BARCELLONA, STAI IN GUARDIOLA – MEJO DELL'ODISSEA! PEP TORNA AL CAMP NOU PER LA PRIMA VOLTA DA AVVERSARIO: “SE SEGNIAMO, ESULTO” - MESSI FREDDO CON LUI: “DA QUANDO E’ ANDATO VIA, NON L’HO PIU’ SENTITO"

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Francesco Persili per “Dagospia”

 

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Messi, il tiki-taka, la squadra più forte del mondo: Barcellona era la sua vita, Barcellona è la sua casa. «Questa per me non è una partita normale», assicura Guardiola che stasera sfida il suo passato. Barcellona-Bayern è più di una semifinale di Champions. È romanzo sentimentale, cronaca familiare, odissea pallonara: il ritorno nella sua “Itaca” del figlio prediletto della nazione calcistica culé. «Non sono qui per ricevere omaggi. La gente tiferà blaugrana. E io esulterò, se faremo gol», dice Pep.

 

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Col Camp Nou si erano lasciati nel 2012, dopo un derby, in un’orgia di emozioni. “Viva la vida” dei Coldplay, la colonna sonora dei successi del Barcellona sparata a tutto volume, i giocatori che si prendono per mano al centro del campo per la sardana, la danza tradizionale catalana, un popolo in amore che srotola quello striscione «T’estimem Pep», ti vogliamo bene Pep.

 

E lui, il ragazzo di Santpedor cresciuto alla Masia, il capitano, l’allenatore dei campioni di tutto (14 trofei su 19 in 4 anni), l’icona del barcelonismo, in mezzo al campo che saluta: «Quello che perde, qui, sono io perché lo spettacolo offerto da questi ragazzi continuerà». Prendeva congedo così l’allenatore più vincente della storia del Barcellona logorato da una stagione ad alta tensione: la doppia malattia che aveva colpito Abidal e il suo vice Vilanova, i dissidi nello spogliatoio, le stelle con la testa altrove, le guerre mediatiche con Mourinho: Pep se ne andava schiacciato dallo stress, inseguito dai veleni e dalle polemiche col presidente Rosell.

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Per quasi 3 anni non si è fatto vedere al Camp Nou: ci è tornato solo nel marzo di quest’anno per vedere il Barcellona contro il City stropicciandosi gli occhi davanti alle magie di Messi, come un tifoso qualsiasi. «E’ inarrestabile, non esiste difesa che possa fermare il talento», ha detto ieri in conferenza stampa sull’argentino che però è stato freddo con lui: «Guardiola? Da quando è andato via non l’ho più sentito».

 

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Si è parlato di litigi nell’ultima stagione ma Pep è stato il tecnico che ha più esaltato la classe della Pulce. Gli ha cambiato ruolo e con Leo “falso nueve” Guardiola ha scolpito un nuovo paradigma di etica ed estetica calcistica che ha preso il meglio della tradizione blaugrana degli ultimi decenni (da Michels a Cruijff) e lo ha sublimato nel sincronismo perfetto di un gioco di possesso e pressione. «Io ho la palla, passo la palla, noi abbiamo il pallone, passiamo il pallone». Arte dell’organizzazione e fantasia al potere.

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Secondo l’ex premier spagnolo Zapatero, Pep “coltiva l’intelligenza del calcio”. Sarà per la barba, per quelle frasi che restano scolpite nell’aria, quelle uscite da “filosofo” che non piacevano ad Ibra ma Guardiola si è costruito una solida fama da comunicatore e gran seduttore.

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Vari sondaggi lo hanno consacrato come il più sexy fra i tecnici. Molte donne si sono avvicinate al calcio grazie al suo stile, e alla sua eleganza “italiana”, che resiste anche ai pantaloni strappati. «Pep è il miglior tecnico del mondo ma stasera non giocheremo contro di lui», ha detto Luis Enrique.

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Con Guardiola sono amici fin dai tempi dei Giochi Olimpici del ’92. Hanno giocato, e allenato insieme, al Barcellona: quando Pep guidava la prima squadra, Lucho allenava i ragazzi. Ma stasera sarà battaglia sportiva. I bavaresi già si vedono con la Coppa in mano tanto che hanno prenotato l’Atrium Tower di Berlino, il grattacielo progettato da Renzo Piano, per festeggiare la vittoria nella finale di Champions che si giocherà nella capitale tedesca.

 

Ma al Camp Nou i tedeschi dovranno fare a meno di Robben, Ribery e avranno un Lewandowski in maschera dopo la frattura alla mascella. Per Guardiola non è il tempo delle recriminazioni o di omaggi alla Catalogna. Tiene a bada i sentimenti, Pep, che ha in testa solo la finale di Berlino: «Stasera ci sarà solo un pallone, vediamo chi lo prende»....

 

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