kimi antonelli

LA MEGLIO GIOVENTU’ SGASA IN FORMULA 1 – CON KIMI ANTONELLI L’ITALIA TORNA IN POLE. A MIAMI IL 18ENNE BOLOGNESE DELLA MERCEDES È IL PIÙ VELOCE NELLE QUALIFICHE: OGGI PARTE DAVANTI A TUTTI NELLA SPRINT. ERA DAL GP BELGIO 2009 CHE NON AVEVAMO UN ITALIANO AL PALO E NON IMPORTA SE PARLIAMO DELLA GARA BREVE DEL SABATO - PERMANE, INVECE ROSSO VIVO L’ALLARME A PROPOSITO DELLA FERRARI E DI HAMILTON, SETTIMO DIETRO LECLERC NELLE QUALIFICHE DI IERI…

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KIMI ANTONELLI

Giorgio Terruzzi per il Corriere della Sera - Estratti

 

Un guizzo storico. Kimi Antonelli parte oggi in pole per la Sprint a Miami. Era dal Gp Belgio 2009 che non avevamo un italiano al palo e non importa se parliamo della gara breve del sabato. Trattasi di vero e proprio record per questo ragazzino bolognese di anni 18 con una testa da campione maturo che lo fa crescere, progredire, chilometro dopo chilometro; che ha già trasformato l’investimento Mercedes in una festa da condividere con gli appassionati italiani.

 

Ferraristi compresi. Kimi non sbatte, fila, più veloce della coppia McLaren con Piastri secondo davanti a Norris; più rapido di Verstappen, quarto, di un compagno esperto e tosto come Russell. Insomma un godimento precoce ma atteso, da queste parti, da un tempo che pareva infinito. È presto per il gasamento collettivo, ma intanto Antonelli ha cambiato i colori dominanti del weekend, mettendo in ombra il rosa portato dalla nascita di Lily, figlia di Max Verstappen e di Kelly Piquet e il bianco dipinto sulle livree Ferrari. Permane, invece rosso vivo l’allarme a proposito della SF-25 di Maranello e di Hamilton, settimo dietro Leclerc nelle qualifiche di ieri. Non ancora e non proprio buone notizie alla vigilia di un weekend trattato come impellente verifica.

 

KIMI ANTONELLI

A Lewis, in particolare è richiesto di uscire da un tunnel colmo di complicanze. La pressione pare sin troppo alta. Qualcosa che sminuisce la reputazione smaltata del sir; che immette — secondo cronico vizio di questo tempo — una fretta permanente a chi agisce, a chi giudica. Hamilton, comunque, ha provato a prendere altro tempo: «Quando sono arrivato in Mercedes, i primi sei mesi sono stati difficili perché ho dovuto abituarmi a lavorare con persone nuove». Parole molto simili a quelle usate da Carlos Sainz, pronto a difendere chi l’ha sostituito in Ferrari: «L’ho sempre detto: per conoscere bene una monoposto ci vogliono almeno sei mesi».

 

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