DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA…
1. IL BALLO DELLA VITTORIA
2. DUE SQUADRE D’ORO
Alessandra Retico per “la Repubblica”
Hanno pianto da soli, poi ballato e vinto insieme. Doppio oro doppia felicità Italia, le donne e gli uomini del fioretto azzurro hanno fatto squadra contro lo stesso avversario, la Russia, battendolo in casa davanti agli occhi del presidente del Cio Thomas Bach che di lame se ne intende: fu oro anche lui nel fioretto a squadre da atleta per la Germania (Montreal ‘76, i campionati l’anno dopo in Argentina). È al cospetto delle generazioni, i paesi nascenti, i talenti fiorenti, che l’Italia ribadisce il segno del comando.
Mondiali chiusi a 5 medaglie dietro la Russia (9), stesso numero di ori (4). Con le delusioni della gara singola delle fiorettiste e quella a squadre della spada uomini, però con le certezze: Rossella Fiamingo la spadista d’oro di Sicilia e gli sciabolatori campioni.
Mondiali dei soliti sogni. Col Dream Team delle ragazze, anche se di giovanile in questa famiglia sapiente c’è solo l’allegria: la danza e l’inno prima del combattimento, una coreografia di supremazia. Ko a Spagna, Giappone e Ungheria e infine in un 45-36 alle divoratrici russe della prova in solitaria (1 oro e 1 argento).
Le discepole dell’ex ct Stefano Cerioni devono ancora sopportare (bronzo alla Francia), imparare la grammatica della prevalenza. Si parla italiano tutto attorno alla pedana, c’è anche l’ex maestro della Errigo sull’altra sponda con Cerioni, Giovanni Bortolaso, ma le Sorelle d’Italia conoscono il dialetto delle armi e della scuola: 15esimo titolo mondiale, il terzo di fila.
Da Londra 2012 mai fallito un colpo e se cambiano come spesso accade i nomi, tu chiamale sempre: le Invincibili. Nell’individuale tutte lacerate, solo Arianna Errigo che era la bicampionessa uscente è rimasta in piedi col bronzo. Le altre a brandelli agli ottavi per ragioni varie, una soprattutto: la rivalità interna, anzi la guerra per guadagnarsi i due posti disponibili per le Olimpiadi Rio 2016 (la gara a squadre non ci sarà).
Elisa Di Francisca, la Signora Cinque Cerchi, a Mosca ha perso la testa da sola poi con le altre l’ha ritrovata: «Il nostro segreto? È l’inno. Ci piace vincere insieme, siamo un paese di altruisti ». Valentina Vezzali invece forse ha ceduto tutto: a 41 anni, col sesto punteggio nel ranking, potrebbe aver sciupato l’ultima chance per i suoi sesti Giochi. «Combatterò fino a che la matematica mi darà torto » aveva detto nei giorni scorsi, ma ieri si è capito che qui la scienza c’entra poco. Nell’assalto il suo posto l’ha preso Martina Batini, 26 anni di Pisa, della quale la Vale nazionale, al suo 25° podio mondiale, dice: «Si è dimostrata un’altra volta all’altezza. E dietro di lei ce ne sono tante che possono fare bene.
Sono particolarmente fiera di questo titolo vinto con un grande gruppo. Per me è una sorta di passaggio di conse- gne, è il ciclo della vita». Selfie con linguaccia da bambina sul podio, un’altra vita ancora per l’eterna Valentina. La collezionista di successi, parlamentare e vicepresidente di Scelta civica, è data al governo con delega allo sport. Il presidente della Federscherma Giorgio Scarso, che alla premiazione fa il baciamano con tutte poi però le sue figlie se le stringe, apprezza: «Il nome di Valentina nell’impegno civile ci fa onore. Ma attenti, è una che non molla e costringerà le altre a migliorarsi».
E anche i maschi. Olimpionici a Londra, solo quinti agli Europei, riscattati con questo 21esimo mondiale dopo schiaffi ai migliori: Ucraina, Usa, Francia. I due Andrea ex nemici, Cassarà 31 anni da Brescia, e Baldini 29 da Livorno, a spingere dalla stessa parte. Il primo con un problema al braccio armato (epicondilite): una puntura e ha punto (vinti 2 assalti su 3).
Il secondo chiamato a Mosca solo per questa battaglia, vista la stagione opacissima, e invece che stoccate il Baldo: la mette lui quella dell’oro (45-38) sul cuore di Cheremisinov e della Russia, bellissima, elegante, dopo un match corpo a corpo tra le due squadre. Bronzo alla Cina. «Dedico l’oro a Giorgio Avola rimasto in panca e alla squadra che sa attraversare le tempeste. Volevamo ipotecare il pass per Rio, ci siamo riusciti». Poi poggia il tricolore come un mantello sulle spalle dell’esordiente Enrico Garozzo, catanese, 26 anni. Fioretto, bandiera di famiglia.
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