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Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera
Gonzalo Higuain, il mondo del calcio è ancora scosso per la tragedia della Chapecoense. Quello che è caduto è lo stesso aereo che avete usato voi di recente per andare in Colombia?
«Sì. È terribile quello che è successo. Il nostro pensiero va alle famiglie colpite e ai superstiti».
Meningite a 10 mesi: lei è un sopravvissuto?
«Non mi hanno raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene».
A 13 anni dice in tv che sogna di andare al Real Madrid. Ha sempre creduto molto in sé?
«Quello era il sogno di tutti. Io l' ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui».
Oggi che sogni ha?
«Vincere tanti trofei con la Juventus, per la fiducia che ha avuto in me: voglio ricambiare con tanti gol e vittorie. Come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta. E diventare ogni giorno una persona migliore. Quando lascerò il calcio vorrei essere ricordato per quello che ho fatto».
Suo padre è stato un difensore, che ne pensa di quelli italiani?
«Per lui questo è il campionato più difficile per fare gol».
In effetti Pogba ha detto che Ronaldo e Messi in A non segnerebbero 50 volte. Che ne pensa?<
«Mi sembra più difficile segnare qui».
I gol sono come il ketchup: chi lo ha detto?
«Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup. È una bella immagine».
Il Pipa ha raccontato che lei era già a quota 22 reti col Real, ma gli disse: «Papà devo fare di più». Il suo segreto è questo?
«Sì. Credo che nessuno sia perfetto, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l' umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora».
L'attaccante deve avere un rapporto di sangue col gol?
«È importantissimo segnare sempre, ma non sempre si riesce. Allora bisogna aiutare la squadra a vincere. Il gol può farlo anche il difensore, mentre l'attaccante può salvare un tiro avversario sulla linea».
Dopo l'estate «calda» con il trasferimento da 94 milioni, il primo gol con la Juve è stata una liberazione?
«Ho fatto più di 300 reti in carriera, non era una liberazione. Ma è stata un'estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato e per tutti ero in grande forma, questo a volte non lo capisco proprio».
Le critiche sul suo peso le danno fastidio?
«No, ma se qualcuno ha dei dubbi può chiedere i dati fisici al preparatore, che è molto contento del mio lavoro».
Pjanic dopo pochi giorni di Juve ha detto di aver «capito perché qui si vince sempre». Lei che ne pensa?
«È vero. Da fuori dici sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo».
Ovvero?
«Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto per il calcio fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano».
Proprio Buffon ha detto che non è facile per nessuno fare panchina come lei all'inizio. È d'accordo?
«Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell'allenatore e devo fare gruppo e avere l'umiltà di capire. In ogni caso, siamo l'unica squadra d'Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco».
Col Napoli non ha esultato per il gol: perché?
«Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all' allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l'amore che mi stanno dando».
Questa Juve può perdere lo scudetto?
«Adesso dipende da noi vincere o perdere. Siamo primi con 4 punti. Se lo perdiamo, è perché abbiamo fatto male. È semplice».
Per fare bene in Champions dovete dare di più?
«Dobbiamo migliorare tanto nel modo di giocare, perché abbiamo calciatori fortissimi per poterlo fare. E dobbiamo scendere in campo sempre con l' atteggiamento giusto. Al contrario di quello che abbiamo fatto col Genoa».
Nello spogliatoio a Marassi vi siete detti «mai più così»?
«Una squadra come la Juve non può prendere 3 gol in mezz'ora. Questo è sicuro».
L'Atalanta ora deve preoccuparsi della vostra reazione?
«È in un gran momento. Verrà a fare una grande partita. Ma vincere dipende solo da noi».
Dzeko e Icardi sono in fuga. Ce la fa a riprenderli?
«Se non li riprendo non succede nulla. L'importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni».
Si sente al top?
«Ho preso una botta sopra il ginocchio, ma ora sto bene: mi sento al 100%, sono migliorato sotto altri aspetti e ho la consapevolezza che compagni e staff sono felici di quello che sto facendo».
Le «higuainitas» hanno anche un club ufficiale. È fidanzato?
«No, adesso no».
Alle tentazioni come si resiste?
«Le cose si possono fare nel momento giusto. In altri momenti non si fanno».
Ci vuole una bella testa, le pare?
«È fondamentale. Se poi hai anche buoni piedi è meglio. Ma la testa viene prima di tutto».
Va in giro con la scorta?
«Zero. Dirlo è una cosa che non ha fondamento, una mancanza di rispetto totale. Mai avuta una scorta nella mia vita. E mai ce l' avrò. Ma le bugie hanno le gambe corte.
Come non è vero delle minacce: mai ricevute».
Il rapporto con Allegri com’è?
«Tranquillo, ci stiamo conoscendo. C' è grande rispetto».
Lui dice che il calcio è arte. Cosa ne pensa?
«Certo che è arte. Quando fai un gol bellissimo, una giocata di cinque-sei tocchi che l'avversario non riesce a fermare, questa è arte».
Sua madre è un'artista. Ha preso da lei questa vena?
«Sì, lo penso davvero. È una pittrice: dipinge quadri, soprattutto astratti».
Siete 4 fratelli, lei è il preferito?
«No, però da quando ho avuto la meningite il rapporto con mia madre è speciale. È lei che mi ha preso in mano e mi ha portato in ospedale: è merito suo se ora sono qui».
La difende anche dalle critiche?
«Che parlino bene o parlino male di me, l'importante è che se ne parli, mi ripete. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l'anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello… Ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più».
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