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FLASH! - L'OFFERTA DI 97 MILIARDI DI DOLLARI DI ELON MUSK (CIFRA FOLLE: SOLO LA MANOVRA DEL GOVERNO…
Marco Ansaldo per "La Stampa"
Ci sono calcoli che fanno male e l'eliminazione dalla Champions League ne propone più di uno. La proprietà non è disposta a considerare l'uscita dalla Coppa come un incidente di percorso giustificato dalle condizioni ambientali che l'hanno determinata ieri: il discorso, come si dice in questi casi, va più a monte e riguarda gli errori nell'approccio iniziale.
Come l'anno scorso la Juve si è complicata la vita con le prime tre partite, allora però ebbe il colpo d'ala contro il Chelsea e la buona sorte di affrontare lo Shakhtar Donetsk alla vigilia delle vacanze, con i brasiliani di Lucescu che avevano già le valigie pronte nello spogliatoio. Stavolta non è successo e l'uscita dalla Coppa ha suscitato l'irritazione della società che si tradurrà in alcuni interventi per recuperare una parte dei milioni che non entreranno con la Champions League e che servivano ad autofinanziare una parte dei progetti e delle ambizioni. Quanti sono? Realisticamente una ventina, sicuramente di più per chi pensa che il cammino dei bianconeri potesse durare a lungo, magari fino alla finale di Lisbona.
Se l'anno scorso la Juve fu il club europeo che incassò di più dalla Champions, ora non si può dire altrettanto. Si andrà sul mercato non per comprare ma per vendere e non sarà un sacrificio da poco: dai «top player» che potevano arrivare si passa a quelli in partenza.
Vucinic è il primo e potrebbe già andarsene a gennaio anche perché l'Europa League ha una valenza minore e si pensa che per l'obiettivo principale, lo scudetto, bastino gli altri quattro attaccanti. Le voci però annunciano un sacrificio tecnico più pesante: Vidal o Pogba più che Marchisio.
Sono operazioni per la prossima stagione a meno che nella finestra invernale non arrivi la proposta «cui non si può dire di no» che fece ammettere ad Andrea Agnelli che nessuno è incedibile. à prevedibile un ridimensionamento dei programmi e il discorso tocca inevitabilmente la posizione di Conte. Oggi la delusione è forte e fa dimenticare in parte i meriti enormi del tecnico leccese che non si possono accantonare per una sconfitta, per quanto sia bruciante. Ci sarà il tempo per riflettere però il divorzio a fine anno diventa più credibile.
Del resto la prospettiva del ridimensionamento mette Conte di fronte a una scelta: uscendo a questo modo si rafforza l'idea che la strada per arrivare al successo europeo con la Juve sia ancora troppo lunga e in salita, una buona ragione per cercare la scorciatoia che gli può fornire un club dove si sfrega la lampada e ti comprano il campione che chiedi.
Se il tecnico decidesse di prendere un'altra strada stavolta la Juve potrebbe anche lasciarlo andare. Infine ci sono i danni che non si possono quantificare con un numero ma con un'impressione. Istanbul è una frenata brusca e dolorosa nella rinascita internazionale della Juve.
Oggi la si spiega anche con la decisione di giocare a calcio su un campo da rane ma a febbraio, quando riprenderà la Champions League, si guarderà soltanto a chi è rimasto in Europa e a chi non c'è. E la Juve mancherà dalla vetrina. Per questo sarebbe importante recuperare un po' di immagine in Europa League (con finale allo Stadium), evitando altre figuracce come quattro stagioni fa con il Fulham. Ma con quale Juve?
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