DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"
Dopo aver vinto due Coppe dei Campioni alla guida del Benfica (1961 e 1962), l' allenatore ungherese Bela Guttmann chiese il 65% di aumento. E quando gli risposero picche in portoghese, lanciò il suo celebre anatema: «Nei prossimi cento anni il Benfica non sarà più campione d' Europa!».
La maledizione si è estesa anche all' Europa League e non è solo un aneddoto per le orecchie juventine, dato che la vittoria del Napoli di ieri ha confinato di nuovo Madama al quarto posto, con vista sul baratro. E con il peso addosso di un altro anatema, meno noto, ma allo stesso tempo più credibile: quello lanciato da Maurizio Sarri, che l' 8 agosto scorso, prima di essere accompagnato alla porta, definì «inallenabile» il gruppo di giocatori con i quali era comunque riuscito a vincere lo scudetto.
Gli Inallenabili crescono all' ombra di una piccola foresta di alibi, che dopo anni di vittorie ha generato un ecosistema perdente: se hai il presidente nella bufera per la questione Superlega, il direttore sportivo che non ha ancora firmato il rinnovo e che tra il caso Suarez e la ricerca esasperata di plusvalenze ha aumentato il margine di errore, un allenatore che in nove mesi non ha migliorato la squadra sotto alcun aspetto, allora forse ti senti in qualche modo legittimato a dare qualcosa in meno, anche inconsciamente. Fatto sta che nel corso della stagione, dopo Allegri e Sarri, anche Pirlo ha perso il suo ascendente, senza riuscire a trovare contromosse.
Lo dicono i fatti, perché i giocatori non rispondono alle consegne del tecnico, che domenica dopo il pareggio di Firenze si è quasi autoesonerato, forse involontariamente.
Forse no, perché l' incontro Allegri-Agnelli alla vigilia di Pasqua ha delegittimato ancora di più il suo ruolo: «Non sono contento del lavoro fatto e nemmeno la società lo è...».
La voce di un esonero lampo e di una sostituzione con Igor Tudor è rimbalzata per tutta la giornata di ieri ma la società ha smentito. Un ulteriore scossone potrebbe anche peggiorare la situazione. Ma continuare a definire «non ipotesi» l' eventualità di uscire dalla Champions, non aiuta.
In campo, senza i gol di Ronaldo e con Chiesa ai box, la Juve non fa più paura a nessuno ormai da un bel po'. Le trasferte di Udine, Reggio Emilia e Bologna, unite alle sfide a Milan e Inter allo Stadium, adesso sembrano una piccola montagna da scalare e solo le difficoltà altrui possono agevolare una Juventus in evidente riserva, fisica e mentale.
Ronaldo, che non segna da tre partite, non è inallenabile, ma «inalienabile»: nel senso che la Juve non può certo farne a meno sul campo nelle prossime sfide e farà fatica a lasciarlo andare via in caso di mancata Champions. Perché rescindere e risparmiare sui 60 milioni lordi di ingaggio dell' ultimo anno di stipendio non basta: a bilancio Ronaldo ha un credito residuo di 29 milioni, quindi andrebbe venduto almeno a quella cifra per non generare minusvalenza.
Non è l' unico, dato che Douglas Costa deve essere piazzato per 12 milioni.
A testimonianza che il lavoro di ricostruzione sarà zavorrato da quello di decostruzione del gruppo degli Inallenabili: Rabiot e Ramsey, parametri zero con ingaggi super e rendimento spesso irritante, sono in cima alla lista. Ma ovviamente non sono i soli.
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