
DAGOREPORT – CHE È SUCCESSO A GIORGETTI? È PASSATO DALLA GRISAGLIA AI GILET DA PESCATORE IN STILE…
1. ECCO PERCHÉ L'INTER È ANDATA NEL PALLONE
Marco Lombardo per “il Giornale”
«Una situazione infernale, meglio non metterci altro fuoco». Le parole di Massimo Moratti in versione (per ora) tifoso pompiere sembra siano state recepite da qualcuno e il giorno dopo una classica domenica da Inter, ecco arrivare la prima decisione saggia di una due giorni da mal di testa.
Insomma, l'opzione «multa ma niente ritiro della fascia» rimette in carreggiata una società apparsa quantomeno viaggiare in ordine sparso, e mentre la ditta Wanda&Co raccoglie il consenso delle librerie digitali (il libro Sempre Avanti è balzato in testa alla categoria sport), all' Inter ci si sono messi ieri in tre (Zanetti, Gardini e Ausilio) a raccogliere i cocci di una situazione sfuggita di mano a tutti. E soprattutto poco gradita alla proprietà cinese, ancora incapace (come darle torto) di capire certe dinamiche del nostro calcio.
Di certo resterà traccia di una giornata comunque imbarazzante, gestita alla rincorsa di un caso che si sarebbe potuto evitare con un semplice acquisto in libreria o se non altro mandando qualcuno alla conferenza stampa di giovedì in cui è stato lanciato il libro incriminato. Sembra strano infatti che le pagine un po' scomposte dettate da Icardi all'estensore dell' autobiografia siano sfuggite ai più, in un mondo del calcio in cui anche per intervistare un panchinaro bisogna chiedere permessi in triplice copia finendo poi per essere circondati dai garanti del politically correct societario perché non sfuggano frasi oltre a «sono a disposizione del mister».
E sembra ulteriormente bizzarro sentire in tv, mezz'ora prima della partita, il massimo rappresentante in loco della squadra (il vicepresidente Zanetti) annunciare provvedimenti dopo il 90' contro il capitano della squadra. Con l'aggiunta di concetti del tipo «ora dobbiamo concentrarci sul match» che suonano vagamente umoristici. Ovviamente tutto detto in buona fede, per carità, perché - come afferma giustamente Zanetti - «la cosa più importante sono i tifosi».
Sarebbe però doveroso sapere se sono più importanti i tifosi che hanno incitato la squadra nonostante tutto, o quelli che sono passati alle minacce sotto una casa - seppur diventata set di una telenovela perenne - abitata anche da quattro bambini. Insomma, un grande caos (sempre copyright Moratti) che la frase di Piero Ausilio post ko col Cagliari («Quando esce un libro non è che devi per forza andare a comprarlo») non ha aiutato a risolvere.
D'altronde Ausilio è un fenomenale uomo mercato e dunque forse sarebbe il caso che finalmente qualcuno si occupasse in maniera più presente della comunicazione (e di leggere i libri in anteprima), lasciando al ds i compiti che svolge egregiamente. Perché questo è il problema: che ne sarà dell'Inter adesso?
La domanda sorge spontanea, poiché se da una parte i soldi di Suning ora fanno gola, l'ambiente sembra però rimasto un po' indietro ed è difficile che una domenica così possa allettare qualche altro top player. In pratica: il presidente Thohir, dopo aver concluso ottimamente il risanamento economico della società, non va più oltre a qualche foto sorridente di rito, pensando al prossimo ripiegamento verso Giacarta. E qui a Milano dunque l'organizzazione scricchiola, visto che manca ancora un uomo a cui Suning affidi pieni poteri. O meglio: ci sarebbe in realtà un consigliere, uno che avrebbe l'esperienza necessaria per dare qualche dritta a un 23enne un po' irrequieto. Chissà che quanto è successo non ne acceleri il rientro.
2. ALLA FINE ICARDI RESTA CAPITANO MA NON PER LA CURVA: «È MORTO»
Davide Pisoni per “il Giornale”
Della folle domenica interista resta solo un vincitore: il Cagliari. Tutti gli altri attori protagonisti ne escono sconfitti, ridimensionati. Comunque male. È la verità di ieri, giorno del giudizio per Mauro Icardi. L'argentino, salito sul banco degli imputati per le righe della biografia dedicate allo scontro di Reggio Emilia con la curva Nord dopo la sconfitta con il Sassuolo, e l' Inter ci mettono una pezza che non è come il buco, ma quasi.
Maurito salva il pezzo di stoffa, quella fascia di capitano messa in discussione dal tifo organizzato a suon di insulti e striscioni esposti allo stadio e fuori dalla sua casa. Ci perde tra i venti e i trentamila euro per la multa inflitta dalla società per il mancato rispetto del regolamento interno.
E si è impegnato a ristampare il libro, depurandolo delle parti incriminate. La curva Nord vede così accolta una parte della sua richiesta che prevedeva soprattutto anche il capitano degradato. Cosa che, viste le parole di Javier Zanetti a pochi minuti dall' inizio della partita, sembrava prendere in considerazione anche il club nerazzurro. Ieri invece l' Inter ha provato a smarcarsi: castigo senza umiliazione al giocatore e l' impressione di non piegarsi a richieste esterne.
C'è stata dunque l' assunzione di responsabilità da parte di Icardi, il quale ha detto che rivedendo quelle pagine ha capito di aver commesso un errore («una parentesi triste» ha definito gli ultimi due giorni). L'argentino ha parlato di «una pagina buttata giù, troppo d'istinto», con «alcuni toni inappropriati e sono davvero dispiaciuto che ci siano andati di mezzo proprio i tifosi dell' Inter... Per questo mi scuso e mi impegnerò perché queste pagine non ci siano più...». Wanda Nara ha poi abbozzato a Fox Sports Argentina: «C'è stato un malinteso nelle traduzioni. Domenica non è successo nulla, nessuno ci ha aggrediti... La fascia di capitano? È di Mauro, questo non si discute».
La società si è ritenuta soddisfatta del mea culpa del giocatore, consapevole che nella vicenda ci sono passaggi in cui la sua assenza è stata di fatto un concorso di colpa. Forse anche per questo si è deciso di non togliere la fascia di capitano a Icardi: qualcosa non ha funzionato nella catena di comando. Può aver influito pure la petizione lanciata dagli altri tifosi a favore di Mauro nella giornata di ieri, dopo che gran parte dello stadio domenica si era schierata al suo fianco. E a incidere sulle decisioni anche quanto successo fuori da casa del capitano nerazzurro, domenica sera.
LADDIO AL CALCIO DI JAVIER ZANETTI
Un giallo: testimoni hanno parlato di aggressione alla macchina del giocatore, ricostruzioni di interventi del portinaio (membro di una cooperativa di sicurezza) con la pistola ben in vista, altri ancora di semplice striscione esposto dai tifosi. Comunque sia andata, tutto questo è bastato per richiamare l' attenzione della Digos che ieri ha acquisito le immagini a circuito chiuso delle telecamere.
E così nasce una soluzione salomonica frutto di un'ora e dieci minuti di confronto dopo l'allenamento defaticante di ieri mattina. Al tavolo il direttore generale Giovanni Gardini, il direttore sportivo Piero Ausilio, il vice presidente Javier Zanetti, l'allenatore Frank De Boer e appunto il giocatore. Poi il comunicato, elaborato con uno scambio di mail sull' asse Milano-Pechino-Giakarta, per la definitiva versione approvata dalla proprietà di Suning, infuriata per tutta la vicenda, e dal presidente Thohir. Icardi entrato sereno all' incontro, è uscito dalla Pinetina scuro in volto.
Il tutto accompagnato da un paio di foto pubblicate sul profilo Instagram: la prima con lui in primo piano e la fascia, subito sostituita da un' altra con la squadra e il gagliardetto. Tutto però apparso ben prima del comunicato ufficiale della società, cosa che conferma la confusione regnante a livello di comunicazione. E in tutto questo la Curva ha ribadito che con il giocatore ha chiuso: «Per noi è morto come calciatore dell' Inter».
Cosa succederà alla prossima gara, al prossimo gol a questo punto è solo curiosità. La priorità adesso per la società è correre ai ripari in fretta, a partire da un profondo esame su se stessa e sul cortocircuito avvenuto a tutti i livelli. Il cda fissato per il 28 ottobre deve segnare una svolta, la pazza Inter non può fare altri scivoloni. Deve andare insomma Sempre avanti: il titolo che prometteva bene e che invece ha provocato una domenica di ordinaria follia nerazzurra.
3. LA MACCHINA DELLE AUTOBIOGRAFIE QUEI CALCIATORI CHE ALZANO IL VOLUME
Nicola Sellitti per “la Repubblica”
LA macchina delle autobiografie insegue i campioni, soprattutto i calciatori, cercando racconti senza censure, o quantomeno verosimili. Un aggancio che serve ai colossi dell' editoria come alle case più piccole per scalare posizioni. Incassi, popolarità, vetrine televisive. Anche se il mercato è in apparenza saturo, dopo un lungo flusso di coscienza collettivo di stelle di tennis, calcio, basket.
Tutti provano a seguire la scia del filone letterario in voga all' estero: dall' Open di Agassi, soffocato dai metodi militari dell' ex pugile papà Mike e affidato al premio Pulitzer J.R. Moehringer - non più resoconto ma romanzo di vita - a Zlatan Ibrahimovic e il pallone come riscatto sociale in Io, Ibra, 200 mila copie vendute con la qualità di David Lagercrantz alla guida del testo. In Italia gli scrittori più noti si tengono lontani dal genere: l' eccezione rimane Un tocco in più, uscito nel '66, la vita di Rivera e la penna di Oreste Del Buono.
Un' autobiografia diviene presenza fissa negli studi televisivi e sulle piazze virtuali. È un assegno in bianco anche per il soggetto del libro. Non per il compenso - l' anticipo a un calciatore, intorno ai 15 mila euro, equivale per uno come Icardi a un giorno di allenamenti alla Pinetina - ma perché, assieme a una foto su un social accresce il valore del brand dell' atleta, la sua visibilità. Lo rende magnete per le multinazionali.
Gli Icardi portano anche i giovani in libreria, intercettando la fascia tra i 15-20 anni, non per forza innamorati dello sport - identikit che arriva dalle principali case editrici italiane - un nuovo tipo di pubblico sulle tracce del dettaglio, del colore, della novità. Della verità senza ostacoli, anche se cruda, piena di errori. Anzi, l' errore attira, paga. Fa vendere copie.
Niente filtri, come Antonio Cassano e le sue 700 conquiste femminili rivendicate all' editore che lo invitava a pensarci in Dico tutto. O come lo stesso Icardi, consapevole della possibile esplosione di un caso per il passaggio sul litigio con la curva Nord. «Sapevamo che riportare le parole di Mauro alla curva Nord avrebbe potuto rappresentare un problema ma abbiamo voluto farlo senza ripensamenti», dice Paolo Fontanesi, professione ghost writer.
Ha scritto lui l'autobiografia assieme all' attaccante interista in cambio di una mensilità da impiegato come acconto più una percentuale sul venduto. «D' altronde del litigio con gli ultras non aveva parlato in tv o radio o sul web. E l' Inter era a conoscenza del lavoro all' autobiografia, i capitoli una volta finiti erano analizzati dallo stesso Icardi e dalla moglie Wanda, dalla società nerazzurra alcun segnale è mai arrivato per venire a conoscenza del contenuto del testo».
I club in genere fanno filtro. La Juve volle rivedere anche i capitoli più personali di Conte. Il Napoli rinviò l'uscita delle confessioni di Mazzarri finché non diventò - ma guarda - allenatore dell' Inter. Mondadori e Rizzoli hanno provato invano ad agganciare Sarri: De Laurentiis alza la barriera dei diritti d' immagine. Fontanesi dice: «Ho dovuto contattare io l' Inter 15 giorni prima della pubblicazione del libro. E nella prima settimana di presenza in libreria nessun dirigente aveva mosso appunti, fino al comunicato della curva nerazzurra».
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