DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN…
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
Barcellona e Real si palleggiano la crisi, offrendo fuori dal campo e dietro le quinte uno spettacolo più emozionante dell' ultimo Clasico. Il Liverpool, che sembrava invincibile, fa notizia perché ha perso tre delle ultime quattro partite, subendo otto gol. La Juve, per non essere da meno delle altre grandi d' Europa, a febbraio ha perso con Verona, Napoli e Lione: crepe che non vanno sottovalutate, perché non tutte le crisi «apparenti» delle magnifiche quattro sono destinate a risolversi in fretta. Anche perché il fattore «porte chiuse» tra campionato e Champions potrebbe alterare certi equilibri.
L' ultima arrivata nel club, ovvero la squadra di Klopp, sembra in effetti capitata per caso: i Reds non vincono il campionato dal 199o e hanno 22 punti di vantaggio sul Manchester City di Guardiola (con una partita in più) e quindi di fatto hanno già centrato il loro (grande) obiettivo stagionale, dopo due campionati persi al fotofinish. Certo, mollare proprio adesso, rischierebbe di rovinare la festa. Ma Klopp, re dell' ultima Champions, non ha intenzione di abdicare tanto in fretta, anche se per rimontare l' Atletico Madrid dopo l' 1-0 al Wanda servirà il tuono di Anfield.
E nessuno al momento può garantire che quella partita si giochi coi tifosi. Senza dimenticare che i problemi al tendine del ginocchio, terranno fuori il capitano Henderson per altri dieci giorni: un' assenza che rende più asimmetrica e meno equilibrata la spinta dei Reds.
«I campioni del mondo di assenze» però sono a Torino, come ha ricordato Sarri prima della sfida fantasma col Milan, che si sarebbe dovuta giocare ieri sera. I bianconeri possono approfittare della sosta forzata per recuperare due pedine chiave come Douglas Costa e Khedira e per portare a un livello migliore di condizione anche capitan Chiellini: basterà per dare una sferzata a un andazzo che rischia di diventare pericoloso?
Più passano i giorni, più la sfida con l' Inter si carica di significati, che vanno oltre, dato che all' orizzonte c' è il ritorno degli ottavi con il Lione, senza tifosi allo Stadium: «Questa - ha sintetizzato Sarri martedì - è una squadra che ha la possibilità di fare meglio e deve fare meglio».
È curioso che da Madrid - a pochi giorni dalla vittoria sul Barcellona e dal ritorno in vetta del Real - si parli dell' ennesimo screzio tra Zidane e il presidente Perez. Con Pochettino pronto a sostituire il tecnico delle tre Champions di fila, rimasto orfano di Ronaldo come tutti al Bernabeu: per la stampa spagnola Zizou, da sempre un pallino di Andrea Agnelli, potrebbe tornare in pista proprio a Torino, se il progetto Sarri dovesse malamente naufragare.
È presto per le grandi manovre, ma non troppo. Anche perché il rapporto tra allenatore e squadra - soprattutto quando i giocatori sono aziende - spesso è una questione di pelle: per informazioni chiedere a Quique Setien, arrivato 61enne al Barcellona, la sua prima grande panchina, il 13 gennaio.
Da allora sono arrivate tre sconfitte e il pareggio striminzito di Napoli: la crisi societaria non aiuta, le difficoltà degli acquisti principali come De Jong, nemmeno. Per non sbagliare, il c.t. dell' Olanda Koeman ci ha tenuto a confermare che prima di Setien, il Barça ci aveva provato con lui. Che naturalmente dopo l' Europeo sarà libero di sfidare Xavi per un posto al Camp Nou. Bene, ma da qui a fine maggio che si fa? Puntare tutto su Messi (e su Ronaldo) non basta più.
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