
QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Ci scambiamo messaggi attoniti Giampiero Mughini e io. “La stai guardando?”. “Non perdo un secondo…Vedo gente con gli occhi lucidi, io uno di loro”, gli faccio nella mia posa da Sardanapalo, piluccando ciliegie, anche quelle col baco nella trance. “Io anche”, mi fa lui dal trono di casa accanto alla sua amata bestiola, piluccando non so cosa.
A Wimbledon, dove di solito a schierarsi è l’aplomb, meglio se regale, sono tutti fuori di testa, aristocratici e plebei. Anche i britannici che tifano Murray lo sanno che stanno tifando Federer, ma non possono dirselo. E quando il mostro, quasi alla fine di una partita impossibile di misurare, mi cava dal polso e dall’avambraccio un colpo vincente che già sarebbe stata impresa sfiorarla quella palla, mi scappa una lacrimuccia come capita alle bambole meccaniche che piangono ma non sanno perché.
Io lo so perché, lo sa Mughini, lo sanno tutti, lo sa Andy Murray, che si sbatte a morte ma capisce presto che sarà inutile, lo sa la madre forsennata di Andy, lo sa la moglie di Andy, sotterrata dietro due lenti da funerali e un tic incombente che le mangia la faccia. Anche loro fanno il tifo per Roger, madre e moglie, ma non possono dirlo nemmeno al confessore.
Lo sa Amelie Mauresmo, l’allenatrice di Andy con il pancione, che quasi la scodella in pubblico la creatura al decimo game del secondo set, quasi venti minuti, solo quello un’epopea. Troppa bellezza, e non è dalla parte del suo Andy. Lo sanno Stefan Edberg e Bjorn Borg, il ghiaccio scandinavo che si squaglia davanti a tanta bellezza. Lo sa Boris Becker, gonfio e paonazzo come un cappone dimenticato nella pentola, che sta lì per studiare l’avversario in finale del suo Djokovic.
Lo sa Rafa Nadal che guarda da casa, ragazzo leale, il primo a sapere che il confronto tra lui e Roger è una barzelletta improponibile fomentata da una squadriglia di idioti. Lo sa Rod Laver in tribuna. Glielo leggo nel volto deformato dal tempo: “Ma davvero c’è ancora qualcuno che si chiede se sia io o Federer il più grande di ogni tempo?” mentre Roger, il tennis senza tempo, inventa alieno un rovescio lungo linea in controbalzo e poi un dritto incrociato vincente che mozza il fiato anche alle papere dello stagno fuori dal Centrale.
Lo sanno tutti che Roger Federer è un miracolo. E’ la sua decima finale a Wimbledon, il tennis senza tempo, l’al di là del tennis e del tempo, domenica, contro Nole Djokovic, il campione dei nostri tempi. Lo sa anche lui, Nole, ragazzo intelligente, che Roger Federer ha già stravinto. Comunque.
roger federer
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andy murray 6
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