‘’I LIBRI NON VANNO GUARDATI, VANNO PENSATI’’ – MUGHINI VENDE LA SUA MITOLOGICA COLLEZIONE DI LIBRI, RIVISTE, VOLANTINI DEL FUTURISMO ITALIANO E LO FA LICENZIANDO UN CATALOGO CHE SI TRASFORMA IN UN’ALTRA OPERA, NUOVA E VIVISSIMA

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LIBRI FUTURISTI ADDIO

Di Giampiero Mughini – dal catalogo FUTURISMO – Collezione Mughini – edito da Libreria Antiquaria Pontremoli

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A ogni cosa della vita c’è il tempo dell’avvio e quello in cui il treno decelera e si arresta al capolinea. La parola “per sempre” non esiste sulla faccia della terra, ha scritto il californiano Dave Eggers, l’autore di A Heartbreaking Work of Staggering Genius. Tutte le passioni hanno un cominciamento e una fine.

 

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E’ un tragitto più o meno lungo che va dall’ardore alla melanconia e alla rinuncia, dal miraggio di combattere il tempo che passa alla cruda verità di quando un amore si sganghera o cessa un lavoro che aveva fatto da canovaccio del tuo stare al mondo.

 

Così è della mia smaniante passione intellettuale per i libri le riviste i volantini i frammenti cartacei del futurismo italiano, per l’avventura avviata da Filippo Tommaso Marinetti con il libro del 1902 scritto in francese (La Conquête des Étoiles) e alla quale mette un suggello la dolorante Elegia del marzo 1945 in cui Pino Masnata piange la morte di Marinetti e di suo padre.

 

Una mia passione che in questo dannatissimo 2014 volge al capolinea.

MUGHINIMUGHINI

Era divampata trenta e oltre anni fa. Al tempo in cui a nessuno di noi sarebbe venuto in mente che da lì a poco la carta stampata avrebbe perso il suo status di regina della comunicazione di conoscenze e di emozioni. Al tempo in cui non esistevano eBay né altre similari cliccate, e i librai non usavano le e-mail e bensì mugghianti fax dov’erano talvolta illeggibili autori e titoli, i ritrovamenti di libri erano spesso dovuti al caso, alla fortuna.

 

BOT E FUTURISMOBOT E FUTURISMO

Erano i libri che ti trovavano, non te che trovavi i libri. I cerimoniali ben noti a ciascun collezionista erano strazianti. Quei cataloghi antiquari spulciati con dita febbrili per poi telefonare ai rispettivi librai se sì o no il tal libro lo avevano ancora. Quei libri reputati irraggiungibili di cui sussultavo quando li trovavo (L’Anguria lirica cartacea di Tullio D’Albisola oppure il RealRadioCulla di Emilio Buccafusca o il Radioaviazione di Gian Franco Merli, tanto per dirne qualcuno), e che pagavo a costo di amputare la durata delle vacanze estive o di fare un debituccio in banca.

MUGHINIMUGHINI

 

Quelle volte che ti telefonava qualcuno che voleva dar via i libri di un parente morto, e tu arrivavi in una casa dove i libri erano tanti ma pochi quelli di rilievo, e dunque montavi sulla scala appoggiata alla libreria a scartabellare volumi zuppi di polvere finché le dita non acciuffavano una qualche leccornia meglio ancora se con dedica.

 

Quella telefonata che mi fece una signora milanese dopo aver letto su Panorama un mio articolo di esaltazione dei capolavori della bibliografia futurista, e mi disse che uno dei libri da me indicati, la leggendaria Litolatta illustrata da Bruno Munari loro ce l’avevano in casa da tempo immemorabile e che i suoi figli ci giocavano a palla.

Libreria Antiquaria Pontremoli Libreria Antiquaria Pontremoli

 

Quella volta che un libraio milanese mi disse che ce l’aveva il libro del 1914 di Roberto Longhi su Umberto Boccioni, ma che ne voleva contanti e solo contanti, e io arrivai alla sua libreria munito di cash e lui mi avvolse il libro nella carta da pacchi, e avevo poi un appuntamento in piazza della Scala con una ragazza che mi piaceva molto, e noi due passeggiammo a lungo per le vie di Milano mentre io tenevo stretto il pacchetto e devo confessare che se Dio mi avesse ordinato di scegliere tra il pacchetto e la ragazza, avrei scelto il libro di Longhi: forse perché ho più paura di una donna che di un libro.

LIBRERIA PONTREMOLI LIBRERIA PONTREMOLI

 

Libri e frammenti cartacei che adesso abbandonano per sempre scaffali e cassetti della mia biblioteca. Un cui comparto è rimasto completamente vuoto e desolato e a tuttora non mi arrischio a riempirlo di altri libri, perché mi parrebbe un profanare gli scaffali dai quali si esibivano impudenti le opere di Marinetti, di sua moglie Benedetta, del piemontese Fillia, del triestino Bruno Giordano Sanzin, del ligure Tullio d’Albisola, del napoletano Francesco Cangiullo, del fiorentino Primo Conti, del romano Luciano Folgore, del genovese Luigi Pennone, del calabrese Boccioni, del fotografo bolognese Tato, del friulano Sofronio Pocarini, del Corrado Govoni futurista (era nato a Ferrara), o magari del giovane Renato Guttuso, la cui firma figurava nel catalogo di una mostra degli anni Trenta di pittori futuristi siciliani.

 

Libreria Antiquaria Pontremoli Libreria Antiquaria Pontremoli

I loro erano i primi libri d’artista della nostra storia culturale. L’Italia tutta, ivi comprese le sue province più remote, era stata accesa da Marinetti, uno che era nato al Cairo, aveva studiato a Parigi e aveva messo casa a Milano, al numero 2 di via Senato.

 

Da ciascun catalogo che estraevo dalla buca delle lettere le tentazioni ti irrompevano addosso alla maniera di squadre d’assalto. C’era da perdere la testa dietro capolavori, rarità, bizzarrie grafiche e tipografiche. Il primo e il secondo futurismo. Le loro escursioni geniali nel campo del design o della fotografia o dell’architettura.

 

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Gli happening culturali che avevano ideato a profusione e dappertutto in Italia, innanzitutto nei teatri dove contro di loro era un coro di insulti e un tiro al bersaglio di ortaggi. Le rivistine di cui erano usciti pochi ma frastornanti numeri. Quei volantini a centinaia, di cui Alberto Moravia scrisse una volta che rappresentavano il massimo della qualità letteraria del futurismo.

 

I libri nati in provincia ma non per questo meno ambiziosi, libri autoediti su carta povera, e che quando li trovi non possono non essere leggermente sberciati e arrugginiti: e va bene così, anche questo fa parte della loro aura e della loro verità. E a non dire dei libri monstre, libri d’artista fra i più belli del gran secolo europeo, quel grappolo di libri che fa da cattedrale dell’intera bibliografia futurista, ossia le due litolatte prodotte nei laboratori artigiane di uno che vendeva scatole di latta per caramelle, l’Ardengo Soffici del 1915 in 300 copie pubblicate in folio (ne saranno sopravvissute una quarantina), il libro di Fortunato Depero inchiavardato da due bulloni, la prima edizione (1913) del Fotodinamismo futurista di Bragaglia, un libro che se appartenesse all’editoria francese o a quella inglese lo pagheresti tre volte tanto.

Umberto BoccioniUmberto Boccioni

 

E non so quanti altri. A cominciare da quelli inondati, in un modo o nell’altro, dal talento di Bruno Munari. O la gran copia dei libri di Bot, il prolifico artista piacentino la cui follia e ostinazione creativa (resa più drammatica dalla sua straziante solitudine artistica) compensavano alla grande la sua mancanza di un talento assoluto.

LIBRO SU MARINETTI DI GIORDANO BRUNO GUERRI LIBRO SU MARINETTI DI GIORDANO BRUNO GUERRI

 

E’ estraneo alle consuetudini della cultura italiana che un collezionista, al momento di dar via i suoi libri, lasci traccia della sua collezione in un catalogo. Quando un collezionista italiano arriva al capolinea e vende, di solito avviene in sordina e in silenzio. Siamo purtroppo lontanissimi dai nostri cugini francesi, da una cultura dove quei cataloghi fanno leggenda fra i bibliofili e gli studiosi.

 

E tanto per fare un esempio. Prendete il lussuoso catalogo del 1993 dov’era offerta in vendita la biblioteca dei due librai parigini Matarasso (padre e figlio) centrata su prime edizioni di letteratura francese della prima metà del Novecento, surrealisti e compagnia creante. Sfogliatelo per bene quel catalogo ammaliante, e ditemi se esiste un libro di studio o di storia che possa stargli al paro nel restituire la fisionomia culturale di quell’epoca.

 

mostra futurismo guggenheim boccioni mostra futurismo guggenheim boccioni

Venti e più anni fa comprai non ricordo più dove il catalogo di una vendita all’asta parigina del marzo 1981 dove il colonnello Sickles, il maggiore collezionista di libri francesi tra Ottocento e Novecento, aveva messo in vendita il comparto surrealista della sua collezione.

 

FILIPPO TOMMASO MARINETTIFILIPPO TOMMASO MARINETTI

Erano in tutto 336 tra manoscritti e foto e libri, la gran parte dei quali esemplari delle tirature di testa annotati e dedicati dall’autore oppure conservati nelle sublimi legature firmate legatori francesi del Novecento. Libri impensabili e inimmaginabili fuori dalla realtà culturale di una Parigi che fa da cuore pulsante della prima metà del Novecento. Al tempo di quella vendita, il colonnello Sickles era ancora vivo.

mostra futurismo guggenheim depero mostra futurismo guggenheim depero

 

Alla sua morte, molti anni dopo, ci volle una tornata d’asta durata quattro giorni per dar via l’intera biblioteca della sua collezione di prime edizioni di libri francesi. L’asta parigina del 1981, me lo raccontò una giovane libraia francese che c’era stata, si svolse in una piccola sala della Rue Drouot.

mostra futurismo guggenheim boccioni mostra futurismo guggenheim boccioni

 

I potenziali clienti stavano tutti in piedi e ciascuno di loro alzava via via la mano ad annunciare la sua offerta al rialzo. La lotta più estenuante ebbe come preda un insieme di disegni erotici surrealisti (la più parte di Salvador Dalì) che due rivali si contesero sino all’ultimo rialzo. In sala la tensione si spaccava con l’accetta. Un silenzio totale, a parte la voce del battitore. A una cifra che mi pare di ricordare vicina ai 100 milioni di lire del marzo 1981, uno dei due alzò bandiera bianca. A quel punto gli astanti esplosero in un applauso liberatorio.

 

Tommaso MarinettiTommaso Marinetti

GIAMPIERO MUGHINI

 

 

PS. Avevo scritto queste note tra luglio e agosto del 2014. Tre mesi dopo, adesso che ho sotto gli occhi le schede dettagliatissime apprestate dal terzetto della libreria Pontremoli (Giacomo Coronella, Lucia Di Majo, Giovanni Milani), è come se per la prima volta “vedessi” davvero l’identità e l’entità della collezione. Di cui non avevo mai schedato e classificato nulla, e in trent’anni solo due o tre volte ne avevo mostrato qualche pezzo ad amici.

 

I libri non vanno guardati, vanno pensati. E a meno di non avere sotto gli occhi un catalogo raffinato che ti permette e di guardarli e di pensarli, com’è questo catalogo di cui sono orgoglioso e che in parte compensa il dolore per la perdita di tali e tanti libri. Un catalogo che è anche una mia opera, e non per il fatto banale di avervi scritto e firmato qualche paginetta.

marinetti filippomarinetti filippo

 

E’ una mia opera perché nata dalla conoscenza e dalla compulsione, perché costruita anno dopo anno al modo di un’architettura: un assieme palpitante e ossesso di libri scovati uno a uno, desiderati, scelti, tastati né più né meno che il corpo di una donna (e che a differenza di una donna non ti deluderanno mai), comperati talvolta a costo di sacrifici o magari avuti in regalo da amici preziosi. Il ventiquattresimo e mezzo dei miei libri. Il prossimo, che ho cominciato a scrivere, lo potrei intitolare 25 e mezzo, alla maniera di Federico Fellini.

mostra futurismo guggenheim prampolini mostra futurismo guggenheim prampolini