DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Saverio Intorcia per la Repubblica
Novanta minuti separano il calcio italiano dalla salvezza o dall' apocalisse. Carlo Tavecchio ieri ha raggiunto il ritiro di Appiano Gentile e oggi forse parlerà agli azzurri. Poi, si accomoderà in tribuna accanto a Giovanni Malagò, Evelina Christillin (consiglio Fifa) e Karl-Erik Nilsson (capo della federazione svedese). Le turbolenze hanno lasciato il segno e, in caso di qualificazione, gli azzurri dovranno sanare le crepe con il ct.
Anche Ventura l' ha fatto capire: il ko di Madrid ha cambiato tutto, dopo il passaggio del turno ci saranno molte cose da dire. Ma avrà raggiunto il risultato secondo il percorso che tutti si attendevano, gli spareggi. Intascherà un premio da 500 mila euro. Sarà intoccabile nel suo contratto da 1,5 milioni netti fino al 2020. Ma la sostituzione in corsa con un tecnico di maggiore appeal, Ancelotti, resterebbe una tentazione, o un tormentone.
Se invece l' Italia non va al Mondiale, il contratto di Ventura sarà sciolto, la Nazionale sparirà dai radar - a settembre 2018 la prossima gara ufficiale, in Nations League - e la Figc finirà sotto accusa. Diventerebbe attuale l' avvertimento di Malagò, quel riferimento in un' intervista a Repubblica alle dimissioni di Abete nel 2014. Il capo del calcio non intende mica andarsene. È stato rieletto a marzo, rivendica i successi internazionali, considera l' introduzione del Var il suo fiore all' occhiello, avverte la fiducia del ministro Lotti. E della scelta di Ventura aveva informato il presidente del Coni, come da statuto.
Malagò difficilmente cambierà idea. Eserciterà la moral suasion, non avrebbe margini per commissariare la Figc. La catastrofe potrebbe ricompattare un' opposizione fin qui fragile. Il consiglio federale è monco: orfano dei rappresentanti delle leghe di A (tre) e B (uno) che sono commissariate. Il pallino lo avrebbe in mano Cosimo Sibilia, presidente Dilettanti: decisivo nella rielezione di Tavecchio, con il 34% dei voti, ma soprattutto uomo di Malagò. Il candidato più forte se si andrà alle urne. I dilettanti esprimono sei consiglieri, sono l' ago della bilancia.
Se vogliono, possono paralizzare i lavori del consiglio alla prossima seduta. Oppure, dando le dimissioni con l' opposizione, far crollare l' intera governance e rendere necessario il ritorno al voto. Il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, frena: «Mi vergognerei a legare il destino di Tavecchio e della Figc a quello della Nazionale che appartiene a tutti. Se esiste voglia di cambiamento, troviamo il momento politico più opportuno per una riflessione. Non c' è bisogno di mortificare la passione di milioni di italiani per avere il rinnovamento».
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