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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Palla al piede, un attaccante dribbla un avversario e corre verso la porta: ma l’arbitro fischia e assegna una punizione alla squadra avversaria. Il direttore di gara non è impazzito: si limita ad osservare le regole del “Walking Football”. Alla lettera, Calcio Camminando, variante del gioco del pallone che sta facendo migliaia di proseliti in Inghilterra. Sono calciatori dai capelli grigi o bianchi, va specificato, perché a loro si rivolge la nuova disciplina: a tutti quelli che, per ragioni di età o di salute, farebbero fatica a giocare a calcio correndo.
WALKING FOOTBALL - CALCIO CAMMINATO
Lanciato sei anni fa come esperimento, oggi il Walking Football è un torneo con 250 squadre e migliaia di tesserati. L’estate scorsa la Premier League gli ha dedicato uno spot pubblicitario durante la telecronaca di una partita e l’interesse si è moltiplicato. Ora la Football Association (federcalcio inglese) sta pensando di prendere in mano l’iniziativa ed ampliarla ulteriormente.
WALKING FOOTBALL - CALCIO CAMMINATO
Tutto è nato da un centro per anziani che nel 2009 cercava passatempi per gli iscritti. Un sondaggio rivelò che, più di giocare a carte, tombola o bocce, nonnini e pensionati desideravano giocare a calcio. Naturalmente ci sono uomini di 70 anni che continuano a fare jogging senza troppa difficoltà, ma per i più il cuore e i legamenti non sono gli stessi di quando ne avevano 30.
WALKING FOOTBALL - CALCIO CAMMINATO
Così nacque l’idea di un calcio a ritmo più blando: camminando, appunto. Con una regola ferrea: se uno trasforma il passo veloce in corsetta, l’arbitro ferma il gioco e dà un calcio di punizione agli avversari. C’è sempre qualcuno, nella foga della partita, che fa uno scatto e comincia a correre: ma viene fermato dal fischio arbitrale, come i cavalli nelle gare di trotto, squalificati se galoppano.
WALKING FOOTBALL - CALCIO CAMMINATO
La regola è necessaria per uniformare il gioco: includendo sia chi riuscirebbe ancora a fare una corsetta, sia chi rischierebbe le coronarie o le ginocchia. È un calcio al rallentatore, ma pur sempre calcio. E non mancano gli ex-campioni, come George Jackson, che giocò dodici partite nella massima serie con lo Stoke City, inclusa una contro il Manchester United di George Best, Bobby Charlton e Denis Law in cui fu nominato miglior giocatore dell’incontro. Ma poi si ruppe una gamba e addio football. «Pensavo di non giocare più», dice al Guardian di Londra. Invece può ancora giocare, palla al piede, con i Chesterton Crusaders, la sua squadra di “Walking Football”. Basta che cammini invece di correre.
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