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VOLA LA TESTA DI GARCIA - PALLOTTA SCARICA MONSIEUR RUDI E INCONTRA IL DG BALDISSONI A MIAMI - TORNA SPALLETTI? - LA STOCCATA DI ZEMAN A SABATINI: “SBAGLIATO CEDERE MARQUINHOS E ROMAGNOLI”

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Matteo Pinci per “la Repubblica”

 

Il sipario cala, lo spettacolo è concluso ma nessuno applaude. Manca soltanto la parola fine, quella che a ore dovrà scrivere il presidente Pallotta, ma Rudi Garcia è vicinissimo al licenziamento.

 

L’accanimento terapeutico non ha prodotto miglioramenti sul paziente Roma, quasi inevitabile scegliere di staccare la spina. E se ancora nessuno ha deciso di decidere, pure i “fedayn” del tecnico francese si sono convinti che monsieur Rudi non possa più dare nulla alla squadra: ha ceduto stremato pure il baluardo Sabatini.

 

«Cambiare il tecnico per restituire la mentalità alla squadra? Sto per risolvere il problema», dice Pallotta a Repubblica. Più che il pareggio contro il Milan a condannare l’allenatore è l’incapacità di trovare un qualunque salvagente nel naufragio.

 

Già ieri Sabatini ha preso (nuovi) contatti con i possibili sostituti: su tutti Spalletti, il candidato numero uno a patto però che accetti di lavorare con lo staff attuale e soprattutto di legarsi con un contratto di 6 mesi e opzione futura legata ai risultati.

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La Roma infatti non vuol perdere l’occasione di iscriversi al valzer di panchine dell’estate: Conte, che sogna il Chelsea, oppure Schmidt del Leverkusen, il ct austriaco Koller, quello del Belgio Wilmots e chissà chi altro. Serve un traghettatore da qui a fine campionato, insomma: così è nata anche la candidatura del tecnico della Primavera, Alberto De Rossi, papà di Daniele. Ma dovrebbero garantirgli di restituirlo dal prossimo anno ai giovani. Ipotesi, come il ct del Cile Sampaoli, che piace tanto al ds.

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O Mazzarri o persino Bielsa. Dell’idea di cambiare se ne parla da ieri pomeriggio dopo un vertice convocato d’urgenza allo studio Tonucci, con Sabatini, il suo vice Massara, l’ad Zanzi e mr president in video conferenza da Boston. Così è iniziata la gestazione dell’esonero.

 

Proseguendo poi nella notte, quando il dg Baldissoni è atterrato a Miami (dov’era in vacanza Sampaoli): era partito da Roma in mattinata convinto di dover discutere questioni inerenti lo stadio di Tor di Valle.

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Durante le 11 ore del volo per la Florida la situazione però è precipitata, trasformando l’appuntamento con il presidente (e il costruttore Parnasi) in un tentativo disperato di salvare la stagione. In fondo i risultati delle concorrenti consentono di mantenere intatto il distacco sul terzo posto, obiettivo irrinunciabile. Trigoria intanto è diventata un ring da tutti contro tutti, con i duellanti pronti ad addossarsi la responsabilità di ogni fallimento.

 

Anche i calciatori chiedono chiarezza: che si decida definitivamente in un senso o nell’altro, complici i rapporti dilaniati tra l’allenatore e il preparatore Norman, a cui il francese imputa la responsabilità di una condizione fisica inaccettabile e dei 9 infortuni muscolari, 4 solo negli ultimi 10 giorni.

 

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Nella disputa Pallotta ha scelto da che parte stare: «La preparazione è perfetta e su questo non c’è dubbio. È la mentalità vincente che manca», dice, scaricando il tecnico. Ma Garcia non sarà l’unica vittima del naufragio. In estate potrebbe andarsene il ds Sabatini, orientato a chiudere l’esperienza romana. Pure il dg Baldissoni potrebbe essere limitato al ruolo di consigliere, facendo posto a un manager americano. «Nuovi acquisti, nuovi manager o nuovo allenatore? Me ne sto occupando », giura Pallotta. Per tutti, o quasi, è suonata la campana.

 

2. PALLOTTA SCARICA GARCIA: TORNA SPALLETTI? - L’IRONIA DI ZEMAN ALLA “DOMENICA SPORTIVA”

Francesco Persili per Dagospia

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Pallotta revolution. Il pari della Roma col Milan “disgusta” il numero 1 giallorosso e lo convince a cambiare: Garcia, game over. La difesa ad oltranza di monsieur Rudi da parte del ds Sabatini non è bastata. Il dg Baldissoni vola a Miami dove incontrerà in queste ore il presidente romanista che vuole risolvere il problema senza delegare la scelta del sostituto del francese a nessuno: il nome del quinto allenatore in 5 anni della Roma sarà farina del suo sacco.

 

Una vittoria nelle ultime 10 gare, coppe comprese, una difesa da incubo (38 gol subiti in stagione) e una classifica non all’altezza del valore della squadra, l’atto di accusa di Mister President nei confronti di Garcia viene sancito da una dichiarazione roboante: «La preparazione è buona, manca la mentalità vincente», la stilettata all’allenatore francese, che nel dopo Roma-Milan aveva puntato l’indice contro i preparatori voluti dal presidente.

 

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Tra i due le frizioni erano iniziate nello scorso giugno con l’imposizione del nuovo preparatore atletico Norman ed erano proseguite in questa stagione dopo le sconfitte col Bate in Champions e con lo Spezia in Coppa Italia quando il presidente giallorosso era arrivato a un passo dalla defenestrazione del tecnico. Le troppe rimonte subite, gli infortuni a catena, il gioco involuto: è la cronaca di una fine annunciata ma rimandata troppo a lungo.

 

Anche perché a Trigoria pensavano di aspettare giugno per poi provare l’assalto a Conte ma le ultime, sconcertanti prestazioni hanno fatto precipitare la situazione. Nessuno in società vuol sentir parlare di stagione di transizione. Il campionato è ancora tutto da giocare (il Napoli campione di inverno è distante 7 punti), senza dimenticare gli ottavi di Champions contro il Real. La Roma non può sbagliare la scelta del nuovo tecnico. I sudamericani Bielsa e Sampaoli sono suggestioni troppo rischiose.

 

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Come traghettatore, accanto a quelli di Lippi e Leonardo, circola anche il nome di Francesco Rocca, storica bandiera giallorossa, tenuto in considerazione per la sua attitudine a far lavorare molto i calciatori. «Allora non è l’allenatore giusto per la Roma…», la stoccata ironica di Zeman che alla “Domenica Sportiva” è entrato in tackle sulla politica di Sabatini: «Con Marquinhos e Romagnoli la Roma aveva la coppia difensiva più forte in prospettiva.

 

Se vuoi vincere, giocatori del genere li devi tenere». In pole per sedersi sulla panchina giallorossa c’è Spalletti. Un cavallo di ritorno, una minestra riscaldata («ma dipende sempre dalla qualità della minestra», diceva l’Avvocato Agnelli) ma il tecnico di Certaldo evoca il ricordo di una Roma arrembante, vincente (con lui l'ultimo trofeo vinto dalla società giallorossa) e di un gioco che aveva fatto innamorare tifosi ed esteti del calcio. E si sa come vanno certi amori: non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…

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