritti televisivi, l’amministratore delegato Andrea Zappia e il presidente James Murdoch fanno visita a Renzi a Palazzo Chigi. E in tre giorni in Lega trovano e siglano il patto. Pressioni?
Spero che questo Paese sia diverso da come appare. Se Murdoch e Zappia incontrano i massimi vertici della politica italiana, io me ne frego. In Inghilterra hanno fatto la stessa cosa e hanno rischiato di andare in galera. Perché se manipoli l’informazione vai in galera. Perché la giustizia è giustizia, c’è la certezza della pena. Perché chi ha inventato il diritto, lo esercita. Le furbate di Murdoch lì non funzionano, l’hanno cacciato a pedate. L’indagine Antitrust cita il testo di un avvocato di Sky. Cosa vogliono dimostrare: che io sono il mostro?
Murdoch è il cattivo, Berlusconi la vittima?
No, è l’oggetto dei desideri di Sky per assumere il monopolio. E glielo dicono in faccia: o ti compriamo o ti cancelliamo. Non mi occupo né di Murdoch né di Berlusconi, io perseguo il profitto per Infront e la Lega.
2. INFRONT, LO STRANO CASO DEL “CONCESSIONARIO” CHE NON PERDE MAI SOLDI
Gianluca Paolucci per “la Stampa”
«Il calcio è delle famiglie, non dei professionisti della polemica o delle società di consulenza dei diritti tv», dice il premier Matteo Renzi. Chiamare la Infront solo una società di consulenza però è un po’ riduttivo. Più appropriato chiamarlo un concessionario. Se fosse solo un consulente, non dovrebbe iscrivere nei suoi bilanci del 2014 3 miliardi di euro di impegni per il «minimo garantito» per gli anni dal 2018 al 2021 da dare alla Lega per i diritti del triennio prossimo. Un concessionario, che nella trattativa dell’estate scorsa finita nel mirino dell’Antitrust ha avuto un ruolo chiave.
james murdoch piersilvio berlusconi
Ma la Infront dell’ex manager Publitalia Marco Bogarelli non ha in mano solo i diritti tv della Serie A - principale e per molti club praticamente unica fonte di ricavi -. Ma anche il marketing di otto squadre della massima serie (tra le quali Milan, Inter, Lazio, Genoa e Sampdoria), e un contratto di consulenza con la Figc per la nazionale di calcio. Anche qui con un minimo garantito per la sponsorizzazione degli Azzurri e un contratto molto ampio per curarne e promuoverne l’immagine.
In conseguenza dell’accordo sospettato dall’Antitrust di aver leso la concorrenza, la Lega ha incassato circa 135 milioni in meno rispetto alle offerte massime.
La logica dice che anche Infront avrebbe incassato meno, dato che il suo contratto prevede un compenso a percentuale. Se la Lega ha perso soldi e Infront ha perso soldi, che senso avrebbe favorire un accordo tra Sky e Mediaset? Secondo il contratto però il compenso di Infront cumula i ricavi dei diritti italiani e di quelli all’estero. Ai 943 milioni di euro dei diritti Tv per trasmettere le partite in Italia vanno sommati i 186 milioni di euro incassati per trasmettere la Serie A all’estero. A vincere la gara è stata questa volta la Mp&Silva, senza polemiche e senza trattative «a margine», che se li era già aggiudicati nel triennio precedente. Riccardo Silva, fondatore della società con sede in Irlanda nonché ex socio di Bogarelli, ha sbaragliato la concorrenza pagando 67 milioni in più rispetto ai tre anni chiusi al 2015. Il totale Italia più estero, fa 1,129 miliardi di euro.
Il contratto tra Lega e Infront prevede al superamento del minimo garantito una commissione del 2,8% per l’Italia e del 4% per l’estero. Che sale rispettivamente al 4% e al 6% al superamento della soglia di 1,05 miliardi. E ancora, tre bonus di 4,5 milioni ciascuno al superamento di tre tetti fino a 1,055 miliardi. Un contratto che non a caso nel 2013 aveva fatto discutere proprio per la modalità di calcolo delle commissioni. E che forse spiega le parole di una fonte dell’Antitrust, che lega la spiegazione del perché la Lega «accetti» un introito più basso proprio al ruolo di Infront e al contratto sottoscritto con il gruppo dalla Confindustria del calcio.
Ipotesi d’indagine, per ora. Come ha tenuto a precisare il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella: «Noi abbiamo solo aperto un’indagine. Aprire un’indagine non significa né che ci sia un illecito né che ci sia un responsabile». E comunque, ha puntualizzato ancora Pitruzzella, per arrivare a qualche risultato servono mesi e c’è tempo fino al 30 aprile 2016.
L’Authority chiarisce anche di non aver mai avallato alcun accordo tra Sky e Mediaset sui diritti tv della serie A 2015-2018. E sul caso interviene anche Sky: «Dal giugno scorso la nostra posizione è chiara. Per i pacchetti A e B avevamo vinto noi», sottolinea l’ad Andrea Zappia, che aspetta gli esiti dell’indagine «evitando di interpretare arbitrariamente il pensiero dell’Antitrust».
Twitter @giapao
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