DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Carlo Tarallo per Dagospia
Prendete la formazione titolare dell’anno scorso, togliete il perno del centrocampo (Jorginho, squalificato) e quello dell’attacco (Higuain, venduto), inserite al loro posto le rispettive riserve (Valdifiori e Gabbiadini), e avrete la formazione del Napoli che a Pescara, tra 5 giorni, scenderà in campo per la prima giornata di un campionato che inizia come nessuno dei tifosi azzurri, nemmeno il più pessimista, avrebbe immaginato.
STRISCIONI A NAPOLI CONTRO AURELIO DE LAURENTIIS
Ci eravamo lasciati sotto la pioggia battente di Napoli-Frosinone, con la rovesciata da record del Grande Traditore, con il Napoli secondo in classifica, qualificato in Champions e pronto (sembrava) a lanciare la sfida-scudetto alla Juve. C’erano da prendere, con i 40 milioni della qualificazione in Champions, un paio di rinforzi a centrocampo, sostituti all’altezza di Hamsik, Allan e Jorginho (quelle alternative che se fossero arrivate a gennaio 2016 avrebbero permesso al Napoli campione d’inverno di lottare fino alla fine con la Juve) e Maurizio Sarri avrebbe potuto lanciare la sfida ai bianconeri. E invece? E invece, il sogno è diventato presto un incubo.
STRISCIONI A NAPOLI CONTRO AURELIO DE LAURENTIIS
Higuain è andato via e al suo posto è arrivato dall’Ajax il polacco Arkadiusz Milik, giovane promessa del calcio europeo che avrà bisogno di tempo per adattarsi al campionato italiano, le cui difese e i cui portieri sono leggermente più arcigni di quelli olandesi; a centrocampo è arrivato Zielinsky, centrocampista di belle prospettive, e in attacco Giaccherini, reduce da un buon Europeo. In difesa Tonelli, alle prese però con un infortunio che trasforma la sua prossima stagione in un gigantesco punto interrogativo.
Aurelio De Laurentiis, il presidente-padrone, sembra infischiarsene altamente delle contestazioni delle frange più radicali del tifo azzurro ma anche dell’amarezza della stragrande maggioranza dei supporters partenopei che hanno disertato clamorosamente le amichevoli al San Paolo. Il “colpo” capace di far sognare la piazza non è arrivato, la telenovela Icardi-Wanda Nara ha snervato anche i tifosi più tolleranti.
E il malcontento di Lorenzo Insigne e Kalidou Koulibaly, richiestissimi in Italia e all’estero, non lascia presagire nulla di buono. Lorenzinho, che chiede un adeguamento del contratto, a quanto risulta a Dagospia ha già chiesto ad amici milanesi di reperire, eventualmente, una abitazione “come si deve” a Milano.
Le sirene dell’Inter cinese hanno raggiunto il golfo. Kalidou? Dopo la vittoria di ieri, Antonio Conte, a precisa domanda, ha preferito tacere: con 55/60 milioni spera di convincere il Napoli a cedere il centrale difensivo. Si parte dunque così: a fari spenti e microfoni spentissimi.
Nessuno ha pronunciato mezza sillaba (tranne poche eccezioni) in questa estate di penitenza per i tifosi del Napoli, con un Maurizio Sarri “imbavagliato” dalla società, unico a tecnico della Seria A a non aver detto una sola parola per tutto il precampionato, eccezion fatta per una sola intervista. Non ha parlato nessuno dei nuovi acquisti, non ha parlato nessuno proprio. “Parleranno in campo!” ribattono gli ottimisti doc. Ok: ma perché? Non si sa.
Quello che si sa è che scelte come quelle del silenzio stampa totale, nel calcio e non solo, sono un segnale di tensione. E non certo verso la stampa, che salvo alcune eccezioni ha giustificato in questo agosto da incubo ogni non-scelta di De Laurentiis. (A proposito di non-scelte: non è partito l’annunciato canale tv dedicato al Napoli, eppure in tanti, tra i giornalisti sportivi partenopei, ci avevano fatto un pensierino).
Tensione, dunque, interna? Paura che allo schietto Sarri possa sfuggire qualche realistica dichiarazione sugli obiettivi del prossimo anno? Probabile. Ma non mancano altri segnali di nervosismo, in questo Napoli blindato eppure così fragile, nel quale il solo Cristiano Giuntoli si trova a dover competere con le corazzate societarie dei top team italiani ed europei, in un mondo del calcio nel quale per fare un buon mercato devi avere una buona agenda, una capillare rete di osservatori, la fiducia totale del presidente.
Ma Aurelione, si sa, si fida solo di se stesso. E di Andrea Chiavelli, l’uomo più potente del Napoli e della Filmauro, pugno di ferro e guanto di acciaio, vero Direttore Generale azzurro. L’uomo che - sussurrano gli addetti ai livori - avrebbe fatto di tutto per tenere ai margini del mondo del calcio il primogenito di Aurelio, Luigi De Laurentiis.
Intanto, spifferi attendibili raccontano che potrebbe esplodere presto un’altra grana: c’è chi sussurra che Pepe Peina, portierone spagnolo e leader dello spogliatoio azzurro, potrebbe non far più parte della “delegazione dello spogliatoio” incaricata di confrontarsi con la società su varie questioni, a partire dai premi.
La sua presenza al tavolo delle trattative non sarebbe più “gradita” alla società, dopo gli scazzi delle ultime settimane sui premi per la Champions. Una voce, una indiscrezione, che mette altro pepe su questa vigilia di campionato così diversa da quella che i tifosi del Napoli avevano, più che sognato, immaginato.
2.NAPOLI CEDE HIGUAIN ALLA JUVE, MA PER LA FAMIGLIA DE LAURENTIIS POTREBBE ESSERE L’ANNO DEI COMPENSI RECORD: 20 MILIONI DAL 2010
Carlo Festa per “Ilsole24ore.com”
Mentre divampa la polemica tra l’attaccante, neo-juventino, Gonzalo Higuain e Aurelio De Laurentiis, è possibile farsi qualche domanda sugli effetti della maxi-cessione (da 90 milioni) sul bilancio del Napoli chiuso nel 2015 con un rosso di 13 milioni. Ebbene, su quest’ultimo fronte di sicuro ci sarà un effetto positivo come dimostrano anche i bilanci passati chiusi nell’anno di altre grandi cessioni: come quella di Ezequiel Lavezzi e di Edinson Roberto Cavani.
Come è noto, i bilanci del Napoli sono finiti in utile per otto anni consecutivi, prima del rosso dell’ultimo esercizio. Ma facciamo un passo indietro. La crescita di fama e ricchezza di Aurelio De Laurentiis negli ultimi 12 anni prosegue infatti di pari passo con i suoi risultati sportivi. Il calcio ancora una volta, dimostra di essere capace di movimentare un fenomenale flusso di capitali finanziari, sia in entrata sia in uscita.
La Filmauro nel 2004, anno di acquisizione del Napoli dal fallimento, era infatti una società cinematografica che ereditava i fasti degli anni 70, 80 e 90 quando il padre Luigi e il più famoso zio Dino, lui sì vera star di Hollywood, avevano prodotto film come Un borghese piccolo piccolo e altri film celebri. Da allora i cine-panettoni avevano dato un aiuto importante ai conti della società, con qualche produzione che aveva avuto successo al botteghino come Natale a Miami e Natale sul Nilo.
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Ma dal 2004, dopo l’acquisto e il rilancio, la vera gallina dalle uova d’oro della famiglia romana diventa il club partenopeo: fonte di importanti compensi ai consiglieri di amministrazione della società. L’80% del consiglio di amministrazione partenopeo, infatti, è composto dai familiari del presidente. Ben stipendiati sono dunque moglie, figlio e figlia. C’è lui, Aurelio, poi la moglie, la ricca ginevrina Jacqueline Marie Baudit, i figli Edoardo e Valentina De Laurentiis e infine il fido Andrea Chiavelli factotum delle due principali aziende di famiglia: il Napoli e la Filmauro. Valentina ed Edoardo sono consiglieri anche in altre società di famiglia, dalla Filmauro fino ad alcuni veicoli immobiliari.
La progressione dei ricchi emolumenti è ormai periodica da anni. Tra il 2010 e il 2012 Aurelio De Laurentiis e i suoi familiari si sono concessi 8 milioni di euro di stipendi. Nel 2013-2014 (quando è stata contabilizzata la cessione di Cavani per 64 milioni) il board è stato ancor più generoso: concedendosi stipendi per oltre 5,5 milioni di euro, cifra che ha reso il Cda partenopeo il più ricco d’Italia. Un dato che rispecchia il 2012/13, in cui i consiglieri partenopei percepirono un po’ di meno, cioè oltre 5 milioni, superando anche il board della Juventus (4 milioni).
Infine quest’anno il consiglio di amministrazione familiare, visto anche l’aumento dei costi del club, è stato più parco concedendosi soltanto un milione di emolumenti. Insomma, complessivamente fanno circa una ventina di milioni di stipendi dal 2010 ad oggi. Mica male. E per il bilancio 2015-2016, con la cessione di Higuain, si attendono ancora lauti stipendi per la famiglia.
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