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LA “LUXURY TAX” DEL PALLONE – LA MOSSA “GUEVARISTA” DEL PRESIDENTE UEFA CEFERIN PER EVITARE LA CONCENTRAZIONE DI TALENTI IN POCHI CLUB – ALLO STUDIO TETTI ALLE ROSE E ALTRE MISURE PER RIDURRE IL GAP TRA GRANDI E PICCOLE SQUADRE – IL NODO DEL MONDIALE PER CLUB A 24, CHE PIACE ALLA FIFA

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CEFERINCEFERIN

Fabio Licari per La Gazzetta dello Sport

Dove sta andando l' Uefa, e il calcio europeo in generale, non è ancora chiarissimo. Dopo l' elezione dello sloveno Aleksander Ceferin a settembre, si stanno delineando a fatica nuovi equilibri tra club, Leghe, Nyon e gli stessi giocatori per la prima volta chiamati in causa dal nuovo presidente.

 

In questo scenario ecco l' Esecutivo (oggi) e il Congresso (domani), nell' inverno profondo di Helsinki, sottozero la minima: con l' approvazione di una serie di riforme non secondarie, l' elezione di metà Esecutivo (con il direttore Figc Michele Uva candidato «forte» di Ceferin) e tutto quello che si agita attorno alla Champions, al futuro delle nazionali e, in breve, ai milioni che fanno girare il sistema.

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Il primo strappo è stata la nuova Champions, quella con 4 posti fissi per le prime 4 del ranking. Piccole federazioni in rivolta, perché il loro ruolo si riduce, e Ceferin costretto a dire che non sapeva perché, appartenendo anche lui a una federazione minore, la Slovenia, è un po' in difficoltà. Sapeva, invece, che un' altra Champions come le ultime non avrebbe mai recuperato quei tre milioni di euro obiettivo della nuova formula.

I grandi club sono con Ceferin che però, una settimana fa, ha prospettato un progetto opposto per equilibrare la situazione in campo.

 

Di che si tratta? Per Ceferin è bello lo spettacolo di una Superchampions, ma non è più possibile, non è giusto almeno, che tutti i grandi giocatori finiscano nelle rose di sei/otto club ricchissimi.

 

CHAMPIONS LEAGUECHAMPIONS LEAGUE

Con l' effetto di creare una élite (guardate negli ultimi quarti di Champions quante squadre sono ormai fisse) e costringere giocatori fortissimi alla panchina. «Non possiamo permettere che la grandezza di alcuni club oscuri il resto. Se dovessimo permettere che la forbice si ampli allora trascureremmo i club che hanno poche opportunità» ha detto a Lisbona pochi giorni fa. Aggiungendo che sta pensano a «luxury tax, limitazioni delle rose e sistema trasferimenti più corretto per evitare l' eccessiva concentrazione di talenti in pochi club». Potrebbe essere una mossa più deflagrante, più cheguevariana, del fair play di Platini.

 

Difficile immaginare che sulla lotta alla concentrazione i grandi club siano d' accordo. E non sono gli unici ad agitarsi. Le Leghe europee, esclusa l' Italia, sono andate all' attacco della nuova Champions per paura di essere schiacciate: essendo appena scaduto il memorandum con l' Uefa, minacciano di sovrapporre i campionati alle coppe, di giocare gli stessi giorni e negli stessi orari. Il loro potere è ridotto: i «grandi» non aspettano che i «piccoli» si facciano da parte per organizzare tornei sempre più modello Nba.

 

I «piccoli», da soli, farebbero una brutta fine. Ma dietro c' è altro: soprattutto la Premier, e anche la Liga, preoccupate che la nuova Champions tolga loro risorse, sponsor, diritti tv. E presto si dovrà affrontare la questione del Mondiale per club a 24, biennale, d' estate, che piace alla nuova Fifa di Gianni Infantino. Già, dove va l' Europa?

GIANNI INFANTINO E MARADONAGIANNI INFANTINO E MARADONAINFANTINO VAN BASTENINFANTINO VAN BASTEN