FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
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È l’anno del Pogboom, non ci sono più dubbi. Ma la svolta è recente, è arrivata prima della sosta e ha contribuito a questa incredibile accelerata del rendimento del francese, con quattro gol in quattro partite e un ruolo sempre più da leader.
Perché la Juventus non era troppo contenta di mister 100 milioni, di certi suoi atteggiamenti fuori dal campo che davano ragione a chi pensava che Paul, insomma, si fosse un po’ montato la testa: nessun «casus belli», come il doppio ritardo agli allenamenti che gli costò una mancata convocazione nella prima Juventus di Antonio Conte, ma l’insofferenza c’era. Così c’è stata la «registrata» da parte della società, con la risposta brillante di Pogba sul campo, ma non solo.
È come se fino a Natale il ragazzo si fosse specchiato nell’ottima annata 2014, culminata nel premio di miglior giovane del Mondiale, «piacendosi molto» per usare un’espressione utilizzata anche da Massimiliano Allegri. Col nuovo anno tutto si è resettato e Paul, consapevole delle proprie qualità, è tornato consapevole anche del fatto che per essere al livello della sua fama di stella nascente avrebbe dovuto dare di più: più tiri, più giocate decisive e soprattutto più gol.
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Detto, fatto. Grazie alle sue doti naturali, ma anche all’ambiente che lo aiuta, Pogba sta crescendo anno dopo anno e può crescere ancora: è questo aspetto, oltre alla bulimia del suo agente Mino Raiola, che fa impennare ogni settimana la sua valutazione, perché Paul tra due mesi (il 15 marzo) compie appena 22 anni.
E certe volte, come domenica contro il Chievo quando ha deciso la partita con due colpi di classe assoluta, si permette ancora il lusso di giocare ad alti livelli solo per 20-30 minuti: è un paradosso, ma nell’ottica di chi deve gestire l’evoluzione di Pogba, è quasi meglio che il gesto tecnico più bello mostrato finora dal francese — controllo e tiro al volo — sia stato parzialmente sminuito dalla parata di Bizzarri (sulla respinta Lichtsteiner ha poi segnato il 2-0).
Perché se fosse entrato quel gol, quota 100 milioni (sdoganata anche da Allegri nel dopo partita) sarebbe stata sfondata con tutta serenità: «È il più caro di tutti — ha detto non a caso Raiola — costa più di Ronaldo e di Messi: in pochi possono permetterselo».
La seconda affermazione è più vera della prima, che per adesso è basata solo sulle enormi potenzialità e sull’età di Pogba: il gol, decisivo per la Juve, segnato con i greci dell’Olympiacos a novembre è stato per il Polpo il primo segnato in Champions. Un po’ poco.
«E infatti devo crescere ancora ed essere decisivo come Tevez, Pirlo e Vidal. Anche vincere il Pallone d’oro se non si fa gol diventa difficile» ha sottolineato Pogba. La prossima svolta quindi ha già due date precise: 25 febbraio e 18 marzo, andata e ritorno degli ottavi di Champions contro il Borussia Dortmund. Il primo grande bivio europeo per i bianconeri e le loro ambizioni.
Dopo il quale cominceranno a trovare risposta anche gli interrogativi di adesso: per la Juve è meglio fare la plusvalenza del secolo (Pogba è arrivato a parametro zero dallo United) e quindi ricostruire la squadra con i soldi della cessione oppure è meglio tenerlo ancora, per dare un segnale di grandezza e farsi prendere per mano dalla potenza e dalla classe di Paul?
«Il problema è se il giocatore chiede soldi che non possiamo dargli» ha spiegato l’a.d. Marotta. Messi e Ronaldo guadagnano 20 milioni. Pogba ha rinnovato per 4,5 e con Raiola difficilmente starà fermo. L’importante per la Juve è ottenere il massimo: dagli ultimi mesi di Paul in bianconero e poi dalla sua cessione. Dalla «registrata» al «tutti (molto) contenti». Si può fare.
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