DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo Calandri per “La Repubblica”
Ragioniere e Cannibale, il metamorfico Marquez ha imparato a cambiarsi d’abito anche durante le corse. «Ad un certo punto stavo per cadere, anzi: mi sono proprio visto per terra. Allora ho pensato: stai calmo Marc, scalda la gomma dietro, recupera poco alla volta. Ho passato Valentino, sono tornato primo. Per un paio di giri me ne sono stato tranquillo, a riposare. Poi ho deciso di andarmene via».
Semplice, no? Jekyll e Hyde, saggio e prepotente, il catalano con la vittoria di ieri ha portato a cinquantadue punti il suo vantaggio su Valentino. Potrebbe già prendersi il titolo fra tre settimane a Motegi, in caso di un altro successo personale e di un contemporaneo “zero” del pesarese. «Non credo che in Giappone sarò campione», si schermisce con uno dei suoi sorrisi Durbans. Ma lo sa bene, che a ventitré anni il quinto mondiale della carriera – il terzo in MotoGp – è già in cassaforte.
«Ci vorrebbe un miracolo», brontolava mogio Rossi affrontando un circuito che pare disegnato per esaltare il talento e l’agilità del suo avversario e della Honda. Però il pesarese si è battuto come un leone, nonostante i cattivi presagi della vigilia: quella brutta caduta di sabato mattina, la notte trascorsa in officina a cercare un assetto che gli permettesse comunque di attaccare. Perché guai, a chi pensa di limitare i danni contro quel demonio. Così il Doc è partito alla grande («Come un centometrista »), è andato in testa per 3 giri. «E ci ho fatto pure un pensierino, gli altri mi sembravano in difficoltà».
La M1 era stata preparata per venir fuori da metà gara in poi. «Invece sono cominciati i problemi in frenata». Intanto il Ragioniere si è fatto Cannibale, e sulle colline aragonesi è tramontato il sole di Valentino. Che ha dovuto subire anche il ritorno del compagno di squadra: Lorenzo gliel’ha giurata a morte e mica per caso indossava il casco dello Squalo, quello con cui la passata stagione s’è preso più o meno a ragione - il titolo che pareva cucito sulla tuta del “pesciolino” numero 46.
«Ne aveva più di me, poi su questa pista lui è molto forte. Ho pensato: gli resto attaccato coi denti, all’ultimo giro gioco le mie carte». Non è andata così: a due tornate dalla fine, curva undici, il pesarese ha commesso l’unico errore della giornata. «Ho sbagliato frenata, arrivando un pelo lungo ».
Se avesse continuato nella traiettoria, lui e il maiorchino sarebbero finiti gambe all’aria. Ha tirato preferito andare fuori pista, perdendo secondi preziosi. «Ho avuto più paura di quel che sarebbe successo dopo, che dell’incidente in sé», scherza, mentre l’altro lo guarda torvo. È comunque salito sul podio, e sono duecentodiciannove volte in venti anni di carriera.
La Yamaha aveva cominciato il 2016 mostrando una superiorità quasi imbarazzante rispetto alla Honda. Ma la tendenza si è clamorosamente invertita, la coppia Vale-Lorenzo è all’asciutto da quattro mesi.
«Qualcosa non va», dicono i due, per una volta d’accordo. Sta peggio la Ducati: Andrea Dovizioso ha chiuso lontanissimo, nel derby italiano la Rossa è stata superata dalle Aprilia di Bautista e Bradl.
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