DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
Un campo perfetto dietro i pini di Roma, quelli che la vita non li spezza: per l' allenamento di rifinitura, Roberto Mancini ha portato gli azzurri dentro l' ultima cartolina degli anni Sessanta.
Acqua Acetosa, centro Giulio Onesti.
Al tramonto.
Palazzi fané sulla collina dei Parioli, gabbiani in picchiata nel Tevere: sul prato c' è Verratti che corre insieme al gruppo. Sta bene, recuperato.
Contro la Svizzera potrebbe andare in panchina, ma magari finisce di nuovo in tribuna: bisogna vedere se il c.t. intende conservarselo per il Galles. L' urgenza dei cronisti che devono azzeccare la formazione è però un' altra: capire se a destra, al posto di Florenzi, c' è la conferma di Di Lorenzo, oppure tocca a Toloi.
All' ora di cena partirà una batteria di whatsapp, Mancini di solito li legge, dovrebbe rispondere. Ma non è detto.
Cronista svizzero: «Crande fubbone Mancio. Lui sempre sorridere».
Che poi non è mai nemmeno proprio un sorriso pieno.
Con quel suo viso liscio, porcellanato, con quello sguardo veloce, tutta astuzia, i lampi inattesi che aveva già in campo, da calciatore di classe efferata. Non è facile decifrare uno come Mancini. Ma qualcosa, piano piano, s' è intuito.
Intanto: gli azzurri lo ritengono un capo competente e giusto. Essere percepiti come giusti è indispensabile per guidare una squadra di calcio, ma anche un ufficio, o un giornale. Gli azzurri riconoscono al c.t. di essere stati scelti senza favoritismi, o debolezze.
Prima di mandare a casa Pellegrini e Sensi, si è fatto leggere e rileggere le diagnosi delle risonanze, ha parlato con i ragazzi, come ti senti, cosa senti, dimmi se ce la fai oppure no.
Ha tagliato Kean non tanto per aver giocato l' amichevole con San Marino camminando, ma piuttosto per come arrivava a colazione, per la svogliatezza con cui partecipava alle riunioni tecniche. Ha aspettato Zaniolo finché è stato ragionevole aspettarlo (tutti del resto sappiamo che con Zaniolo, partisse da destra, o come finto centravanti, avremmo avuto scosse tattiche importanti). Mancini ha provato, per mesi, a tenere dentro persino Balotelli: ed è stato comprensibile, perché un attaccante con quelle caratteristiche sarebbe servito molto.
Ma poi Marione, vabbè, che peccato, lasciamo stare.
Questi sono indizi pubblici. Pezzi del racconto di come Mancini ha saputo ricostruire una Nazionale umiliata dall' esclusione dei Mondiali di Russia portandola fino all' esordio in questo Europeo.
Poi c' è lo spogliatoio. Una narrazione sempre misteriosa, piena di omertà, dove puoi solo immaginare. La sensazione è, però, netta: gli azzurri sanno perfettamente che tra di loro non c' è un fuoriclasse e che quindi l' unico destino possibile sia legato all' idea di gioco dell' allenatore.
Si sono dovuti affidare.
Si affidano.
Lui dice: «Vi voglio dominanti». Guardateli: brevilinei, molti palleggiatori, Spinazzola che diventa ala, un regista insostituibile (Jorginho), una mezzala che gli si affianca, l' altra che entra in verticale (Barella), Insigne che da sinistra taglia e diventa trequartista, dall' altra parte Berardi, così pieno di talento.
Se vi piacciono i numeri: 2-3-5 (tipo il secondo tempo contro i turchi), o 3-2-5 (ecco la tentazione di mettere Toloi accanto a Bonucci e Chiellini). Mancini la butta però sul ridere e, in conferenza stampa, giura che quello bravo è Lino Banfi: «Era con me al supercorso di Coverciano, avanti anni luce con il suo 5-5-5 molto offensivo» (certo saprete del video spedito da Banfi a Chiellini, con quel « porca puttena » poi urlato da Immobile dopo il gol venerdì sera, e diventato subito mantra).
Ma appunto: finora abbiamo battuto solo la Turchia, e non abbiamo ancora mai incontrato - neppure in amichevole - avversari di livello.
Quindi, calma. Anche se Marcello Lippi dice: «Rivedo lo spirito del 2006». E Arrigo Sacchi aggiunge: «Gli azzurri, stupendamente diretti dal nostro bravissimo cittì». Sappiamo come va. È un attimo.
E torni giù.
L' ultima volta che Mancini ha rischiato di atterrare storto fu lo scorso inverno. Su Instagram - con centinaia di morti per Covid ogni giorno - condivise una stupida vignetta negazionista. Sul web molti chiesero le sue dimissioni. Parecchi lo insultarono.
Però un passaggio sbagliato capita a tutti.
Anche adesso, per dire: il piattone di Locatelli finisce direttamente in fallo laterale.
Vialli ed Evani, a bordo campo, sorridono e fanno segno di sì a Mancini.
C' è una bella atmosfera. C' è questo cielo romano. C' è che continuiamo ad avere tutti una pazza voglia di felicità, porca puttena .
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