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PIÙ CALCI, MENO CALCIO - IL TENTATO STRANGOLAMENTO DI MAURI PER MEXES È L’EPILOGO DI UNA CARRIERA DA BULLO - SBROCCA ANCHE CRISTIANO RONALDO: CALCI, PUGNI E ROSSO (DERBY CON L’ATLETICO A RISCHIO) - E GERVINHO PERDE LA TESTA IN COPPA D’AFRICA

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Maurizio Crosetti per “la Repubblica”

 

Philippe Mexes strozza MauriPhilippe Mexes strozza Mauri

Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza... Dovendo vivere in società, ci serve la civile... Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile. Ma può venire il momento che le acque si intorbidano... Se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!».

 

Non lo dice Mexès all’arbitro o all’inviato di Sky, ma lo scrivano Ciampa nel Berretto a sonagli di Pirandello. Perché a volte succede che la corda pazza diventi padrona di noi, il guaio è che a qualcuno accade un po’ troppo spesso. In attesa di trovare un accordatore a Philippe Mexès per le altre due, la civile e la seria (a occhio, avrà un bel po’ di domeniche libere per la ricerca), ci si può concentrare sull’iconografia del difensore francese, sul suo aspetto e sulla postura da bullo, sui segni che porta addosso, tatuati sulla pelle e nello sguardo. Litighereste, al semaforo, con uno così?

Philippe Mexes strozza CanaPhilippe Mexes strozza Cana

 

Recidivo, Mexès: forse il peggior rapporto del campionato tra stipendio e affidabilità. Lui che già prese a calci un avversario della Dinamo Kiev, tale Verpakoskis, quando aveva ventidue anni, giocava alla Roma e già la sua corda pazza prometteva benissimo. E l’anno scorso, quattro turni di stop per un calcio a Chiellini.

 

L’elegante tentativo di strangolamento ai danni di Mauri è l’epilogo di una carriera, una mossa in fondo prevedibile, conseguenza di un doppio smarrimento: della partita (guasto tecnico) e dei nervi, precipizio spalancato anche dalla provocazione di Mauri, da quel calcio che non si può non definire galeotto. Nessuna attenuante, solo aggravanti ad honorem. Anche se a qualcuno è andata molto peggio: ad esempio all’arbitro John Bieviewicz, che la scorsa estate a Detroit ebbe la pessima idea di espellere il giocatore Baseel Abdul Amir Saad il quale reagì con un pugno, uccidendolo.

mexes  mauri  ymexes mauri y

 

Philippe Mexès è di quelli che te li aspetti. Lui, oppure Ibrahimovic che prese a sberle Aronica (rischiando moltissimo, tra l’altro: l’ex difensore del Napoli frequentava nel tempo libero personaggi che Ibra, neppure lui, avrebbe voluto per una discussione sulla precedenza all’incrocio).

 

O magari il cannibale Suarez, di cui semmai sorprenderebbe l’inappetenza, non certo il brillio dei denti nelle carni altrui (ancora Chiellini: sarà un caso, ma lo juventino c’è spesso di mezzo). Dal vecchio Pasquale Bruno potevi solo aspettarti botte da orbi, ma i suoi erano duelli rusticani. La sbroccata è qualcosa di diverso, è l’embolo che parte, la sclerata senza freni. Non succede solo ai fabbri dell’area piccola.

 

Anzi, a volte la nuvola d’ira attraversa proprio il cielo dei campioni e lo offusca.

Forse il massimo specialista di eclissi, tra gli dei del pallone, è stato Zinedine Zidane. Il quale nel ‘98 tentò di mandare in vacca il mondiale francese, passeggiando sui glutei del saudita Amin: scontò la squalifica e poi sconfisse il Brasile.

il calcio di Cristiano Ronaldo in Cordoba Realil calcio di Cristiano Ronaldo in Cordoba Real

 

Non contento dell’impresa solo sfiorata, la completò nel 2006 prendendo a testate Materazzi e, di fatto, regalando la Coppa del mondo all’Italia, dopo che il nostro eroe gli aveva squadernato lo stato di famiglia in diretta, soffermandosi sulla linea femminile della parentela.

 

Il raptus in fondo è democratico: dieci secondi di corda pazza non li nega a nessuno. Lo sa bene un campione come Daniele De Rossi, pure lui finito dentro un tunnel mondiale, lo stesso di Zizou, in Germania: colpo in faccia all’americano McBride, quattro giornate di stop, giusto il tempo di rientrare in finale e segnare uno dei gloriosi rigori azzurri. A proposito, De Rossi sbroccò anche in un derby contro Mauri, sempre lui, ci sono prove alle quali bastano due indizi e non tre, con buona pace di Poirot. E che dire di Totti che sputa in faccia a Poulsen e prende a calci nel sedere Balotelli? Gesto, quest’ultimo, che rivisto in prospettiva assume valore profetico e pedagogico.

Lo sputo di Totti a PoulsenLo sputo di Totti a Poulsen

 

Perché nella testa dei calciatori ci sono più corde che in un’arpa, e non poche pazze. Come quando Totò Schillaci disse «ti faccio sparare» a Poli, come quando Cassano disse «ti aspetto fuori» all’arbitro Pierpaoli, come quando Di Canio gettò a terra un arbitro inglese, come quando Osvaldo cerca di menare il suo compagno Icardi e poi di aggredire Mancini nello spogliatoio. Oppure, è storia di ieri l’altro, come quando Cristiano Ronaldo la risolve a calci e pugni, o come quando Gervinho mette le mani avanti, e addosso, in Coppa d’Africa.

 

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Solo corde pazze in libertà? Forse no. Si tratta anche di citazioni classiche, visto che esattamente vent’anni fa quel fenomenale folle di Eric Cantona colpì uno spettatore con una celebre mossa di kung fu. È dunque possibile che Philippe Mexès abbia voluto rendergli omaggio: il fatto è che Cantona era anche un genio del calcio, mentre il povero Mexès è soltanto un grezzo figuro con una corda sola.