DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo De Luca per "Il Corriere della Sera"
Come i voti alle elezioni (Andreotti dixit) così le vittorie nel calcio non si contano soltanto, ma anche, e soprattutto, si pesano. Ed è lampante il diverso peso specifico fra il 2-1 del Napoli al Borussia e il 2-0 del Milan al Celtic. Di là i vicecampioni d'Europa, soggiogati per 80′ e resuscitati solo nel finale; di qua gli esponenti di un calcio ormai minore, piegati soltanto negli ultimi minuti. Milan e Napoli si ritroveranno sabato sera in campionato. A giudicare dalla nottata di Champions, non ci sarebbe partita. Ma nel calcio, si sa, la logica non detiene il potere.
Il Napoli è stato perfetto quasi fino in fondo, dando continuità e senso all'impeccabile avvio di campionato. Se Mazzarri a Milano sta rivitalizzando giocatori in letargo come Jonathan e Alvarez, Benitez a Napoli ha impiegato poche settimane per impostare il dopo-Cavani e rimettere a lucido Insigne, la più interessante delle giovani promesse italiane, che con Mazzarri aveva un po' perso fiducia in se stesso (non avvertendo la piena fiducia del tecnico). E Insigne è stato l'uomo-chiave della notte di consacrazione europea, con molte giocate e quella punizione-gol da copertina perpetua.
Se solo eviterà di innescare qualche contropiede avversario di troppo, smarrendosi in piccoli eccessi di dribblomania, sarà determinante in questa stagione napoletana partita come meglio non avrebbe potuto. Una sola ombra nella serata azzurra che ha sgretolato una grande d'Europa (e attuale, lanciatissima leader di Bundesliga): quel calo di tensione finale che, complice l'autogol di Zuniga, ha raggelato per interminabili minuti gli spiriti bollenti dei 65mila del San Paolo.
Col girone che si ritrova in Champions e con le (giuste) ambizioni che nutre in campionato il Napoli sa di non potersi permettere lussi del genere. Ma per 80′ minuti è stato grande per padronanza del campo, compattezza di assetto, ispirazione in zona-gol. Il Borussia è rimasto in 10 per metà gara, certo. Ma Weidenfeller si è costituito all'arbitro, parando di mano fuori area, per evitare l'ormai sicuro 2-0 di Higuain.
Dunque non un caso, ma un'altra conferma della superiorità napoletana in campo. Quattro vittorie in quattro partite ufficiali (e questa era la più difficile): dubbi sul nuovo Napoli non ce n'è più. Una volta era il Milan, il Grande Milan, a vincere così contro avversarie così. Altri tempi.
Quel che resta del Milan, invece, ha portato a casa con enorme fatica la vittoria che non poteva fallire. Più che decimato dagli infortuni, a corto di idee per mancanza di tessitori di trame, non ha saputo (né forse avrebbe potuto) sfruttare l'unico potenziale rimastogli: quello della coppia d'attacco Balotelli-Matri.
E' venuto a capo del Celtic, interlocutore che più comodo non si può per un debutto europeo, a capo di una partita malinconica: ma ha fatto il suo dovere e solo questo, alla fine, contava in un momento già così critico. Il girone "morbido" (Barcellona escluso) gli lascia aperte ampie prospettive di qualificazione, nonostante tutto. Il dopo è, nella migliore delle ipotesi, imperscrutabile anche quando si sarà esaurita l'emergenza-infortuni.
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