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Guglielmo Buccheri per “la Stampa”
Roma è così, un po’ laziale, di più romanista. Ed ora che la sveglia (il sorpasso) è cosa fatta, lo choc è forte. Capitale sottosopra, dunque: per la forza dei numeri, del gioco, del gruppo, dell’orgoglio. La Lazio di Stefano Pioli nasce quasi di nascosto nei giorni in cui la Roma di Rudi Garcia annuncia al mondo che questo sarà l’anno buono. Pioli fa imparare l’inno biancoceleste a memoria ai suoi ragazzi, Garcia comincia a costruirsi un castello di alibi, urla al complotto, vede trappole ovunque, ma non nel suo spogliatoio.
Americani da una parte, Lotito e basta dall’altra: lo spread fra le due proprietà appare incolmabile, quella a stelle e strisce sale sulla giostra di Boston e dintorni e guarda al nuovo stadio, il più bello d’Europa (prima pietra a breve, si dice), il club biancoceleste si aggrappa alla sua di storia, rispolvera la maglia del meno 9, campionato ’86/’87, e, da quando la indossa a gennaio, non sbaglia più un colpo.
Pioli tecnico moderno
Lazio 58 punti, Roma 57. «Voglio il massimo da questa stagione...», così Pioli, un passato vissuto in provincia con il grande salto soltanto sfiorato. Pioli sfiorò Roma, la Roma, dopo i primi due fallimentari anni di gestione Usa, ma, alla fine, prevalse l’orientamento per un tecnico con la faccia da duro e il passaporto francese. Pioli, il salto su una panchina di prima fascia l’ha così compiuto fra lo scetticismo generale un anno dopo il matrimonio mancato con il club di Trigoria e l’ha fatto come terza scelta, dopo Allegri e Donadoni, sull’altra sponda del Tevere.
Oggi, Pioli viaggia con la forza di cifre che sanno di miracoloso per chi ha sempre buttato l’occhio frettolosamente dentro Formello: otto vittorie di fila, come Maestrelli e Delio Rossi, ad una dal record di Eriksson, miglior attacco (un gol in più della Juve), stessi punti dei bianconeri nel 2015, sei giocatori con almeno sette reti all’attivo (Klose, Mauri, Felipe Anderson, Parolo e Candreva). Ma, soprattutto, una filosofia coraggiosa, un modo di giocare divertente, un atteggiamento lontano dalla superbia.
Il 24 maggio c’è il derby
Il cuore di Roma giallorosso accusa il colpo da ko. A Ponte Milvio, sulla Cassia, più sù, si brinda. La Capitale è così, un po’ laziale, di più romanista, ma, queste, sono le ore in cui la minoranza si fa rumorosa. «Li ha rovinati il selfie del Pupone. Col pallone non si scherza», sorride il laziale. Il 24 maggio c’è il derby: stadio Olimpico, Lazio contro Roma. Garcia, Totti, James Pallotta, numero uno romanista contro Pioli, Mauri, Lotito, patron biancoceleste, mai così in silenzio come da quando una telefonata lo ha smascherato: sembrava una sfida impari, si è rivelata una storia all’italiana, anzi alla romana.
Stefano Piolirudi garcia violino 1LOTITO E PALLOTTA CON LE MAGLIETTE PER PAPA FRANCESCO lotito ovunque anche la nonna di florenzilotito pallotta foto mezzelani gmt
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