FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Ho avuto un’illuminazione. Ho capito perche Tavecchio non doveva essere eletto. Al di qua delle banane. Perchè è brutto. Vi sembra poco? Certo, direte voi, anche Brunetta, La Russa e Fassino sono brutti, eppure sono stati ministri e sindaci. Per non parlare di Prodi, Bondi e tanti altri.
Ma, non è la stessa cosa. Brunetta, un nano da cartoon, La Russa, un incrocio tra un teppista mongolo e Ozzy Osbourne con i baffi, Fassino, uno scheletro gonfiabile, Prodi che sembra una mortadella e Bondi che somiglia a Boldi: sono tutte bruttezze convertibili, atrocità somatiche che si riscattano nel comico.
Quella di Carlo Tavecchio è una bruttezza buia. Inesorabile. Come quella di Maurizio Gasparri. Non fanno ridere. Una bruttezza senza finestre. E senza redenzione. Dove non si è mai posata una mano gentile, figuriamoci il bacio compassionevole di una principessa.
La bruttezza di Tavecchio è un lager di filo spinato, imperforabile come la pelle del rinoceronte, spessa come quella del cinghiale. Diversa anche da quella di Renato Schifani, che è una bruttezza notevole ma consapevole. Schifani sa di esserlo. E, quando lo chiamano a lavorare in banca, sceglie il recupero crediti.
Tutti i brutti si vendicano di essere brutti. Come Geremia, l’orrido usuraio del film di Sorrentino. I brutti peggiori sono quelli che non sanno di esserlo. Peggio ancora, lo sanno ma se ne fottono. Esagerano la loro bruttezza. Come Shylock o certi personaggi di Dickens e certi nani malefici.
Tavecchio sa di essere brutto e gnomo. Guarda Malagò e Abodi e s’incupisce di brutto. Voi, inutili belloni e fatui, ve la buco io la ruota del pavone. Tavecchio vuole strafare. Gli piace dimostrare di essere brutto anche quando parla. E’ alto come Fanfani, che però era arguto e parlava con morbidezze aretine.
claudio lotito e carlo tavecchio
E poi, fateci caso, i brutti si accoppiano tra di loro. Stringono alleanze micidiali. Più dei belli, che sono rivali, mentre i brutti, nella disgrazia, sono solidali. Tavecchio si accoppia con due come Galliani e Lotito. Per riuscire ad amarsi, Galliani, ha dovuto amare Berlusconi. Si chiama luce riflessa.
Lotito non ha bisogno nemmeno di questo. Lotito si ama talmente che non ha bisogno di altri. Non piace nemmeno ai suoi tifosi. Che diffidano di lui, da sempre. Percepiscono che l’uomo cita in latino, ma razzola greve. Che ha una sola fede, in se stesso, una sola chiesa, si chiama Lotito. Una chiesa senza fedeli e senza lotitiani. Lotito ha messo se stesso al centro del villaggio. E della tavola. Un cappone che suona trombe e campane.
Lotito fa ridere, ma è un comico che ti fotte, mentre ti fa ridere. E’ diventato potente così. A furia di far ridere. Se hai bisogno di un favore in Lega Calcio, non ti rispondono: “Parla con Maurizio (Beretta)”, ma “Hai parlato con Claudio (Lotito)?”.
Se vedi Claudio Lotito e Roger Federer, uno dopo l’altro (capita di questi tempi), ti chiedi: come è possibile che, nello stesso catalogo, ci siano due proposte così diverse. Non piace ai tifosi della Lazio e nemmeno a quelli della Salernitana.
Di recente, non piace nemmeno a quelli del Bari. Si dice, infatti, che, grazie ai buoni uffici di Francesco Boccia, consorte in carriera dell’ex ministra Nunzia De Girolamo e amico personale di Enrico Letta, il mitico Lotirchio abbia allungato l’ennesimo tentacolo anche sul Bari Calcio e sia uno dei pezzi forti della nuova proprietà fantasma (suo il trenta per cento, mentre il restante settanta sarebbe di Infront, la società di Marco Bogarelli, e di Mp & Silva, ufficialmente acquisitori dei diritti televisivi e commerciali, di fatto proprietari).
Come dire, Lotito uno e trino, serie A, serie B e Lega Pro, ex serie C. Ubiquità fa rima con ambiguità.
Gli interessati smentiscono. Di sicuro, Lotito è stato più volte visto a cena con Paparesta, un bellone finalmente utile, il bambolotto dall’occhio celeste e il color bronzo che si fece chiudere in camerino dal brutto Moggi, messo a fare da “attirapasseri” nel nuovo Bari. Di sicuro, l’operazione ha preso il volo in ambito Mediaset. L’opinionista Paparesta traslocato da una vetrina all’altra, e l’opinionista Arrigo Sacchi che “consiglia” Denis Mangia come allenatore.
Di sicuro, Stefano Antonelli, ex agente Fifa e direttore sportivo, ha da sempre un rapporto di ferro con Claudio Lotito. Di sicuro, al Bari stanno arrivando giocatori cresciuti nel vivaio della Lazio. Di sicuro, Lazio e Bari hanno scoperto, improvvisamente, di volersi molto bene. Il pallone italico è in mano ai brutti. Come si dice in latino?
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